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Governance dell'Istat, precariato, valorizzazione professionale: la FLC CGIL chiede un incontro ad Alleva

Ricapitoliamo i principali temi di discussione interni, in vista di un tavolo politico con la ministra Madia

03/09/2014
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Si riapre la stagione delle vertenze all'istat dopo la pausa estiva, con una richiesta di incontro per verificare l'orientamento del nuovo Presidente su tutti i temi caldi, in vista del confronto richiestolo scorso 7 luglio dalla FLC CGIL alla ministra della pubblica amministrazione Marianna Madia. Incontro dal quale auspichiamo emergano da subito spunti di soluzione oltre la semplice esposizione delle problematiche più urgenti.

Al centro, le questioni che riguardano il personale. Per i precari: stabilizzazioni, proroghe quinquennali e una soluzione sui concorsi. Per il resto del personale, riapertura urgente della contrattazione sugli articoli 53, 54 e 15 e la necessità di trovare fonti adeguate di finanziamento per carriere e salari.
Sullo sfondo, la necessità di modificare il Dpr 166/2010 e di portare a compimento l'iter di legge del censimento permanente.

Nella nota abbiamo quindi riepilogato sinteticamente le principali questioni che necessitano a nostro avviso di un intervento:

Governance dell'Istat

E' necessario rivedere gli errori contenuti nel dpr 166/10 e ragionare sulla debolezza mostrata dal Sistan con la vicenda del paventato ridimensionamento della rete territoriale.

Il DPR 166/2010 ha aperto le porte dell'Istat ad un consistente contingente di dirigenti amministrativi provenienti dai ministeri. Si è generato un rapporto di anomala coabitazione tra la figura del tecnologo e la dirigenza pubblica, espressione di un altro mondo contrattuale rispetto a quello della ricerca: problema che rimane insoluto, nonostante l'assurda sentenza del Consiglio di Stato sulla questione del concorso. E' necessario porre rimedio ai guasti causati dall'ultimo riordino, in particolare in seno alla Direzione generale, e immaginare con urgenza le linee per un rilancio dell'innovazione organizzativa dei processi di ricerca.

Il DPR 166/2010 accentra la maggior parte delle funzioni politiche e gestionali in capo al Presidente dell'Istat, che diviene il garante quasi unico dell'autonomia, dell'indipendenza e della trasparenza dell'Ente: una torsione a nostro avviso impropria dell'equilibrio dei poteri tracciato nella legge costitutiva del Sistema statistico nazionale (DLgs 322/1989), nella quale al Presidente era assegnato il potere di indirizzo politico e che dopo il riordino assume poteri di decisione e gestione diretta.

Secondo la FLC CGIL è quindi necessario rivedere l'organigramma dell'Istituto, tagliando le posizioni dirigenziali, il cui costo fuori misura è uno schiaffo alle restrizioni e ai sacrifici imposti ai lavoratori. La lunga gerarchia interna produce un'organizzazione largamente inefficace e inefficiente, sottrae quote di autonomia e responsabilità dai nodi funzionali dove dovrebbe essere collocata, espone l'Istituto ad un pericoloso rigetto del cambiamento radicale introdotto dal censimento permanente.

Risulta d'altra parte sempre più attuale la richiesta della FLC CGIL di applicare il contratto e di introdurre anche all'Istat come già in molti enti del comparto un collegio scientifico elettivo (ai sensi degli artt. 12, comma 2 e 3 del CCNL della Ricerca 2006-2009).

Censimento permanente

Il Censimento permanente si presenta come la più importante occasione di sviluppo dell'Istituto, se sarà interpretato come strategia complessiva di innovazione dei processi e delle metodologie che mette in gioco tutti gli ambiti di produzione e non semplicemente il segmento censuario. Ribadiamo quanto la FLC CGIL ha più volte chiesto negli ultimi mesi a questo proposito, ovvero che la call per il nuovo capo dipartimento sia pubblicata con urgenza.

Il Decreto Crescita 2.0 (DL 179 del 18 ottobre del 2012 convertito con legge n. 221 del 17 dicembre 2012), annunciava, all'articolo 3, l'implementazione del "censimento permanente". Dopo oltre un anno e mezzo, il DPCM attuativo del Decreto non è stato ancora emanato.
La legge di indizione del censimento permanente è l'occasione che va colta nei giusti tempi per permettere all'Istat una programmazione delle attività dei prossimi anni tale da aumentare l'efficienza e la tempestività del dato fornito alla collettività, al contempo attuando un risparmio nelle risorse utilizzate.
Al contempo la legge dovrebbe sanare la contraddizione tra un censimento che diventa continuo e i suoi lavoratori che rimangono con un contratto a termine. All'Istat sono infatti presenti 376 unità di personale con contratto a tempo determinato che hanno superato una regolare procedura concorsuale per essere assunti.

Precariato

Rispetto alla questione del personale a termine presente all'interno dell'Istituto abbiamo ricordato nella lettera al presidente e al direttore generale che deve essere portato a compimento il percorso avviato negli ultimi mesi, per garantire le proroghe pluriennali di tutti i precari, condizione utile a coadiuvare qualsiasi richiesta di stabilizzazione.

L'ISTAT ha oggi a disposizione "graduatorie vigenti" per il profilo d'ingresso VI CTER, con residui 25 vincitori e oltre 100 idonei a graduatorie al II, III e IV livello.

Nel contesto attuale di fragilità nella pianificazione dei fabbisogni, riteniamo che debba essere fermato il continuo ingresso di personale precario. Abbiamo valutato un ottimo inizio dunque rispetto al tema del precariato il congelamento della nuova procedura per l'ingresso di co.co.co..

E' inoltre necessario chiudere la vicenda dei concorsi banditi nel 2011. Le date delle prove scritte sono state rinviate finora otto volte, si attende per l'ennesima volta la pubblicazione in Gazzetta ufficiale delle date delle prove scritte per il prossimo 30 settembre 2014.

In questi tre anni di rinvii sono intervenuti come noto importanti cambiamenti legislativi. Le capacità assunzionali si sono notevolmente ridotte, portando il turnover relativo alle cessazioni 2010, 2011 e 2012 al 20%, quello del 2013 e 2014 al 50%, quello del 2015 al 60% e del 2016 all'80%, contro il 100% previsto precedentemente per gli enti di ricerca. Il legislatore ha apportato cambiamenti sostanziali alla normativa sul reclutamento nel pubblico impiego, e i concorsi banditi a dicembre 2011 non recepiscono alcuna delle indicazioni contenute nella legislazione successiva. A questo si aggiunge che le commissioni dei due concorsi hanno avuto grandi difficoltà tecniche, tanto che una delle due si è interamente dimessa. Il concorso bandito nel 2011 va ritirato e bandito nuovamente, aggiornato alla normativa vigente.

Valorizzazione professionale

In questi anni, mentre all'Istat aumentavano i carichi e peggioravano le condizioni di lavoro, i lavoratori della ricerca hanno subito un gravoso blocco delle retribuzioni come tutti i dipendenti pubblici, nonché la chiusura di qualsiasi percorso di valorizzazione professionale compreso l'articolo 23 del CCNL 2006/2009 sul sottoinquadramento. Non è credibile alcun progetto di rilancio dell'Istat che non ponga al centro la questione delle carriere e dei salari.

Su questo argomento la FLC CGIL ha inviato una nota lo scorso 14 aprile, chiedendo con urgenza la riapertura della contrattazione integrativa, senza ottenere alcun cenno di riscontro. La nuova presidenza deve cogliere l'occasione di mostrare radicale discontinuità, mettendo al centro della propria agenda bisogni e aspirazioni del personale, ignorati e in alcuni casi calpestati dalla precedente gestione.

A questo proposito, auspichiamo una convinta collaborazione sulla proposta avanzata dalla FLC CGIL alla ministra, che riguarda, oltre la partita della stabilizzazione, la possibilità di utilizzare le economie gestionali per finanziare i percorsi di valorizzazione professionale dei dipendenti dell'Istat.

E' possibile sperimentare una via che chiuda la stagione dei tagli alle risorse per la ricerca e apra quantomeno alla possibilità per gli Enti di ristrutturare la propria spesa interna orientandola interamente alla valorizzazione dei processi di ricerca. Occorre quindi prevedere la possibilità che le risorse eventualmente risparmiate con politiche di razionalizzazione della spesa possano essere investite a pieno nello sviluppo di progetti innovativi, consentendone l'impiego per la stabilizzazione dei precari e per i processi di valorizzazione professionale , ridando concretezza alla contrattazione integrativa (pensiamo in particolare ai passaggi di livello, all'articolo 54 e all'articolo 15). Questa misura ovviamente non può da sola risolvere i problemi enormi dovuti al definanziamento e al blocco dei contratti, può però
rappresentare un segnale di attenzione verso il sistema della ricerca di questo Paese.
Si possono ad esempio promuovere progetti di riorganizzazione orientati a tagliare posizioni dirigenziali e innovare processi, si possono favorire la riduzione di spese superflue e la reinternalizzazione di quei servizi che in appalto hanno mostrato aumento dei costi e cadute di efficienza. La FLC CGIL è pronta a mettersi in gioco, se venissero varate misure di revisione orientate in senso riallocativo della spesa per accelerare innovazione, efficienza, forza salariale, stabilità occupazionale.

Orario di lavoro, mobilità e telelavoro

La questione dei percorsi di carriera non è l'unica da affrontare con urgenza. Il fenomeno recente di gigantismo politico e tecnico del settore amministrativo, combinato con la filosofia di carattere punitivo dei provvedimenti varati nel 2008 (Legge 133) e 2009 (Dlgs 150) dal governo Berlusconi, ha aggravato i problemi esistenti, derivati dalla mancanza di una cultura dell'organizzazione adeguata alle reali condizioni di un ente di ricerca. Per invertire questa tendenza si può partire subito da 3 ambiti: orario di lavoro, mobilità e telelavoro.

L'orario di lavoro vigente è caratterizzato da una complessità incomprensibile, intorno al quale si genera un volume insensato di lavoro amministrativo e di assolvimenti burocratici per il personale. Crediamo questo sia il tempo per ridare libertà e responsabilità alle persone che lavorano all'Istat, sburocratizzando, snellendo e semplificando i procedimenti e i controlli amministrativi.

E' necessario ripristinare la libertà delle persone di spostarsi all'interno dell'Istituto per motivi professionali, ripristinando la mobilità volontaria cancellata nel 2011, svincolandola quanto più possibile dal ricatto della sostituzione obbligatoria, e estendendola ai lavoratori con contratto a tempo determinato.

Il telelavoro, su cui l'Istat, tra i primi enti della Pubblica Amministrazione, ha investito a partire dal 2005, vive una fase di crisi a causa di una torsione burocratica che ha prodotto gravi ingiustizie e che è alla base della stasi in cui si trova la procedura bandita alcuni mesi fa. Proponiamo quindi quello che sosteniamo da sempre: il ritorno alle regole del primo bando, l'allargamento del numero di posizioni almeno al 10% della dotazione organica e un ragionamento sulla pratica del desk sharing.

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