Com’era facile prevedere, alla procedura di assegnazione delle posizioni di telelavoro riservate ai “gravi motivi” hanno partecipato molti dipendenti; pare infatti che siano state presentate domande per un numero pari a circa il triplo delle posizioni previste.
Il primo dato certo è quindi che la grande maggioranza di coloro che hanno richiesto di telelavorare a causa di seri motivi di salute potrebbero non accedere al telelavoro, mentre per gli altri la procedura sembra essere congelata nell’impossibilità di compiere la selezione. Se questo è il pantano in cui è incastrata la procedura, l’unica soluzione per tamponare gli errori commessi è aumentare il numero di telelavoratori, in modo da garantire l’accoglimento di tutte le domande pervenute.
Non vorremmo, invece, che il Comitato interdipartimentale che si sta riunendo in queste settimane peggiorasse il quadro iniziale, viziato da una procedura concepita in modo sbagliato e orientata ad una gestione arbitraria, introducendo ulteriori vincoli come la proporzionalità dei posti per livello, per servizio o addirittura unità operativa. Una strada che aumenterebbe ulteriormente il grado di distanza tra la ratio con cui l’accordo quadro dispone l’assegnazione del telelavoro ed il “metodo Istat”.
Per avere un quadro chiaro e aggiornato sulle procedure di telelavoro, per segnalare ancora la necessità di un allargamento e per prevenire interpretazioni fantasiose o pericolosamente “restrittive” del regolamento, abbiamo chiesto un incontro al Direttore Generale.
In ogni caso terremo aggiornati i lavoratori sugli sviluppi di questa vicenda, anche nel corso delle assemblee che abbiamo programmato per il mese di maggio.