Sei mesi fa, il 7 maggio, usciva un ordine di servizio, a conclusione di settimane e mesi convulsi, che imponeva, nella seconda metà del mese, il trasferimento dalla sede centrale dell’Istat a quella di via Tuscolana di 90 persone e di altre 12 nella sede di viale Liegi.
La vicenda era iniziata il 9 febbraio, con la visita e il conseguente verbale dei Vigili del fuoco, che contestava numerose irregolarità nella sede Istat di via Balbo.
Dopo alcune settimane di “trattative” con i capi dipartimento, senza consultare lavoratori e organizzazioni sindacali, l’allora direttore generale Maria Carone decideva con un primo comunicato, datato 22 marzo, che la soluzione alle prescrizioni dei vigili fosse il trasferimento di 125 persone nella sede dell’Anagnina.
Solo dopo la reazione dei lavoratori interessati e delle organizzazioni sindacali, che proclamarono lo stato di agitazione, cominciò una fase di confronto, in gran parte infruttuosa, ma che ha consentito ai lavoratori di comprendere i reali contenuti di un provvedimento ingiusto.
La decisione di trasferire le persone scaturiva innanzitutto, secondo l’amministrazione, da un’”emergenza” relativa alla sicurezza della sede centrale.
Non solo i termini prescritti dal verbale dei vigili del fuoco sono stati rinviati più volte, ma ci risulta che tuttora, 6 mesi dopo il trasferimento del personale e 9 mesi dopo la visita dei pompieri, siano occupate parzialmente le aree interdette, e che addirittura alcune stanze nei “corridoi ciechi” siano state riassegnate recentemente, dopo essere state “sgomberate” a maggio! I lavori, da iniziare con urgenza, sono forse in fase di avvio in questi giorni e solo al 4° piano, peraltro dopo una incredibile sostituzione di porte (montate al contrario), che oggi dovranno probabilmente essere riacquisite, se si allargheranno i corridoi.
La scelta del personale da trasferire, invece, è avvenuta secondo una logica che doveva essere un mix tra le “esigenze di produzione” e una sorta di “par condicio” tra dipartimenti. Le esigenze di produzione erano legate a un presunto piano pluriennale (o forse pluridecennale) di “riallocazione” sulle sedi romane, che comprendeva la creazione di un “polo economico” o “polo business”, ovviamente insediato nella sede di via Tuscolana. Per i lavoratori non appartenenti al DICS ma trasferiti, l’ordine di servizio specificava la natura “temporanea” del provvedimento.
Abituati alle continue ristrutturazioni dell’Istituto e alle torsioni delle varie gestioni sulla sede unica, nessuno credeva che davvero, senza peraltro un presidente in carica, si sarebbe arrivati a un “piano” sensato di qualsiasi tipo, ma il Direttore del dipartimento economico Monducci si prestò invece a “rassicurare” il “proprio” personale confermando il “piano del polo” e quello più complessivo, promesso per giugno e ancora ignoto ai più. Oggi, anche dopo che a settembre l’Istat si è impegnato nella ricerca di una nuova ulteriore sede romana, possiamo dirlo con certezza: non c’è nessun piano. Anzi: il personale delle strutture trasferite continua ad avere serie difficoltà lavorative. Non solo i lavoratori dei servizi appartenenti al DIQR e alla direzione generale, ma anche il personale dello staff del DICS e, in misura minore del COE, ha necessità quasi quotidiana di rapporti di lavoro con servizi e unità che sono nel polo centrale, complicandone non poco le attività. D’altra parte, il trasferimento “temporaneo” dei lavoratori dell’MSS e del PEC che hanno seguito l’ordine di servizio, non ha ancora una data di rientro.
I provvedimenti “speciali” promessi dall’amministrazione ai lavoratori sei mesi fa sono stati tutti disattesi.
La call straordinaria per via Tuscolana, attivata a posteriori e solo per i servizi trasferiti (non a priori e per tutte le strutture come richiesto dalla FLC CGIL) è stata completamente disertata.
Il telelavoro è ancora bloccato e nessun bando speciale è stato attivato: da notare che, delle numerosissime richieste di nuovi progetti arrivate in copia alla FLC CGIL, una grande parte proviene dal personale della sede dell’Anagnina, soprattutto fra i lavoratori trasferiti a maggio.
Nella sede di via Tuscolana non è stata approntata nessuna misura di adeguamento per quanto concerne i servizi, aggravando situazioni già critiche, come quella della mensa o del marciapiedi mancante per arrivare alla sede. L’unica attività dell’amministrazione si è concentrata sull’antenna GSM. Le ruspe stanno invece lavorando in questi giorni a pieno ritmo nell’area esterna proprio davanti alle stanze seminterrate di alcuni dei trasferiti, probabilmente per adeguare la sede alle norme antincendio, che non erano completamente rispettate, come già avevamo denunciato mesi fa.