Negli scorsi giorni la modernizzazione dell’Istat ha compiuto ulteriori passaggi formali: la definizione dei servizi amministrativi e l’uscita dei primi nomi, quelli dei capi dipartimento e direttori tecnici.
La procedura, nonostante le ripetute richieste della Flc Cgil, continua ad essere contraddistinta da ampi margini di ambiguità e da scarsa trasparenza. I poteri di nomina concentrati dal Dpr 166/2010 nelle mani del Presidente, sul quale la FLC CGIL ha promosso anche un ricorso perso per una fumosa sentenza del Consiglio di Stato, sono alla base di questa distorsione, rispetto alla quale con la modernizzazione attuale non è stato fatto nessun passo avanti. Il Presidente continua a mantenere infatti la più ampia discrezionalità sulle nomine, coadiuvato da “esperti” che non risultano in nessun documento ufficiale.
Quello che abbiamo chiesto e continuiamo a chiedere è che siano resi pubblici i nomi di chi ha partecipato e parteciperà alle “selezioni”, sia come commissario che come concorrente. Sarebbe un dato di trasparenza minimo, in continuità con il processo che ha portato alla nomina dell'attuale presidente, che contribuirebbe probabilmente a svelenire il clima che si è creato intorno al processo di nomina dei dirigenti.
Particolare perplessità suscita la mancata nomina del capo del nuovo dipartimento DIRM “non avendo individuato il profilo di competenza ed esperienza pienamente adeguato per assumere l’incarico”. Nel comunicato pubblicato sulla Intranet il 31 marzo si annunciava “la pubblicazione di un nuovo avviso nel quale saranno specificati, oltre alle competenze richieste, i compiti del dipartimento”. Il giorno dopo, venerdì 1° aprile, è apparso effettivamente il nuovo avviso, ma non sembrano essere stati specificati i “compiti del dipartimento”, a meno che non siano quelli riportati in questa frase lapalissiana:
“Il Direttore del DIRM è responsabile della progettazione, integrazione e sviluppo del complesso dei servizi necessari alla produzione e diffusione dell’informazione statistica. In tale funzione sovrintende e coordina, avvalendosi di una struttura dirigenziale di livello non generale, le quattro direzioni centrali inerenti la raccolta dei dati, le metodologie, le tecnologie dell’informazione e comunicazione, la diffusione e comunicazione delle informazioni statistiche prodotte. Inoltre, progetta e guida l’armonizzazione delle attività dei nuovi uffici territoriali, costituiti in gran parte su base inter‐regionale. E’ componente del Comitato di Presidenza dell’Istituto”.
La vera novità nel nuovo avviso è la specifica della remunerazione del nuovo capo dipartimento (“entro il valore massimo di 185.000 euro”, 10mila in più di quanto non siano pagati gli attuali direttori di dipartimento). Chi e quando ha deciso questo incremento? E’ valido anche per l’altro capo dipartimento e i direttori? Sulla base di quali criteri sarebbe stata presa questa decisione, mentre la FLC CGIL chiedeva esattamente di andare nella direzione opposta? Nella delibera di nomina dei nuovi dirigenti si fa riferimento alla seduta del Consiglio del 29 febbraio 2016, nella quale sarebbe stato “determinato il compenso dei dirigenti”, ma nella sintesi diffusa di quell’incontro non vi è traccia di questa decisione!
Davvero ci troviamo davanti all’ennesimo provvedimento redistributivo al contrario, in cui le risorse sono destinate a chi già ha uno stipendio decisamente alto?
Si sottolinea inoltre che, qualora il nuovo capo dipartimento fosse scelto dall’esterno, i costi per l’Istituto sarebbero decisamente più elevati, in controtendenza con le politiche di contenimento della spesa.
La procedura si chiuderà un mese dopo il 15 aprile, visto che il nuovo avviso scade il 30 e la decorrenza della nomina è prevista a partire dal 15 maggio. Quindi non è chiaro se i direttori del DIRM, vecchi e nuovi, sceglieranno i capi servizio in solitudine, affiancati al massimo da ignoti “esperti della materia”. I nuovi responsabili degli uffici territoriali, “soprattutto su base inter-regionale”, da chi saranno scelti, visto che la direzione competente è stata soppressa e il capo dipartimento non ci sarà ancora per almeno un altro mese?
L’indeterminatezza delle varie fasi della procedura di nomina, sommata al lunghissimo tempo intercorso tra l’inizio del processo di modernizzazione e la formalizzazione degli incarichi (un anno e mezzo) ha favorito un chiacchiericcio diffuso, tanto che all’uscita dei nomi dei primi 8 selezionati sono stati pochi i lavoratori sorpresi. Peraltro la partecipazione di alcuni dei “nominati” alle fasi di progettazione e disegno della modernizzazione lascia pensare che i posti si siano creati prima della “call”.
Fino al 15 aprile |
Dopo il 15 aprile |
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Macro struttura |
Direzione |
Direttore |
Macro struttura |
Direzione |
Direttore |
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PRES |
PRES |
DCPS |
Lo Moro |
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DGEN |
Antonucci |
DGEN |
? |
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DCPE |
Weber |
DCRU |
? |
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DCAP |
Int. Antonucci |
DCAA |
? |
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DCIG |
Bellitti |
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DICS |
Monducci |
DIPS |
Monducci |
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DCCN |
Oneto |
DCCN |
Oneto |
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DCSP |
Barbieri |
DCSE |
Menghinello |
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DCSC |
Int. Monducci |
DCSS |
Buratta |
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DISA |
Sabbadini |
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DCSE |
Freguja |
DCAT |
Cruciani |
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DCSA |
Gazzelloni |
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DICA |
Int. Monducci |
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DCCR |
Calzaroni |
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DIQR |
Int. Antonucci |
DIRM |
? |
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DCSR |
Malizia |
DCRD |
Gazzelloni |
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DCIQ |
Buratta |
DCIT |
Castanò |
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DCIT |
Castanò |
DCDC |
Cacioli |
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DCDC |
Cacioli |
DCME |
Falorsi |
Su 8 direttori nominati, 4 sono new entry (ma 2 erano direttori prima dell’ultima riorganizzazione del 2010-2011), 2 sono conferme e altri 2 cambiano posizione. Diminuisce la presenza femminile, che passa - fra le 8 posizioni considerate - da 3 dirigenti a 1.
Fra i 9 vecchi dirigenti, escludendo gli interim, 5 hanno perso l’incarico, 2 lo hanno mantenuto, 2 ne hanno ottenuto un altro. Rimangono ancora da assegnare, oltre al DIRM e alle direzioni amministrative, le direzioni centrali dell'informatica e della comunicazione, che avevano una scadenza differente.
Persistono tutti gli elementi critici che la FLC CGIL ha evidenziato nei precedenti comunicati.
Non trova alcuna risposta la nostra richiesta di impostare fin da subito un ragionamento sul ruolo e la funzione delle sedi territoriali e del loro rapporto con lo sviluppo del Sistan. La richiesta unitaria di incontro su questo tema non ha avuto ad oggi risposta, così come i numerosi ordini del giorno che vengono dalle assemblee nelle sedi. L’assenza di un nuovo direttore del DIRM rischia di ritardare ulteriormente il ragionamento “strategico”, che vogliamo sia fatto al più presto e non rinviato ancora una volta, e con la partecipazione attiva dei lavoratori coinvolti. La formazione, come avevamo paventato, è stata inclusa all’interno della struttura CRS all’interno della nuova direzione per le risorse umane. Quindi gli esperti dell’Istat su questa tematica, dopo essere stati colpiti dalla soppressione della “Scuola di statistica” si troveranno a dipendere da un dirigente amministrativo di seconda fascia, in aperta violazione dei principi di autonomia del lavoro del ricercatore e tecnologo previsti dal contratto nazionale (art. 12 comma 4 del CCNL 2006/2009). Lo stesso discorso vale per il servizio prevenzione e protezione, che sarebbe stato meglio collocato, come peraltro già segnalato dagli RLS, direttamente a staff del direttore generale. La direzione della comunicazione, in questo momento non toccata dalle nomine, ha comunque acquisito un nuovo servizio, ovvero quello di diffusione dell’informazione statistica, anche in questo caso nonostante fosse stata segnalata la scelta come inappropriata dalla FLC CGIL.
Sui punti ancora aperti, riteniamo che sia decisivo che il Consiglio e il Presidente facciano chiarezza in tempi brevi. Tra questi, oltre alla questione della rete territoriale su cui riteniamo fondamentale che parta subito un confronto, vanno nei prossimi giorni chiariti gli scenari futuri riguardo ad alcuni aspetti fondamentali.
A partire da venerdì pomeriggio si è sviluppato un “movimento” sui social network, ripreso poi dai principali siti e quotidiani, in difesa di Linda Laura Sabbadini, uno tra i cinque dirigenti di vertice che non sono stati confermati. Innanzitutto riteniamo che le rivendicazioni da parte di soggetti esterni all'Istat siano inopportune, soprattutto se si trasformano, come è successo, in un appello al governo di intervenire dall’alto, in quanto la conferma o meno di un dirigente è frutto di dinamiche interne a un ente di ricerca, autonomo e indipendente. Inoltre il tenore di molti dei commenti letti rivela una scarsa conoscenza del funzionamento dei processi di ricerca nel campo della statistica ufficiale. I dati dell’Istat infatti non sono stati e non saranno mai attribuibili a una sola persona, essendo il frutto di indagini, analisi e elaborazioni che coinvolgono centinaia di lavoratrici e lavoratori: non si può confondere il cambiamento al vertice con la fine di interi settori di ricerca. Riteniamo d'altra parte preoccupante che il presidente Alleva su Repubblica di domenica 3 aprile faccia esplicitamente riferimento all'”orientamento nei confronti del programma” di modernizzazione, ovvero la fedeltà al vertice, come criterio principe – insieme alle competenze – per la scelta dei nuovi direttori.
Al di là dei personalismi auspichiamo quindi che il dibattito pubblico si sposti dai nomi alle vere criticità del progetto di modernizzazione qui riepilogate e sul fatto che senza una valorizzazione del personale e la stabilizzazione degli attuali 344 precari non ci potrà essere nessuna seria “riorganizzazione”.