Il 28 gennaio 2016 il Consiglio dell'Istat ha approvato un documento che è stato diffuso negli scorsi giorni, con il titolo Il programma di modernizzazione dell'Istat.
Il documento rappresenta un aggiornamento e un'estensione dell'informativa diffusa il 25 gennaio, seguito quindi alle osservazioni della FLC CGIL del 27 gennaio. Ne analizziamo di seguito i contenuti per mettere in risalto gli aspetti di interesse per le lavoratrici e i lavoratori e le parti che riteniamo critiche del progetto.
Il 9 febbraio inoltre il Consiglio ha approvato l'Atto organizzativo generale n. 1 (AOG 1), che definisce la nuova struttura organizzativa dell'ente, in attuazione del programma di modernizzazione. L'AOG 1 è stato diffuso venerdì 19 febbraio 2016, insieme alla "call" (avviso pubblico per la manifestazione di interessi) per gli incarichi dirigenziali.
Innanzitutto si dichiara in premessa che l'obiettivo della modernizzazione è “l'arricchimento dell'offerta e della qualità delle informazioni prodotte” dall'Istat.
I vincoli e le condizioni che si indicano nel documento come tali sono:
Da ciò discende la scelta principale in termini organizzativi, quella di centralizzare alcune attività, ovvere quelle di “supporto alla produzione”. In un secondo momento (pagina 17) si prevede di potere ulteriormente centralizzare tutti i servizi tecnici e amministrativi all'interno di un'unica struttura.
Il secondo pilastro, che discende sempre dai vincoli premessi, è l'uso intensivo di informazioni provenienti da archivi e registri e dai cosiddetti Big Data.
Si ribadisce che non si vuole mirare a risparmiare ma a “spendere meglio” le risorse disponibili.
Si stima, a pagina 26, una riduzione dei costi, pari al 20% in tre anni, con riduzioni di “spese per acquisizioni di beni e servizi, gestionali e relative alla logistica”.
Si rende più preciso il riferimento (pagina 26) alla “valutazione dell'internalizzazione di alcune attività al momento affidate all'esterno, quali lo sviluppo informatico e la raccolta dei dati delle rilevazioni sociali”. Ci sembra, questo, un aspetto positivo, se seguiranno atti concreti.
Il discorso sulle risorse “invarianti” è però ambiguo e potenzialmente pericoloso, soprattutto in rapporto al progetto del censimento permanente, che necessita invece di nuove risorse stabili dallo Stato, che sostituiscano il tradizionale finanziamento decennale e che consentano all'Istituto di stabilizzare il personale precario e di svolgere le necessarie indagini censuarie. Infatti lo stesso documento ribadisce e rafforza l'impegno in favore dell'assunzione degli attuali 350 precari rispetto all'informativa del 28 gennaio. A pagina 25 si legge che “sarà cura dell'Istituto promuovere la copertura normativa e finanziaria da parte del Governo per poter procedere con la procedura di stabilizzazione”. Anche qui ci aspettiamo quindi che seguano percorsi reali, sui quali come organizzazione sindacale siamo disponibili a dare un contributo.
La nuova struttura organizzativa conferma quella nell'informativa precedente, con la stessa importanza data alla Direzione Generale (DGEN), ai due dipartimenti (il DIRM, trasversale e il DIPS, di produzione) e alla nuova direzione DCPS, che supporta l'”azione di governance”. Ribadiamo le nostre perplessità su questa nuova struttura, che non è gerarchicamente al livello dei dipartimenti e che dovrebbe coordinarne però le attività. Era inoltre secondo noi opportuno il taglio di un livello gerarchico nell'organizzazione (i dipartimenti, o le direzioni).
Sull'assetto organizzativo ulteriore (servizi e unità operative) viene dato un accenno al “mandato di ridurre la frammentazione dovuta al numero eccessivo di unità operative”. Non vorremmo che si scaricasse tutto il “taglio” sulla parte più bassa della struttura gerarchica.
Peraltro dall'AOG 1 scompare la dizione di "unità operativa" e non è chiaro quali e quante siano quindi le "specifiche strutture non dirigenziali nell’ambito delle linee stabilite dal Consiglio" (articolo 3) sotto i servizi, né con quali criteri saranno costituite.
A pagina 21 del "programma" si distinguono inoltre i ruoli di "Responsabile delle variabili del Sistema" e di "Utilizzatrici/utilizzatori delle variabili", che rischia di riportare la "segregazione" dal verticale all'orizzontale e di proporre un modello eccessivamente "taylorista" della produzione statistica, separando chi produce i dati da chi li analizza.
In merito alla centralizzazione della "raccolta dati", a parte il confronto internazionale, non ci risulta sia stata fatta una vera ricognizione dei vari processi che rientrano in questa fase, o comunque manca un'esplicitazione di quante risorse e tempo richieda la raccolta dati alle condizioni attuali e del risparmio che si prevede grazie alla centralizzazione. Questo punto è fondamentale per capire se ha senso la scelta forte di avere previsto la creazione di una direzione specifica per questo aspetto. Poiché i processi di produzione sono interessati dalla fase di data collection in maniera quanto meno eterogenea, per alcuni (data collection intensive) la centralizzazione produrrà probabilmente un aumento di efficienza, ma per altri la situazione è alquanto indeterminata, e potrebbe tradursi anche in una perdita di efficienza, laddove i vantaggi della centralizzazione fossero annullati dai costi di negoziazione.
Permangono infine le nostre perplessità sulla "promozione" a direzione dell'ufficio metodologico e sull'ulteriore espansione della direzione della comunicazione.
La governance è affidata a Presidente, Consiglio, Comitato di Presidenza (CdP), Comitato di programmazione operativa (CPO), supportato dalla "struttura di coordinamento dei servizi trasversali", e Comitato per la gestione del sistema dei registri (CGR), che si "può avvalere anche di referenti del SISTAN". A questi organismi si aggiungono il COMSTAT e la CUIS e l'"Advisory Board", composto da "esperti esterni". E infine, c'è la nuova direzione sotto la presidenza, "Direzione centrale per la pianificazione strategica, l’indirizzo del Sistema statistico nazionale, le relazioni istituzionali e gli affari internazionali".
Il CPO è una struttura nuova, non presente nell'informativa del 25 gennaio, della quale non si capisce bene il senso, appare infatti un duplicato.
Esprimiamo forti dubbi sulla “maggiore snellezza dell'impianto” e sul “numero limitato di centri di responsabilità”, visto che invece sembrano addirittura crescere nel programma delineato rispetto a quanto previsto in precedenza. Si moltiplicano i centri decisionali e la governance appare dispersa. L'Advisory Board appare poi un assurdo: davvero si sente il bisogno di una struttura di consiglieri esterni all'Istat?
Manca invece l'unica struttura che avevamo proposto, ovvero una rappresentanza del personale interno all'Istituto. Riportiamo qui di seguito l'articolo 12 del CCNL 2006-2009 degli enti di ricerca, che ancora non ha trovato applicazione all'Istat, mentre è già operativo in forme differenti in quasi tutti gli Istituti del comparto:
ART. 12 - RICERCATORI E TECNOLOGI
1. I ricercatori e i tecnologi costituiscono risorse fondamentali per il perseguimento degli obiettivi degli Enti. In relazione a ciò rappresentano una risorsa professionale dotata di autonomia e responsabilità, nel rispetto della potestà regolamentare degli Enti e vanno pienamente coinvolti in tutte le sedi previste per la definizione degli obiettivi di ricerca.
2. Gli Enti dovranno tenere conto del ruolo dei ricercatori e tecnologi favorendone la presenza negli organi di governo e/o nei consigli scientifici degli Enti medesimi anche attraverso la revisione, con le modalità previste dai rispettivi ordinamenti, dei propri regolamenti.
3. Negli Enti in cui non si verifichino le condizioni di cui al precedente comma è consentita la costituzione di Organi elettivi, di ricercatori e tecnologi, a carattere consultivo con le modalità di cui al comma 2.
4. In applicazione del D.Lgs. 165/01, art. 15 comma 2, il personale ricercatore e tecnologo non può essere gerarchicamente subordinato alla dirigenza di cui all’art. 19 del citato D.Lgs. per quanto attiene alla gestione della ricerca e/o delle attività tecnico-scientifiche.
Continua una sottovalutazione del ruolo degli uffici territoriali e dello sviluppo del Sistan.
Per gli uffici territoriali sono introdotti nel documento alcuni cenni che richiamano la nostra nota al Consiglio. A pagina 14 si esplicita il fatto che grazie al collocamento sotto al DIRM "potrà essere ulteriormente valorizzato il contributo ai processi di raccolta dati sul campo e alla conoscenza delle realtà locali". A pagina 26 si parla di “uno specifico approfondimento” “anche rispetto all'assetto e alle funzioni degli Uffici Territoriali, soprattutto per quanto concerne le sinergie con la Direzione centrale per la raccolta dati e i possibili nuovi servizi da offrire sul territorio”. Nella stessa pagina c'è un altro accenno, in riferimento alla possibile internalizzazione della raccolta dati delle rilevazioni sociali, su cui come noto ci battiamo da anni, anche nelle aule di tribunale.
Crediamo non sia sufficiente quanto prospettato nel documento e che definire il ruolo e le funzioni degli uffici territoriali non sia rinviabile. Visto che nel documento si parla del ruolo degli uffici territoriali nella raccolta dei dati sul campo, dovrebbero almeno essere coinvolti nei “cantieri” che riguardano i servizi e la raccolta dei dati. Va indicato il ruolo degli uffici territoriali nel coordinamento e nello sviluppo del Sistan territoriale, strategico anche per la raccolta dati, ma soprattutto per il nuovo processo di produzione dei dati da archivio, specialmente in un momento di profonda revisione dell'assetto e del funzionamento delle autonomie locali: gli archivi più importanti sono sul teritorio, presso regioni e comuni.
Nell'AOG 1 per costituire gli uffici territoriali "interregionali" nella versione ad oggi vigente i criteri erano "densità demografica, dislocazione territoriale, realtà socio-economica e demografica", nella nuova versione solo "dimensione demografica e dislocazione territoriale".
Gli uffici interregionali sono stati nell'ultima riorganizzazione solo un modo per scaricare sulla parte debole dell'oganizzazione i tagli delle posizioni dirigenziali. Gli uffici accorpati sono stati sperimentati: non hanno funzionato bene, non sono in grado di relazionarsi efficacemente con il territorio, costringono il dirigente a un ruolo dimezzato.
Inoltre, se si mette mano all'organizzazione degli UUTT, occore una volta per tutte definire un modelllo organizzativo univoco o almeno un paio di modelli, come abbiamo sempre detto (ora abbiamo UUTT con le unità operative e altri senza).
Sempre nel nuovo AOG si prevede all'articolo 9 la possibilità di costituire "reti fra uffici territoriali", il cui scopo non è chiaro. Le reti tra uffici territoriali (reti di progetto, per la promozione della cultura statistica, per il BES territoriale, ecc.) sono state negli ultimi anni la principale innovazione organizzativa e hanno consentito in molti casi lo sviluppo di attività di rilievo nazionale. Se si pensa a replicare ed espandere questo modello, si tratta di un'intenzione positiva, ma andrebbe fatta una riflessione su quanto è stato realizzato e sui margini di miglioramento.
Permane la "disseminazione" del SISTAN fra le varie strutture anche nell'AOG 1.
La direzione centrale delle risorse umane si occupa anche della formazione del SISTAN (pag. 9), il dipartimento per la produzione statistica DIPS, per gli ambiti di propria competenza, si occupa del SISTAN per le relazioni con gli enti e per promuovere iniziative di formazione e rafforzamento delle competenze del Sistema (punto d) a pagina 10), il DIRM cura le relazioni con gli enti del Sistan, per gli ambiti di propria competenza, anche al fine di promuovere iniziative di formazione e rafforzamento delle competenze del Sistema (punto d) a pagina 14). In tutti questi casi non viene riportato il ruolo specifico degli uffici territoriali dell'Istat, per la loro esperienza e competenza, in particolare verso la larga maggioranza dei 3400 nodi della rete Sistan, che si trovano nel territorio. La disseminazione delle competenze di formazione verso il Sistan all'interno di varie strutture dell'Istituto appare poco efficente e rischia di tradursi in un boomerang, frammentando, indebolendo e rendendo potenzialmente contraddittorio l'esercizio di una funzione che è da sempre una delle principali leve utilizzate dall'Istat per il coordinamento e la promozione del Sistan a tutti i livelli.
Un altro aspetto approfondito nel documento è quello della cosiddetta “responsabilità sociale di Istituto”, che si affianca come obiettivo a quello del miglioramento della qualità dei dati prodotti.
Interessante e da sempre al centro delle richieste dei lavoratori viene messo in capo alla direzione generale l'obiettivo di attuare iniziative che “hanno una ricaduta sulla società e sull'ambiente”, come la rimozione delle barriere architettoniche, l'attenzione all'ambiente, la tutela della sicurezza, della salute e del benessere”. Su questo punto si prevede un apposito “Rapporto” sulle iniziative intraprese e quelle programmate, nonché un “documento di Politica ambientale”. La FLC CGIL si impegna a fare una proposta che raccolga le richieste dei lavoratori su vari aspetti finora trascurati dall'Istituto.
Il documento insiste sulla sede unica come obiettivo che “favorisce l'integrazione sul lavoro”. Pur riconoscendo i possibili vantaggi di questa scelta, che l'Istituto persegue peraltro da oltre 30 anni in modo alterno, facciamo notare che nel 2016, grazie alle tecnologie, la sede di lavoro è sempre meno importante nell'interazione fra i lavoratori e nell'organizzazione del lavoro. In ogni caso, il documento annuncia la creazione di un apposito gruppo di lavoro “presso la Direzione generale”.
Rimandiamo al resoconto dell'ultimo incontro sulle sedi per informazioni più dettagliate su questo punto.
Apprezziamo che nel documento si parli di “investimenti tecnologici e sul capitale umano” (pagina 8 del documento), Anche nell'AOG tra i compiti della Direzione centrale delle risorse umane si collocano le "politiche per la valorizzazione del capitale umano". Il "riconoscimento e sviluppo delle competenze e professionalità" viene inserito tra i principi guida dell'articolo 2.
Ribadiamo che uno strumento, previsto dal contratto nazionale e attuabile da subito, è l'articolo 4 comma 3 del CCNL 2000-2001 (e l'analogo articolo 9 comma 3), che consente di incrementare il fondo del trattamento accessorio in caso di riorganizzazione. A tale proposito, la tabella a pagina 30 fornisce anche alcuni parametri numerici di riferimento, visto che si prevedono incrementi misurabili nel 2016 e 2017 nell'offerta e qualità delle informazioni prodotte. Quelle cifre, che vanno dal 15 al 20%, possono essere proprio un parametro di riferimento per una prima stima dell'incremento del fondo del salario accessorio che l'Istituto non sta quantificando, nonostante le richieste in questo senso di tutte le organizzazioni sindacali.
Rimandiamo per un approfondimento tecnico alla nota inviata venerdì 19 febbraio ai Consiglieri.
Nel documento si parla di queste due attività soprattutto in funzione della modernizzazione, ovvero da un lato per dare informazioni al personale, dall'altro per permettere uno scambio di competenze interno all'Istat.
Cogliamo l'occasione per precisare meglio quanto avevamo esposto nella nota precedente del 27 gennaio sulla formazione. Crediamo che il personale che si occupa di formazione abbia un'importanza strategica, non solo nella fase di avvio della modernizzazione ma in generale, proprio per il suo specifico ruolo e la professionalità acquisita negli scorsi anni, anche attraverso il progetto della Scuola di statistica. Ciò su cui esprimevamo perplessità - e continuiamo ad averne - era la collocazione sotto la direzione generale, visto il ruolo di continuo scambio con i dipartimenti di produzione.
Troviamo assurdo che sia riproposto, in modo identico all'AOG vecchio, il principio per cui il membro Istat dell'OIV sia equiparato, nel trattamento economico, a un direttore.