Il 29 febbraio scorso il Consiglio dell’Istat ha approvato un documento con l’elenco dei servizi previsti dalla nuova organizzazione dell’ente. I tempi per le nomine sono strettissimi: anche i nuovi servizi saranno attivi dal 15 aprile come i nuovi direttori, quindi il sospetto che sia tutto già deciso a tavolino è forte. Solo una vera trasparenza nelle procedure di valutazione potrà forse convincerci del contrario.
Coerentemente con il programma di modernizzazione, si rafforza la pianificazione strategica in capo alla presidenza, che acquisisce quindi non solo la nuova direzione DCPS, di cui continuiamo a criticare la creazione, visto che le funzioni possono essere svolte – e in parte lo sono – da altri organismi, ma anche 3 servizi. Nella sintesi del verbale del Consiglio si legge inoltre “è stato deciso di affidare alla responsabilità diretta del Direttore della DCPS […] anche le attività volte alla formulazione di proposte per la revisione del Sistan […] condotte nel più ampio quadro della riforma organica del d.lgs. 322/89”. Ritorna quindi il progetto di riforma del Sistan, che però - dato il nuovo assetto organizzativo - si prefigura come un'operazione del tutto avulsa dal territorio, dove il Sistan si colloca in larghissima parte.
Attuale organizzazione |
Dopo la riorganizzazione |
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Macro struttura |
Direzione |
Numero di servizi |
Macro struttura |
Direzione |
Numero di servizi |
|
PRES |
1 |
PRES |
1 |
|||
DCPS |
3 |
|||||
DGEN |
2 |
DGEN |
||||
DCPE |
2 |
DCRU |
||||
DCAP |
2 |
DCAA |
||||
DCIG |
2 |
8 |
||||
DICS |
DCCN |
4 |
DIPS |
1 |
||
DCSP |
4 |
DCCN |
4 |
|||
DCSC |
3 |
DCSE |
4 |
|||
DISA |
DCSE |
2 |
DCSS |
5 |
||
DCSA |
3 |
DCAT |
3 |
|||
DICA |
2 |
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DCCR |
4 |
|||||
DIQR |
2 |
DIRM |
1 |
|||
DCSR |
13 |
Uffici Territoriali |
9 |
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DCIQ |
3 |
DCRD |
4 |
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DCIT |
2 |
DCIT |
3 |
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DCDC |
1 |
DCDC |
2 |
|||
DCME |
3 |
|||||
6 |
13 |
52 |
4 |
11 |
51 |
La presidenza passa quindi da 1 servizio a 4. I settori di produzione, “accorpati” e ridimensionati, passano complessivamente da 21 servizi a 17. Nel settore trasversale, molto rafforzato, si passa da 21 servizi a 22, nonostante il taglio di 4 sedi territoriali.
Come già avevamo temuto, le sedi territoriali sono l’agnello sacrificale del sistema, utili solo per creare posizioni dirigenziali altrove, in perfetta continuità con la (scarsa) qualità del disegno della precedente riorganizzazione, e nella più assoluta mancanza di visione strategica sulla funzione statistica territoriale. Tutto ciò, insieme alla soppressione della relativa Direzione, mette a serio rischio le importanti relazioni costruite dalla Rete, e le numerose linee di attività innovative costruite in questi ultimi anni nei territori. Ci chiediamo a cosa siano valsi tutti gli studi, i documenti, le interviste, le riunioni e le consultazioni che hanno impegnato lungamente non solo il "team modernizzazione" ma tutto il personale nella fase preparatoria del nuovo disegno organizzativo.
Su questo argomento la Flc Cgil ha prodotto numerose note e comunicazioni durante gli scorsi mesi: è inaccettabile che i vertici dell’Istat non abbiano ancora un’idea. Nel documento diffuso l'8 marzo si legge infatti che “l’Istituto si impegna ad avviare una riflessione sulle funzioni degli Uffici territoriali e la loro organizzazione in coerenza con l’implementazione del programma di modernizzazione e la definizione dei nuovi assetti istituzionali del governo del territorio”. Nel frattempo, mentre si avvia il ragionamento, si accorpano gli uffici di Calabria e Basilicata, e nel centro nord si costruiscono macro-uffici di tre regioni ciascuno: Piemonte (e Valle d’Aosta)-Liguria-Lombardia, Emilia Romagna-Friuli Venezia Giulia-Veneto e Toscana-Marche-Umbria. Facciamo presente che le regioni del nuovo ufficio “nord-ovest” da sole comprenderebbero il 27% della popolazione e il 38% dei comuni italiani, e che i soli tre macro-uffici del centro nord racchiuderebbero il 55% della popolazione e il 60% dei comuni. Visto che nell’AOG 1 il primo criterio citato per l’accorpamento è la “dimensione demografica”, francamente non si comprende davvero la ratio seguita per la creazione dei macro-uffici. La regione “centrale” vede l’accorpamento di due regioni già unificate (Toscana e Umbria) con un’altra (le Marche) che nella precedente riorganizzazione era stata accorpata all’Emilia Romagna. La stessa Emilia Romagna nel piano attuale si trova capofila del Nord Est con Friuli Venezia Giulia e Veneto. Ad ogni riorganizzazione evidentemente cambia la geografia. L'unico criterio è, in un'ottica emergenziale e certo non "strategica", quello di “assicurare una stabile copertura di tutte le posizioni dirigenziali degli Uffici”, e dunque di accorpare gli uffici partendo dai dirigenti. Con questo “disegno” riesce decisamente difficile assicurare uniformità di azione da parte dell'Istituto su tutto il territorio, in termini di rapporti con gli Enti, di vigilanza e monitoraggio della qualità degli archivi e delle indagini e di promozione della cultura statistica.
Mentre si avvia il ragionamento sulle sedi territoriali si procede ad accorpamenti e smembramenti, senza tenere in considerazione che l'assenza di continuità nella gestione dei servizi tecnici ha un impatto negativo per l'Istituto sia in termini di minore efficienza e di maggiori costi, sia soprattutto in termini di continuità e solidità delle relazioni costruite nel territorio. Questa grave sottovalutazione è resa evidente dal fatto che la nuova geografia della rete territoriale nasce già con una scadenza brevissima, visto che si è fissato un termine al 31 dicembre 2017, appena 20 mesi dopo il varo.
Invitiamo gli organi dirigenti a ripensare completamente l'organizzazione prevista per gli UUTT, avviando immediatamente e in modo serio la “riflessione” di cui parla il documento, sul loro ruolo all'interno della modernizzazione dell'Istat, e condividendo le riflessioni innanzitutto con i lavoratori e le lavoratrici delle sedi territoriali. Solo a valle di tale processo si potrà parlare di organizzazione ed articolazione degli Uffici Territoriali.
Sulla nuova direzione della raccolta dati, che è strutturata in 4 servizi le cui attività – dalla descrizione - sembrano sovrapporsi, il documento appare molto più estensivo rispetto ai precedenti, e quindi ci si chiede quale sia il dimensionamento della DCRD e cosa rimanga effettivamente in capo ai settori tematici e di produzione. Il titolare della singola indagine, esattamente, di quali aspetti si occuperà? Considerare come trasversali aspetti prettamente tematici sarebbe un danno per l’Istituto, diluendo le professionalità specifiche in un “calderone” privo di senso.
Sulla trasparenza delle procedure di nomina, non ci pare siano state accolte le nostre richieste, che abbiamo fatto anche in precedenti occasioni, mentre è chiaro invece che anche da scelte di questo tipo si potrebbe misurare il reale tasso di "modernizzazione" della riorganizzazione in atto. Continuiamo perciò a ribadire l’importanza di procedure selettive da svolgere nel segno della assoluta trasparenza.
E’ del tutto assente infine – e lo ricordiamo ancora una volta! – un riferimento ai criteri e alle modalità con le quali ciascun dipendente sarà collocato nelle future strutture a partire dal 15 aprile e soprattutto non è nemmeno accennato un discorso sulla necessità di consentire la mobilità a domanda, dando davvero al personale libertà di scelta, una volta definite le strutture.