La commissione affari costituzionali del Senato ha dato parere positivo sulla nomina del nuovo presidente dell'Istat Francesco Maria Chelli nella serata di mercoledì 22 maggio, mentre la commissione affari costituzionali della Camera ha votato positivamente nella mattinata del 23 maggio.
Al Senato la votazione ha visto 19 presenti (su 22 membri), con 18 voti a favore e 1 astenuto.
Alla Camera hanno votato 27 deputati (su 30 membri): 25 a favore, 1 astenuto e 1 contrario.
Ora si attende il provvedimento di formalizzazione da parte del governo, ma soprattutto l'avvio della procedura per nominare i membri del Consiglio dell'Istat, che è scaduto il 29 aprile scorso e che è attualmente in regime di prorogatio. Alcune agenzie riportano che questa operazione potrebbe slittare a dopo il voto per le elezioni europee (8 e 9 giugno).
Francesco Maria Chelli, nato nel 1959, è ordinario di Statistica Economica presso il Dipartimento di Scienze Economiche e Sociali della Facoltà di Economia "Giorgio Fuà" dell’Università Politecnica delle Marche.
E' stato presidente onorario della Società Italiana di Economia Demografia e Statistica (SIEDS), capo dipartimento all'Istat e Consigliere, nonché - da marzo dello scorso anno - presidente di fatto dell'Istituto Nazionale di Statistica, prima come rappresentante legale in quando membro anziano del Consiglio, quindi come "facente funzioni" con DPCM.
Il ministro Zangrillo lo ha scelto dopo avere pubblicato una call, come chiesto dalla FLC CGIL fin dall'inizio di questa infinita vicenda, e dopo che una commissione ha selezionato fra le 20 candidature pervenute (fra le quali due non ritenute formalmente valide), una rosa di tre nomi.
Il ministro ha "svelato" i nomi dei commissari (l'avvocato dello Stato Giacomo Aiello, la dottoressa Chiara Bersani, presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei conti per la Regione Trentino-Alto Adige, e il professor Salvatore Ingrassia, ordinario di Statistica presso l'Università di Catania) nonché quelli degli altri 2 candidati scelti dalla commissione (Monica Pratesi e Maurizio Vichi) solo lo scorso 15 maggio alla Commissione affari costituzionali, audito su richiesta dell'opposizione, che aveva raccolto le perplessità sulla scarsa trasparenza della procedura dell'editorialista del Corriere della sera Federico Fubini.
Ora auspichiamo che l'Istituto possa ricominciare a lavorare a pieno regime, con la nomina celere del Consiglio, e che il nuovo Presidente - che ha potuto conoscere l'Ente negli ultimi anni - lavori in modo indipendente dalle forze politiche e dal governo, interessandosi anche delle questioni di più stretto interesse sindacale. Ci riferiamo ovviamente ai tanti temi che riguardano il reclutamento, il salario, la valorizzazione, l'organizzazione del lavoro, la democrazia interna. Abbiamo, su ognuno di questi argomenti, le nostre proposte, in gran parte già note, ma sulle quali intendiamo "sfidare" il presidente Chelli a un confronto serio, con l'obiettivo di migliorare la qualità del lavoro all'Istat e contemporaneamente (quindi) l'autorevolezza e la qualità dell'Ente.
In questo momento riteniamo che ci siano in particolare alcuni temi che dovrebbero rientrare nell'agenda del presidente dell'Istat e che non sono stati affrontati minimamente durante il quadriennio precedente.
Il primo è quello delle esternalizzazioni. Non solo infatti è rimasta appesa la vicenda della società 3-I, il cui ruolo è tuttora fumoso e la cui costituzione al momento è avvenuta solo sulla carta. Ma è riemerso negli ultimi mesi quanto le esternalizzazioni di processi core dell'Istituto siano dannose, costose in termini economici, difficili da gestire e molto rischiose per la qualità dei dati prodotti dall'Istat, con il cambio di appalto per la rilevazione dei dati sul campo (indagine CAPI) sull'occupazione (FOL) e sui consumi (Spese) degli italiani. Una vicenda annosa anche questa. 400 persone altamente professionalizzate entrano nelle case degli italiani per chiedere informazioni sulla loro condizione lavorativa e sulla loro capacità di spesa, avendo essi stessi un contratto di collaborazione in molti casi da 20 anni e una retribuzione decisamente bassa, con un forte rischio di essere ulteriormente diminuita grazie alla logica delle gare di appalto Consip.
Auspichiamo che il nuovo presidente dell'Istat apra un dibattito scientifico sulla scelta di reinternalizzare o mantenere la raccolta dei dati in appalto al miglior offerente, e che nell'immediato possa aiutare gli attuali rilevatori a costruire una vera interlocuzione fra le loro rappresentanze sindacali e la società/raggruppamento (CSA - INTELLERA - EMG) che ha vinto l'appalto.