Durante l'incontro di ieri pomeriggio, venerdì 10 ottobre, dopo le richieste sul testo dell'accordo da parte dei sindacati, abbiamo abbandonato la trattativa, quando il direttore generale ha spiegato la clausola controversa della bozza presentata ai sindacati, ovvero il punto b).
L’Istat ha deciso che la clausola seguente è “non negoziabile”:
“la durata dei contratti di proroga di cui alla lettera a) sarà correlata agli esiti della verifica annuale dell’effettiva disponibilità delle risorse finanziarie necessarie per la copertura del corrispondente onere, fatto salvo il rispetto delle disposizioni normative e/o contrattuali vigenti alla data di stipula del relativo contratto”.
Siamo di fronte ad un ottimo accordo, che però non verrà in alcun modo utilizzato per rinnovare i contratti. Weber, al termine di un incontro dal sapore surreale viste le conclusioni, ha spiegato che l’Istat predisporrà da subito la proroga al 31 dicembre 2015 in base al Dlgs 179/2012, per poi eventualmente posticiparla se e quando uscirà la legge che consentirà l’utilizzo delle risorse censuarie per ulteriori proroghe al 31 dicembre 2017.
Dunque l’opzione della proroga al 2020 è respinta, ma non è questo il problema principale: l’accordo in deroga diventa una mera elencazione di ottime intenzioni, dalle quali non scaturisce nessun atto concreto dell’amministrazione, visto che le proroghe si immaginano evidentemente dipendenti solo dall’andamento di fattori esogeni. Altro che impegno fino al 2020, qui siamo alla fuga del nuovo presidente da qualsiasi reale responsabilità.
Arrivati a questo punto della trattativa, si tratta di un atto diretto di provocazione che segue per giunta la sciagurata scelta di non annullare il concorso di III livello e rappresenta una grave responsabilità e l’impossibilità all’Istat di qualsiasi relazione sindacale. L’assemblea già prevista per lunedì 13 ottobre a via Balbo, che doveva essere di analisi del testo dell’accordo, diventa un primo momento per rilanciare la mobilitazione dei precari dell’Istat.