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ISTAT: pubblicato il Piano di prevenzione della corruzione 2019-2021

Si conferma un impianto ingegneristico e burocratico

19/02/2019
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L'Istat ha pubblicato il Piano triennale di prevenzione della corruzione 2019-2021.

Si conferma la scelta di un'impostazione di stampo fortemente ingegneristico e burocratico, forse poco funzionale per un ente di ricerca come l'Istat che dovrebbe invece puntare sulla condivisione degli obiettivi di integrità e trasparenza e sulla responsabilizzazione di tutti i dirigenti e lavoratori.


Segnaliamo tra i rischi prioritari che interessano tutto il personale (p.33), quelli relativi alla gestione del personale (alterazione della procedura di reclutamento del personale, alterazione della presenza in servizio, manipolazione della procedura di monitoraggio del telelavoro) e al trattamento di servizi e prodotti statistici (divulgazione non autorizzata di informazioni e dati statistici, anche sensibili); oltre i rischi che invece interessano specifici segmenti di attività (come la manipolazione delle procedure di gara nella gestione dei contratti pubblici) ma che - per la specifica attività dell'Istituto - coinvolgono comunque fasce molto ampie di lavoratori.


Si comprende che l'implementazione di una solida politica interna di prevenzione della corruzione sia un processo in divenire che, a partire dall'approvazione della legge 190/2012 e dalla definizione del Piano Nazionale Anticorruzione e delle linee di indirizzo ANAC, necessita di un lavoro lungo e complesso di valutazione dei rischi e messa in atto di procedure idonee. A questo punto del processo si ravvisa la necessità di una maggiore condivisione con il personale: la trasparenza non può essere semplicemente un obbligo burocratico-normativo e non può ridursi nella pubblicazione di monitoraggi e registri; bisogna invece lavorare alla partecipazione dei lavoratori alla vita dell'istituto, alla condivisione delle linee prioritarie di azione della prevenzione della corruzione e al coinvolgimento diretto in tutte le fasi in cui ci troviamo a lavorare giorno dopo giorno.

Solo per fare un esempio, per quanto riguarda i controlli sui dati relativi all'orario di lavoro del personale, la mancanza di confronto e comunicazione fa pensare ad un approccio meramente repressivo nei confronti dei dipendenti. Il monitoraggio sull’esito dei controlli a campione sui dati relativi all'orario di lavoro del personale (p.45) non è stato condiviso con le organizzazioni sindacali, né è stato oggetto di confronto, così come i procedimenti disciplinari nei confronti dei dipendenti (p. 13).

I dati relativi alle assenze o alle malattie dovrebbero essere analizzati anche nell'ottica della prevenzione dello stress lavoro correlato. Per questo è necessario comunicare al personale e alle organizzazioni sindacali i risultati del monitoraggio e la presenza di eventuali dati anomali a cui prestare attenzione. Prevenzione e monitoraggio devono avere una finalità di “autoapprendimento” - nella prospettiva della learning organisation - dell'istituzione e dei diversi attori coinvolti e non esclusivamente di controllo e repressione. Confidiamo che vada in questa direzione il percorso formativo annunciato in modalità e-learning “finalizzato a diffondere in Istituto la cultura della prevenzione della corruzione, della trasparenza e dell’accesso”. (p. 42)


La nota particolarmente dolente riguarda come sempre la trasparenza.

Nel piano si legge: “Anche in tema di trasparenza e accesso, quindi, il nuovo quadro normativo procede in direzione di una responsabilizzazione delle amministrazioni, le quali trovano sempre meno agganci normativi fissi, generali, validi in ogni caso e sono invece chiamate a contestualizzare, valutare, decidere e rendere conto delle proprie decisioni a cittadini e utenti sempre più attivi, sia nell’esercitare il proprio diritto al controllo diffuso su ciò che è di pubblico interesse, sia nel proteggere il proprio diritto alla riservatezza”. Come conseguenza ci si dovrebbe attendere una risposta positiva alle numerose richieste di trasparenza da parte del personale: sulle procedure di conferimento di incarichi dirigenziali, solo per fare un esempio, continuano ad essere disattese le richieste di pubblicazione delle commissioni, dei criteri di valutazione e dei cv dei candidati.

Per quanto riguarda la sezione “Amministrazione trasparente” (p.46) del sito istituzionale, si segnala che in molte sezioni (per es. consulenti e collaboratori, incarichi conferiti ai dipendenti Istat, ecc.) l'organizzazione dei contenuti - con aggiornamenti mensili senza un riepilogo annuale - non è funzionale a cogliere cambiamenti e informazioni rilevanti.


Con riferimento all'attuazione della disciplina sull’esercizio del diritto di accesso civico generalizzato, evidenziamo che i dipendenti hanno risposte in ritardo su argomenti su cui si dovrebbe esercitare la cosiddetta “trasparenza proattiva” (pure citata nel piano), come i criteri di valutazione per le procedure di avanzamento delle carriere che mantengono un grado di opacità intollerabile.

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