Si è svolto ieri, mercoledì 28 novembre 2012, un incontro tra la delegazione dell'amministrazione e le organizzazioni sindacali FLC CGIL, FIR CISL e ANPRI CIDA.
La FLC CGIL aveva chiesto in modo distinto due incontri urgenti, sulla mobilità fra sedi (vista la call in uscita) e sul regolamento sugli assegni di ricerca, inviato in bozza alle organizzazioni sindacali pochi giorni fa.
Sulla questione della mobilità, abbiamo ribadito la storica richiesta del sindacato, ovvero l'introduzione di un meccanismo di "mobilità a richiesta" per motivi professionali, ad oggi inesistente. Non possono essere solo le call annuali a risolvere i numerosi casi di "stagnazione" del personale, né si può delegare la mobilità solo alle esigenze dell'amministrazione e agli scambi di personale fra direzioni (ovvero alla "mobilità d'ufficio") o alla mobilità per ragioni personali.
Abbiamo quindi ribadito tutte le nostre perplessità specifiche sul bando, poi uscito il giorno dopo. Un elemento di novità positivo, che come FLC CGIL avevamo chiesto più volte, è il tempo di "trattenimento" da parte della struttura di appartenenza, ridotto da massimo 1 anno a 6 mesi. Il bando è poi uscito il giorno dopo, ovvero oggi 29 novembre 2012.
Sugli assegni di ricerca abbiamo argomentato la nostra netta contrarietà all'introduzione degli stessi all'Istat, visto il periodo che stiamo vivendo dal punto di vista delle opportunità di lavoro e le risorse disponibili. L'Istat, come il resto del mondo della ricerca, è già saturo di personale precario. Fornire un nuovo strumento contrattuale per giocare al ribasso con diritti e salari non può che avere un effetto deleterio, senza dare sbocchi professionali a nessuno.
Il presidente su questo ha assicurato che gli assegni di ricerca saranno ridotti nel numero, legati ad attività molto specifiche, in particolare alla scuola di statistica.
Come FLC CGIL abbiamo ribadito che le rassicurazioni verbali non sono sufficienti e che, essendo contrari in ogni caso a usare oggi nuove risorse per creare lavoro precario ulteriore, l'Istat attraverso una risoluzione del Consiglio, dovrebbe nel caso mettere per iscritto un limite numerico agli assegni da bandire e circoscrivere l'ambito di attività per non farlo ricadere nel lavoro ordinario.