L’allarme lanciato unitariamente dalle organizzazioni sindacali Flc Cgil, Fir Cisl, Uil Rua e Anpri ha richiamato il personale dell’Istat di tutti i livelli e profili, che ha partecipato all’assemblea di giovedì 5 novembre in modo massiccio.
E’ stato fatto un quadro della situazione, molto grave per gli effetti diretti e indiretti della legge di stabilità in discussione in questi giorni al Senato: nessuna soluzione per il precariato, anzi viene ulteriormente tagliata la capacità assunzionale degli enti, bloccata nuovamente la contrattazione integrativa, con il “tetto” del fondo del salario accessorio, il fondo del 2015, dal 2016 in poi.
Questi provvedimenti, insieme alle tabelle di equiparazione pubblicate a settembre dal governo, lasciano inoltre pensare che sotto attacco sia il sistema della ricerca pubblica nel suo complesso.
L’assemblea ha quindi chiesto un incontro immediato al Presidente Alleva, che solo dopo il pressing dei lavoratori ha dato la sua disponibilità a confrontarsi con il personale direttamente in aula magna.
Incalzato dalle richieste, il presidente dell’Istat ha smentito le voci sulla diversità dell’ente nella posizione contraria alla possibile scomparsa del comparto della ricerca e sul Decreto Madia sulla PA di quest'estate. Il chiarimento si è reso necessario a causa di quanto sostenuto dalla delegazione dell'Istat durante l'ultima riunione del comitato di settore, che aveva destato perplessità tra i partecipanti. Il presidente Alleva ha affermato più volte il “grande valore” per l'Istat di fare parte della ricerca. Ha quindi detto che l’Istat si batte per una posizione unitaria di tutti gli enti.
Sulla questione delle progressioni ha inoltre preso l’impegno a fare ciò che la Flc Cgil chiede da mesi e che è stato affrontato, come noto, in modo sbagliato, spostando il confronto fuori dall’Istituto, chiedendo di portare le risorse storiche dell'applicazione dell'articolo 54 nel fondo del salario accessorio, e ottenendo un diniego da parte del MEF. Si tratta in concreto di valorizzare come fondo, diverso da quello del trattamento accessorio, quanto speso negli anni dall’Istat per le progressioni articolo 54, per potere riutilizzare le risorse accantonate e non più erogate, a causa delle cessazioni, di anno in anno. E' l'unica soluzione sensata e a costo zero per uscire dal vicolo cieco in cui un'interpretazione restrittiva della circolare della Funzione Pubblica del febbraio 2011 ha portato gli enti di ricerca. E' chiaro che provare questa strada oggi rischia di essere fuori tempo massimo, visto l'orientamento politico chiaro del governo, che si evince dalla lettura della legge di stabilità, nonché dall'ultima bocciatura dell'accordo al CNR. Crediamo che sia comunque utile che l'ente ritorni dagli organi vigilanti con una proposta, questa volta, credibile, affermando la propria autonomia e che possa riaprirsi quindi un dibattito sulle risorse per la contrattazione integrativa e le progressioni. Su questo punto specifico la FLC CGIL invierà una nota al Presidente.
Le organizzazioni sindacali unitariamente hanno quindi inviato per iscritto una richiesta urgente di incontro all’amministrazione e annunciato, in caso di mancata risposta in tempi brevissimi, la proclamazione dello stato di agitazione. E' necessario seguire costantemente le vicende interne nei prossimi giorni: tra l'altro il 10 novembre si dovrebbe chiudere l'attività del gruppo di lavoro sul conto terzi.
E' inoltre fondamentale la partecipazione al percorso unitario di mobilitazione di tutti gli enti di ricerca e dei lavoratori pubblici, fino alla manifestazione del 28 novembre, per cambiare la legge di stabilità, su cui la FLC CGIL ha proposto alcuni emendamenti con al centro:
- maggiori risorse per le istituzioni della conoscenza
- sblocco della contrattazione collettiva
- sblocco del turn over per tutto il personale
- reclutamento e stabilizzazioni
| Ascolta l'intervento sull'assemblea unitaria Istat del 5 novembre a "Work in news" |