Dopo la presentazione della legge di stabilità 2016, in discussione ora al Senato, sono fortissime le preoccupazioni nel mondo della ricerca pubblica.
L'insieme delle misure punitive su turnover e fondi del salario accessorio, che accomunano gli enti di ricerca alla Pubblica Amministrazione nel suo complesso e che si sommano a un risibile investimento per il rinnovo dei contratti nazionali, non tiene in nessun conto la specificità del comparto, pur riaffermata nella legge 124 di quest'estate. Queste norme, lette insieme alle tabelle di equiparazione pubblicate a settembre, disegnano un futuro nero per il precariato, la fine delle speranze di valorizzazione professionale del personale e uno scenario di chiusura per il comparto.
E' necessario quindi che ci sia una mobilitazione unitaria in tutti gli enti. Per questo all'Istat, analogamente al Cnr e altri Istituti, è stata lanciata un'iniziativa unitaria FLC GIL, FIR CISL, UIL RUA e ANPRI, con un primo appuntamento in assemblea giovedì 5 novembre in aula magna, con il collegamento in videoconferenza con tutti gli uffici territoriali. E' importante la massima partecipazione di tutto il personale per comprendere gli effetti di questa legge di stabilità sui lavoratori del comparto, sui loro salari e sull'autonomia del lavoro di ricerca. Sarà importante partecipare anche ai prossimi momenti di mobilitazione unitari previsti, tra cui un presidio davanti al Ministero della Pubblica Amministrazione e la manifestazione nazionale del 28 novembre.
Parallelamente, è necessario che l'ISTAT si attivi per fare ciò che può ad oggi, sia sul fronte della valorizzazione del personale IV-VIII, sia su quello dei precari e del personale dei primi tre livelli. La FLC CGIL, dopo il sollecito del 18 ottobre, ha inviato lunedì 3 novembre una nuova nota che chiede urgentemente di affrontare le questioni prioritarie, su cui, anche in collegamento con la firma degli accordi 2011-2013, l'amministrazione si era impegnata.