Il 23 ottobre 2013 si è svolta, presso la sede di Ancona dell’Ufficio Territoriale Emilia Romagna – Marche dell’Istat, un’assemblea indetta dalle RSU.
L’ordine del giorno era:
1) Situazione salario accessorio e benefici assistenziali
2) Legge di stabilità e nuovo blocco delle retribuzioni
3) Progetti di telelavoro in scadenza
4) Organizzazione dell’ufficio
5) Varie ed eventuali
All’assemblea hanno partecipato tutti i colleghi presenti in sede.
Il rappresentante RSU della FLC CGIL ha aggiornato i colleghi sulla situazione riguardo ai benefici assistenziali, al salario accessorio, alle manovre del governo e alle mobilitazioni in preparazione, alle intenzioni dell’amministrazione sul telelavoro.
I lavoratori hanno chiesto di tenere più spesso assemblee di sede. Hanno sottolineato la condizione di grande difficoltà organizzativa e gestionale della sede delle Marche, a seguito dell’accorpamento con la sede di Bologna e al conseguente “declassamento” da ufficio regionale a sede distaccata di un ufficio territoriale accorpato. A seguito degli accorpamenti dei 4 uffici regionali il direttore Malizia aveva prospettato l’attivazione di cambiamenti organizzativi, primo fra tutti l’attivazione di una figura denominata “responsabile di sede”, con specifiche funzioni gestionali della sede accorpata, ma non è stato dato alcun seguito a quel progetto riorganizzativo. I lavoratori si chiedono come mai a distanza di quasi 2 anni l’argomento sia totalmente sparito da qualsiasi documento dell’amministrazione e si aspettano che il sindacato torni a chiedere conto delle promesse disattese. La scarsa presenza fisica del dirigente nella sede, la mancata attivazione di figure intermedie e la mancata delega di funzioni quotidiane a colleghi presenti in sede creano spesso problemi dovuti alla necessità di ricorrere comunque al dirigente per qualsiasi adempimento burocratico. Inoltre la mancanza di un dirigente in sede complica la gestione di tutte quelle attività di relazione/collaborazione con l’esterno (attivazioni di progetti, contatti istituzionali etc.) in cui è necessario rapportarsi ad un certo livello gerarchico. E’ assolutamente necessario dare a questo problema una soluzione strutturata.
A questa problematica si aggiunge l’aumento delle attività avviate presso gli uffici territoriali, molte delle quali non rientrano nel PAA, ma vengono rese note ed attivate nel corso dell’anno stesso, senza tener conto delle risorse e dei progetti già avviati; si dà per scontata la possibilità del personale degli Uffici territoriali di farsi carico sempre di nuove e diverse attività, tra l’altro a fronte di una costante riduzione del personale (l’ultima ridefinizione delle piante organiche degli UUTT ha determinato per il nostro ufficio –ERM- una diminuzione di ben 8 addetti: la dotazione è infatti passata da 41 unità previste nel 2009 fra le due sedi a sole 33 unità attuali, di cui peraltro 5 al momento vacanti).
Da una parte occorre ricominciare ad occuparsi delle numerose questioni che coinvolgono nello specifico gli UUTT, a partire dai necessari e non più procrastinabili cambiamenti di assetto organizzativo per le sedi accorpate, così come dell’annosa questione della relazione centro-periferia relativamente all’organizzazione del lavoro e alla distribuzione dei carichi, e delle necessità di personale. Molti UUTT attivano “motu proprio” progetti con il territorio, in linea con la loro mission, progetti dai quali si ricavano talvolta profitti economici anche ragguardevoli, e che ad oggi non si ritiene di dover redistribuire - almeno parzialmente - all’interno delle sedi interessate in termini di budget aggiuntivo per le attività ordinarie e straordinarie. Si osserva inoltre come i budget destinati agli UUTT per le indagini che prevedono missioni di ispezione/formazione sul territorio siano sempre più esigui, a volte risibili, e come gran parte delle problematiche relative al regolamento delle missioni restino irrisolte; in sostanza le condizioni lavorative negli UUTT sono notevolmente peggiorate e continuano a peggiorare senza che apparentemente i sindacati si facciano carico delle questione.
Per quanto riguarda invece lo specifico della sede di Ancona, si ritiene necessaria una maggiore presenza del dirigente e soprattutto una pianificazione a medio termine della sua presenza in sede; premesso che l’ideale sarebbe una presenza di un giorno a settimana, si richiede comunque almeno una pianificazione che consenta di gestire meglio tutte le attività istituzionali che richiedono la sua presenza, nonché la comunicazione alla segreteria di Ancona dei periodi di assenza (ferie, malattia, ecc.), così come avviene per la segreteria di Bologna. Si richiede inoltre al dirigente di organizzare periodicamente, anche con scadenze ampie, riunioni plenarie con il personale della sede di Ancona, per consentire quell’indispensabile scambio di informazioni fra colleghi, e fra colleghi e dirigente, sulle attività in essere e le eventuali problematiche emerse.