Il 15 marzo l'Istituto Nazionale di Statistica ha lanciato la "Banca dati delle competenze". Si tratta di uno strumento di "autovalutazione", affidato alla compilazione di ciascun dipendente. Per ogni "competenza" il lavoratore deve classificarsi in una scala da 1 a 4.
E' il terzo o quarto tentativo, nell'arco di pochi anni, di sistematizzare e informatizzare - almeno parzialmente - le informazioni sui dipendenti dell'ente da parte dell'amministrazione. Dove sono finiti i dati inseriti nelle scorse occasioni e la documentazione sui "precedenti lavori svolti in Istituto per classificare le competenze del personale"?
Solo pochi mesi fa è stato somministrato in via sperimentale ai lavoratori e alle lavoratrici di due direzioni un questionario sperimentale sulle "competenze agite": i risultati sono stati diffusi?
Ricordando che attualmente, dopo l'introduzione di URBI, sono scomparse persino le informazioni di base che erano presenti nel vetusto SIGED, come i corsi frequentati e le missioni effettuate, abbiamo davvero poca speranza che questa nuova "banca dati" rappresenti la "volta buona".
La domanda che sorge spontanea è: qual è lo scopo di questa banca dati? Ovviamente non servirà per le procedure selettive interne che dovrebbero svolgersi quest'anno (articolo 53 e 54), visto che si tratta di "autovalutazione". Nell'informativa sulla Intranet si legge che la banca dati è importante "per tanti motivi: collocare le persone giuste al posto giusto, favorire collaborazioni trasversali, verificare gap da colmare con la formazione o con il reclutamento, disegnare percorsi di sviluppo".
Se la banca dati fosse stata lanciata un anno fa, prima della maxi-delibera di assegnazione di tutto il personale del 15 aprile 2016 che ha creato "un certo caos" all'interno dell'Istituto, si sarebbe capito l'obiettivo di "collocare le persone al posto giusto". Oggi a cosa potrebbe portare questa "indagine"? Ad un nuovo rimescolamento risarcitorio?
Anche "favorire le collaborazioni trasversali" è un ottimo obiettivo, peccato che le "iniziative" siano state appena progettate e - finalmente - rese pubbliche giusto una settimana fa, anche se già è stato annunciato un primo aggiornamento per inizio aprile.
"Colmare i gap con la formazione o con il reclutamento" è certamente un ottimo obiettivo: peccato che l'attività di formazione, complici le norme che negli ultimi anni hanno tagliato le risorse destinate, sia ridotta davvero a poca cosa.
Insomma, l'iniziativa appare fuori tempo massimo, a valle di una riorganizzazione di tutte le strutture e del personale che ancora non vede un equilibrio stabile.
La compilazione dura almeno un'ora e non è obbligatoria, quindi consigliamo ai dipendenti di compilarla nei ritagli di tempo, se riescono a farlo. Spetterà all'amministrazione dimostrare che non si tratta solo dell'ennesimo progetto destinato ad arricchire il portfolio della dirigenza, ma di uno strumento utile per la valorizzazione del personale.