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ISTAT: il piano di mobilità, bocciato dai lavoratori, va avanti veloce

Tutto il resto è fermo: articolo 42, graduatorie di concorso, arretrati dell’accessorio…

13/07/2016
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Dopo una “sospensione” di alcune settimane venerdì 8 luglio intorno alle cinque del pomeriggio il direttore generale dell’Istat Antonucci ha diramato la delibera con cui approva il “Piano di mobilità 2016-2018”, di cui abbiamo immediatamente dato notizia al personale nell’ultima newsletter con un commento molto sintetico e inviando una prima diffida.

Il testo del piano approvato è sostanzialmente identico a quello presentato in bozza un mese fa alle organizzazioni sindacali, alle RSU e al Consiglio, sul quale la FLC CGIL aveva presentato critiche generali e puntuali, chiedendone il ritiro e una nuova stesura che tenesse in debito conto anche le esigenze dei lavoratori. E' evidente che il Presidente Alleva ha volutamente ignorato le richieste di fermarsi, per tirare dritto sul programma che – ricordiamo – prevede lo spostamento di oltre mille persone nei prossimi mesi, fra le quali quasi 800 sono destinate a cambiare la zona in cui lavorano all'interno della città di Roma.

Il personale vede questo piano per quello che è: un piano che ha pochissimo a che fare con l’efficienza e con gli obiettivi dichiarati, ma che è invece il risultato dei rapporti di forza tra direttori e capi dipartimento, che vede alcuni tra i dirigenti favoriti perché più vicini al “cerchio magico” presidenziale e altri meno graditi.

I lavoratori – tranne i pochissimi che hanno beneficiato di trasferimenti ad personam grazie alla partecipazione al "cerchio magico", con procedure assolutamente non trasparenti - sono stati coinvolti in questa trama come mere pedine.

Facciamo alcune domande retoriche.

Il personale della DCAA – secondo il piano - dovrebbe essere riunito tutto insieme a via Depretis 77 per efficienza o per consentire al capo del servizio CDG di non attraversare via Balbo per relazionarsi con il direttore generale?

Successivamente il personale della DCAA dovrà essere spostato in gruppo a viale Liegi perché i Parioli sono “polo centrale” o perché chi dirige gli affari amministrativi non fa parte del “cerchio magico”?

Se il palazzo di via Depretis 77 ospiterà la direzione dei metodologi per il principio dell’unitarietà, perché il direttore DCME e il suo staff sono allocati a via Balbo? Per il principio di “disunitarietà” o per permettere anche al direttore di non attraversare la strada per parlare col presidente?

La DCRU è spostata da via Balbo 16 a via Balbo 39 per i lavori al secondo piano di via Balbo o per incrementare la quota di codici "250" necessari ai trasferimenti tra sedi del personale tutto?

I due servizi informatici ITB e ITC sono allocati a via Tuscolana per qualche acquisita “centralità” della sede o perché il direttore dell'informatica, in scadenza, è oggi molto debole rispetto agli altri appena nominati o confermati?

Sono state considerate, per allocare i servizi nelle sedi, le esigenze logistiche del personale o le preferenze domiciliari dei dirigenti?

Potrebbe sembrare una versione di livello bassissimo di un romanzo a base di intrighi di potere, in realtà ricorda più da vicino il gioco “Non ti arrabbiare”, in cui basta un lancio di dadi sfortunato per ricominciare dall’inizio.

Immersi nel gioco, si sta perdendo – in tantissimi casi - il senso del lavoro che si fa o che si dovrebbe fare. Le “iniziative” (le linee di attività e i progetti) rimangono indefinite in molti servizi e comunque non ufficializzate. Sfugge ai più – soprattutto alla dirigenza - ciò che dovrebbe essere l’oggetto vero del contendere: l’attività di ricerca e produzione di statistica ufficiale.

Ritornando al piano, la tempistica indicata (il 5 agosto si dovrebbero chiudere le domande) è insensatamente troppo vicina, ancor più in un periodo estivo come quello attuale. C'è voluto oltre un anno per sistemare i dirigenti (fra l’altro come più volte ricordato ne mancano ancora diversi, tra cui il capo dipartimento del DIRM, e questo la dice lunga sulla capacità organizzativa dell’attuale presidenza e dirigenza dell’Istituto) e si concede solo una manciata di giorni per i lavoratori. Viene sempre ripetuto che c’è poco personale alla DCRU, però si chiede una scadenza ravvicinata ai lavoratori, che si trovano nella condizione di dover decidere del proprio destino professionale quando non sono ancora chiare le linee di attività, per consentire alla direzione del Personale di lavorare le domande nel mese di agosto!!!?!

E’ inaccettabile che si chieda alle persone tutelate dalla legge di rispondere entro una sola settimana! Si chiede non solo di rispondere a un’email, ma di produrre un’autocertificazione sulla “distanza” tra domicilio e luogo di lavoro in Pdf, difficilmente realizzabile fuori dall’ufficio visto il periodo di ferie. Sembra che l’amministrazione viva in un mondo diverso da quello in cui vivono i lavoratori dell’Istat. I problemi della vita quotidiana del personale sono trattati come “capricci” e non come reali bisogni. Ricordiamo ai vertici dell’ente che in una città come Roma esistono enormi problemi di mobilità.

Non sono stati accolti i nostri suggerimenti:

  • L’unitarietà dei servizi rimane un criterio inderogabile e quindi tutte le allocazioni decise sono intatte, senza considerare le esigenze collettivamente rappresentate a più riprese dai lavoratori
  • La sede di Viale Liegi continua ad essere “furbescamente” inserita nel polo centrale
  • La tutela per le persone con bambini piccoli non è stata estesa ai 6 anni in coerenza con la nuova normativa
  • Sono ancora previsti nel calendario doppi spostamenti e trasferimenti di persone che erano state recentemente collocate in una sede dopo anni di richieste
  • Il processo di mobilità straordinaria interna rimane farraginoso, prevedendo quattro pareri (dirigente e direttore in ingresso e in uscita)
  • Non sono state introdotte le modifiche richieste sulla mobilità per interscambio, per cui non sarà possibile far incontrare domanda e offerta (anche con triangolazioni) attraverso un sistema centralizzato, ma rimane consentito solo la scambio diretto su iniziativa dei colleghi...

Le scarse novità sono del tutto insufficienti:

  • Il vincolo del 5% sul numero di domande in entrata o in uscita da un servizio è stato portato al 10%, introducendo però un vincolo “a saldo” pari al 5%
  • I tempi di affiancamento in caso di spostamento sono stati ridotti
  • I titolari di 104 e figli minori di 3 anni ottengono punteggio anche nella fase di mobilità volontaria e non solo come “opposizione” al trasferimento, ma per la 104 è previsto un solo punto.
  • E’ stata espunta la parte sugli incentivi

Per rispondere alla nostra diffida immediata riguardante i tempi strettissimi tra l’uscita del “piano” e l’inizio della procedura di mobilità volontaria, in particolare per la modalità di interscambio, l’amministrazione ieri ha inviato a tutto il personale il piano e un nuovo comunicato in allegato, che peraltro non spiega nulla.

Chiediamo quindi di posporre la data finale per la procedura di mobilità a metà settembre, e di chiarire con un nuovo comunicato a tutto il personale alcuni aspetti della procedura:

  • Quali sono i criteri della mobilità per interscambio?

Fatto salvo il nulla osta dei rispettivi dirigenti, devono essere accettate tutte le domande, superando i vincoli percentuali.

  • Che succede ai “tutelati” (legge 104, figli piccoli, dirigenti sindacali) che non risponderanno entro il 18 luglio?

Leggendo l’email inviata agli interessati, una mancata risposta deve essere interpretata come un mancato assenso al trasferimento.

  • I “tutelati” trasferiti che non volessero rimanere dove sono né andare alla sede prevista del piano, come possono esprimerlo, visto che sono esclusi dalla fase B della mobilità straordinaria?

Deve essere chiaro che devono comunque negare il consenso al trasferimento, per chiarire poi la propria preferenza in sede di colloquio.

  • Per quanto riguarda la 104, il concetto di “distanza” è – soprattutto in una grande città come Roma – soggettivo.

Il modello di autocertificazione, peraltro non previsto dalla norma, deve dare la possibilità al personale interessato di chiarire qual è la sede più “vicina” spiegando le motivazioni e non limitandosi a una valutazione chilometrica.

In ogni caso, visto che la procedura in questo periodo estivo, oltre ad essere un chiaro indice di insensatezza, può solo essere foriera di contenziosi, crediamo sia corretto rinviare tutte le scadenze a metà settembre. I mesi di luglio e agosto devono essere utilizzati per le vere priorità dell’Istituto in questo momento, che non sono i “colloqui strutturati”. Ora basta: l’Istat deve impegnarsi per chiudere la questione del salario accessorio e dell’incremento dei fondi, e fare in modo che il personale percepisca gli arretrati il prima possibile.

Le due velocità dell’Istat sono ora più che mai incomprensibili.

Com’è possibile che una selezione interna (in base all’articolo 42), iniziata con un bando esattamente un anno fa, sia ancora in corso senza che se ne veda la fine?

Come mai per i concorsi da tecnologo banditi nel 2011,  i cui orali si sono svolti già da mesi, non sono ancora state pubblicate le graduatorie?

Ribadiamo che questo Piano non potrà essere applicato se non si rinuncia al principio dell’unitarietà dei servizi. Su questo punto la frase nuova inserita nel Piano è del tutto insufficiente. Si legge infatti a pagina 8 che la tempistica degli spostamenti “verrà aggiornata sulla base degli esiti della finestra di mobilità” “e delle eventuali circostanze che si potranno verificare durante l’operatività dei trasferimenti”. Una frase ambigua che si riferisce solo ai tempi e non alle allocazioni.

Sullo smartwork e il telelavoro, così come sui rischi che comporta un personale demotivato per le attività dell'Istituto è assente qualsiasi ragionamento.

La FLC CGIL invita tutto il personale che si senta danneggiato nei propri diritti dalla procedura di mobilità a rivolgersi al sindacato per essere tutelato, se possibile, anche con gli strumenti legali. Tutti i lavoratori e le lavoratrici sono inoltre invitati a presentare, in caso di insoddisfazione per il servizio o la sede di assegnazione, a presentare domanda di mobilità, in modo che sia chiaro all'amministrazione il livello di disagio creato al personale dalla riorganizzazione dei servizi. E' evidente che – in una fase in cui c'è incertezza sui processi - è  necessaria una finestra più ampia: la modernizzazione è più lenta del piano di mobilità e praticamente nessuno sa ancora bene quali saranno le proprie attività. Perché la mobilità sia anche un'occasione di sviluppo professionale devono essere chiarite le attività prima della chiusura della finestra.

Nessuno in ogni caso deve essere trasferito contro la propria volontà finché non si conclude la procedura, e – se nulla cambierà in favore del personale – neanche dopo!

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