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ISTAT: dopo la chiusura della sede di via Depretis 77

Bene rispetto alla prospettiva iniziale, incognite per il futuro

05/09/2019
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Ripercorriamo le tappe principali che hanno portato, dal mese di agosto, alla chiusura della sede Istat di via Depretis 77.

- L'8 luglio 2016, nell'ambito del piano di mobilità collegato alla riorganizzazione dell'Istituto, la sede viene "popolata" interamente dalla DCME, la direzione metodologica. Una parte rilevante dei dipendenti proviene dalla sede di via Tuscolana, dove era stata trasferita a forza nel 2013, a seguito di una presunta emergenza sicurezza.

- Il 19 febbraio 2019 la FLC CGIL, in vista dei lavori previsti nella sede, chiede un tavolo con l'obiettivo di minimizzare i disagi dei dipendenti.

- Il 19 marzo 2019 viene diffusa una "Nota di aggiornamento al piano di razionalizzazione delle sedi della città di Roma per il conseguimento degli obiettivi di razionalizzazione delle spese", dove si evidenzia che il 30 giugno 2019 scade la proroga del contratto di locazione; si ipotizza la cessazione del contratto di locazione per la sede di Depretis 77 (costo annuo pari a 322.179 euro) e l’allocazione dei circa 100 dipendenti presso la sede di Via Tuscolana. Le annose questioni relative alla sicurezza della sede, più volte sollevate dalla FLC e dagli RLS, vengono usate strumentalmente per giustificare l'ennesima soluzione emergenziale.

- Il 25 marzo 2019 si svolge il primo confronto con il presidente Blangiardo. La decisione sulla eventuale dismissione della sede di via Depretis 77 è rinviata, anche in seguito all'interlocuzione dei lavoratori in assemblea con il Consiglio.

- Il 2 aprile 2019 la proprietà comunica all'Istat che i lavori a via Depretis 77 inizieranno il 1° agosto.

- Il 20 giugno 2019 si svolge il confronto sui criteri della mobilità dalla sede di via Depretis 77, come richiesto dalla FLC CGIL. Il Consiglio dell'Istat recepisce le proposte sindacali e dà mandato al Direttore generale di aprire la procedura per la ricerca di una nuova sede “effettuando propedeuticamente la verifica della disponibilità in locazione passiva di immobili ubicati nella zona “centrale” della città e nelle immediate vicinanze della Stazione ferroviaria Roma Termini”, considerando quindi il trasferimento dei lavoratori dalla sede di via Depretis 77 temporaneo.

- L'8 luglio 2019 viene presentato il Piano di riallocazione 2019, con la chiusura della sede di Depretis 77 e il trasferimento del personale DCME dalla sede di Via Depretis 77:
- 15 persone presso la sede di Tuscolana
- 18 persone presso la sede di Viale Liegi
- 8 persone presso la sede di Piazzale Marconi
- 58 persone presso il Polo centrale

- Il 18 luglio 2019, dopo solleciti di sindacati e RSU, vengono pubblicati gli elenchi nominativi con le destinazioni del personale DCME interessato dagli spostamenti per il rilascio della sede di Via Depretis 77.

- Il 19 luglio 2019, la RSU di Roma fa notare  che i conti non tornano. Mancano infatti nella lista 8 nominativi di colleghi ad oggi a Depretis 77, che non hanno al momento un'assegnazione, chiedendo di sanare la situazione "al più presto".

- Il 1° agosto 2019 la RSU di Roma invia una nuova nota evidenziando le incongruenze tra il piano presentato l'8 luglio e quanto effettivamente accaduto con la chisura dello stabile."Il numero di persone previsto per le sedi del polo centrale doveva essere pari a 58, mentre ad oggi risultano essercene solo 50. Ci chiediamo il motivo di questa discrepanza e quando sarà possibile avere un Piano di riallocazione aggiornato e corrispondente alla situazione reale, come richiesto più volte in tutte le sedi opportune".
"Inoltre, l'amministrazione aveva comunicato di avere avviato la procedura per la ricerca di un nuovo immobile in centro, ma allo stato attuale non sappiamo quale sia lo stato di avanzamento della procedura".

- Il 3 settembre 2019 la RSU di Roma invia un'ulteriore nota all'amministrazione chiedendo "urgentemente all'Amministrazione di fornire informazioni puntuali alla RSU riguardo la ricerca del nuovo stabile da acquisire, così come deliberato dal Consiglio del 20 giugno", evitando di trovarsi in una situazione come quella "che ha preceduto la scelta della sede di Marconi, le cui criticità si sarebbero potute ridurre a fronte di un coinvolgimento della RSU e degli RLS".
Si ribadisce che "non sono stati mai forniti i criteri che hanno effettivamente determinato" gli spostamenti del personale e si richiede nuovamente di "avere i numeri definitivi delle postazioni assegnate ai lavoratori della ex sede Depretis e le motivazioni per cui questi non corrispondono a quelli forniti nei documenti ufficiali forniti dall'Amministrazione".
La RSU ha infine chiesto "di conoscere lo stato di inizio lavori nella sede di Depretis e lo stato di eventuali interlocuzioni con la proprietà per un eventuale rientro in sede", chiedendo infine di fissare "al più presto un incontro con la RSU".

Il percorso di intervento sindacale ha portato indubbi risultati, rispetto alla soluzione iniziale dell'amministrazione, con una parte consistente dei lavoratori che è rimasto nel polo centrale e molti altri che hanno comunque potuto scegliere la sede di assegnazione.

Rimangono però aperte alcune questioni: i numeri che non tornano, l'effettiva condizione di "precarietà" che vivono i colleghi trasferiti, e anche gli altri che ne hanno "subito" l'impatto, visto che gli spazi in sede centrale sono stati oggettivamente reperiti anche a scapito di una piena agevolezza delle postazioni, e soprattutto il fatto che ad oggi non si hanno notizie sulla ricerca del nuovo immobile al centro, pur decisa dal Consiglio a giugno. Che fine ha fatto lo smartworking? Infine, il problema della capienza delle sedi, con l'arrivo, a fine settembre, di oltre 50 colleghi assunti dalle graduatorie dei concorsi del 2010 sarà sicuramente oggetto di nuovi attriti, evitabili con una programmazione a lungo termine e non emergenziale del piano di fabbisogno e del conseguente piano di allocazione del personale in Istat, così come sempre sostenuto dalla FLC.

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