Anche in estate non si ferma la macchina amministrativa dell'Istat. Lunedì 4 agosto è arrivata alle organizzazioni sindacali la bozza di una nuova procedura per il "conferimento di incarichi di collaborazione esterna". Tradotto: arrivano i co.co.co.
Infatti l’Istat è tra i pochi enti di ricerca che negli ultimi decenni ha evitato di trasformare il precariato in un problema completamente irrisolvibile, come accaduto in altri istituti del comparto, perché ha deciso di non utilizzare altre forme contrattuali “atipiche” diverse dal tempo determinato. Durante la gestione Giovannini sono state create le premesse per l’introduzione per la prima volta all’Istat di assegni di ricerca e borse di studio, che speriamo rimangano limitati nei numeri ai bandi tuttora in corso di espletamento e che abbiamo contrastato in ogni modo.
I co.co.co., per scelta esplicita del Consiglio, sono rimasti sempre confinati nel numero e nelle caratteristiche (e nonostante ciò qualche abuso c'è stato). Al 4 agosto, per esempio, erano presenti 8 collaboratori in tutto l'Istat, tra i quali il consigliere di fiducia e il presidente dell'OIV.
I princìpi ormai acquisiti dalla normativa, ribaditi anche nella premessa della bozza di ordine di servizio inviata alle organizzazioni sindacali, da soli non sono sufficienti negli enti di ricerca a strutturare dei limiti reali nell'impiego: eccezionalità, temporaneità ed elevata specializzazione, senza ulteriori parametri, possono riguardare il più tipico e “ordinario” lavoro di ricerca per progetti.
Abbiamo quindi chiesto con una lettera ai vertici dell'Istituto di bloccare l’uscita dell’ordine di servizio e della procedura inviate in bozza, e di rinviare qualsiasi iniziativa di questa natura all'apertura di una discussione tra Presidente, Direttore Generale e organizzazioni sindacali.
E' chiaro che procedere ora con questo ordine di servizio significherebbe entrare in conflitto aperto con la FLC CGIL e con il personale.