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Piano della mobilità Istat: ripensare la logica

Fare lavorare tutti i lavoratori di ciascun servizio nella stessa sede crea un inutile caos

16/06/2016
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In questi giorni si sono susseguiti vari confronti tra il personale, direttamente e attraverso i rappresentanti sindacali, e l'amministrazione.

Dopo l'incontro di lunedì tra sindacati e amministrazione, martedì si è svolto quello con le RSU di Roma e mercoledì i lavoratori hanno portato le proprie critiche al piano dentro al Consiglio. In quest'ultima occasione è stata consegnata anche una nota unitaria ai consiglieri. Parallelamente sono continuate le interlocuzioni all'interno di servizi e direzioni, soprattutto per quanto riguarda i lavoratori dell'informatica e degli affari amministrativi.

L'Istat deve rinunciare all'idea di tenere tutti i lavoratori dei servizi nella stessa sede. Aprendo un confronto - finora assente - con i singoli servizi e con i lavoratori, si devono individuare le situazioni e i processi produttivi che non necessitano di una compresenza quotidiana. Crediamo che possano essere varie le eccezioni a un principio in sé non veramente "moderno", ovvero quello dell'"unità di luogo e di tempo" come presupposto per l'efficienza del lavoro.

Il presidente e il direttore generale hanno ribadito durante gli incontri che l'unitarietà dei singoli servizi (e delle direzioni, ove possibile) è di per sé un "valore" e che quindi i costi sostenuti dal personale e dall'Istituto per raggiungerlo sono da mettere in conto: il Piano sarebbe già un compromesso tra le varie esigenze.

Come abbiamo dimostrato con alcuni semplici indicatori il "compromesso" non ha riguardato il criterio dell'unitarietà dei servizi, il più stupido e banale di quelli proposti dall'amministrazione, che è stato rispettato praticamente al 100%. Ne hanno fatto le spese il criterio di funzionalità, che colpisce in particolare i due servizi ITB e ITC della direzione informatica e la direzione degli affari amministrativi, collocate rispettivamente a via Tuscolana e viale Liegi, e quello della minimizzazione degli spostamenti. Si raggiunge un numero impressionante di persone trasferite previste, circa 1.100, in alcuni casi per due volte. 

Come abbiamo ripetutamente fatto notare all'amministrazione, già mettendo insieme le richieste pervenute da vari servizi e direzioni (SSD, SSE, PSS, DCA...) negli scorsi giorni si potrebbe ridurre notevolmente l'impatto del piano sull'Istituto e sui lavoratori.

L'amministrazione sembra non volere cedere su quello che è definito il principio "cardine" dell'unitarietà dei servizi, in particolare sull'unitarietà dei servizi "nuovi" sul mercato del lavoro (SSE) e prezzi e consumi (SSD), come sulla "raccolta dati" che deve necessariamente essere collocata unitariamente al centro (salvo consentire l'eccezione per il servizio RDD).

La Flc Cgil ribadisce quindi quanto detto in questi giorni. L'Istat deve sospendere il "piano di mobilità". A parte i trasferimenti dalla sede di via Torino a via Balbo nell'immediato non devono essere fatti altri spostamenti. La DCRU, peraltro, potrebbe tranquillamente essere spostata a luglio al 3° piano di via Balbo 16 per consentire i lavori al 2°, senza occupare la sede di via Balbo 39, con tutti i problemi che un cambio di sede, se pure vicinissima, comporta: ricordiamo che la direzione del personale ha continui rapporti con la direzione generale.

Deve quindi essere approntato uno schema di assegnazione provvisorio del personale alle sedi che - dopo un'attenta valutazione dei processi produttivi e non solamente delle preferenze logistiche dei dirigenti - preveda che i servizi possano rimanere, in alcuni casi, separati su più sedi.

L'allocazione deve assolutamente prevedere che il personale amministrativo rimanga nel polo centrale e che il personale informatico sia dislocato sulle varie sedi, nella stessa proporzione attuale. E' inoltre per noi indispensabile che il personale trasferito nel 2013 "provvisoriamente" a via Tuscolana sia collocato nel polo centrale, dal quale è stato spostato per un'"emergenza" che evidentemente dura da 3 anni. Lo stesso vale per i lavoratori trasferiti, anche in quel caso in modo "emergenziale" da piazza Indipendenza a via Tuscolana.

L'amministrazione per predisporre un piano effettivamente realizzabile ha evidentemente bisogno di più tempo. Ma non chediamo di rinviare all'infinito questo passaggio, anche perché nel frattempo continuerebbe la "mobilità sotterranea" che già si sta attuando da mesi attraverso singoli spostamenti ad hoc, che non rispettano nessuna procedura e nessun criterio se non quello del dirigente più o meno disponibile. 

Dopo avere quindi approntato uno schema - provvisorio - di allocazione nelle sedi decisamente più razionale di quello inviato negli scorsi giorni, potrà partire una procedura di mobilità volontaria, sulla quale abbiamo già fatto le nostre proposte puntuali di modifica, che crediamo siano necessarie per rendere il passaggio una reale opportunità per il personale.

Sugli incentivi alla mobilità e le misure di flessibilità del lavoro che la FLC CGIL chiede da anni di allargare o introdurre (telelavoro e "lavoro agile") il ragionamento può e deve essere portato avanti in parallelo.

Dopo gli interventi degli scorsi giorni, crediamo sia utile che dal personale continuino le pressioni sui propri dirigenti, capiservizio e direttori, affinché prendano posizione e sostengano le ragioni dei lavoratori e dell'Istituto. 

La funzione informatica oggettivamente appare sminuita da un trasferimento di due servizi su tre nella sede di via Tuscolana. Sarebbe un ulteriore segnale di ridimensionamento di questo settore, in questi anni colpito da scelte sbagliate e contraddittorie. 

Ricordiamo che solo alcuni anni fa i server dell'Istat furono portati al centro, proprio da via Tuscolana, per poi oggi decidere che la sede principale dei servizi informatici deve essere via Tuscolana!

Non si capisce ancora che fine farà il CED, collocato solo pochi anni fa nella "nuova" sede di viale Oceano Pacifico. Con la chiusura prevista di questa sede il rischio forte è che l'Istat decida di affittare un locale ulteriore per collocare le macchine per il disaster recovery, con un costo aggiuntivo che vanificherebbe gran parte dei risparmi previsti grazie all'abbandono della sede.

Come è stato fatto notare, la banda prevista per il collegamento di rete della sede di Tuscolana è attualmente del tutto insufficiente a coprire il lavoro degli informatici.

Inoltre la "centralizzazione" del personale informatico nella DCIT non è stata portata in fondo e una parte delle risorse è rimasta allocata in altre direzioni trasversali come la raccolta dati e la metodologia.

Molti lavoratori paventano una perdita di centralità della funzione informatica. Le smentite dell'amministrazione e del direttore della DCIT Castanò di questi giorni non sono sembrate convincenti, anche perché non coincidenti tra loro. E' stato quindi chiesto un confronto diretto con i lavoratori, alla presenza dei capi servizio e del direttore DCIT, nonché dei vertici dell'Istituto, sul ruolo dell'informatica all'interno della riorganizzazione.

Su questo come peraltro su tanti altri aspetti del disegno organizzativo non c'è stato un reale momento di scambio con il personale nel corso degli scorsi due anni e sarebbe quindi auspicabile che finalmente si svolgesse, direzione per direzione, in particolare per le direzioni in cui un gran numero di dipendenti è coinvolto - stando al piano - da spostamenti di sede. 

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