Ieri mattina, 29 maggio, una delegazione di lavoratori in agitazione in seguito alla pubblicazione della graduatoria sul telelavoro, ha incontrato il nuovo direttore generale dell'Istat, dottoressa Maria Carone.
Nell'occasione i lavoratori del servizio Forze lavoro hanno consegnato un comunicato che mette in luce le inefficienze, le inadempienze, le ingiustizie commesse dall'Istat sulla questione, a partire dalla scelta dell'ex direttore del personale Fontanarosa di chiedere ai direttori quanti e quali "progetti" di telelavoro creare.
Come FLC CGIL, abbiamo inoltre consegnato una lettera, che propone l'unica uscita possibile dal cul de sac in cui l'amministrazione si è colpevolmente messa. La soluzione praticabile ad oggi, senza dover annullare tutto o incorrere in innumerevoli ricorsi in giudizio, è quella di estendere subito il numero di posizioni di telelavoro, portandole al 10% della dotazione organica, accogliendo quindi tutti i lavoratori che hanno fatto domanda, creando "progetti" per ognuno di essi, seguendo la logica che era stata adottata inizialmente all'Istat, basata sulla "telelavorabilità" delle attività e non sulla scelta discrezionale dei dirigenti dell'Istituto. Questa scelta potrebbe portare a un risparmio e ad una migliore e più moderna organizzazione del lavoro.
La FLC CGIL ha riscontrato la disponibilità a un approfondimento da parte del direttore generale, ma al contempo non sospende lo stato di agitazione e quanto prima incontrerà i lavoratori coinvolti per approfondire gli aspetti legali della vicenda, sia quelli ammessi ed esclusi per "mancanza di progetto", sia gli altri per eventuali profili di illegittimità.