Si è svolto ieri pomeriggio 9 aprile 2015 il primo confronto “tecnico” tra le organizzazioni sindacali e una delegazione dell’amministrazione.
Alla delegazione della FLC CGIL, composta da 3 persone, ha partecipato – come da accordi con il “coordinamento IV-VIII” - un rappresentante dell’assemblea dei lavoratori in mobilitazione.
Sono stati affrontati inizialmente i punti di discussione cui l’amministrazione ha dato risposta per iscritto lo scorso 3 aprile.
Le conclusioni del tavolo sono quelle che facilmente ci si poteva aspettare. Verranno rivisti i calcoli su aspetti che, anche messi tutti insieme, avranno scarsissimo rilievo economico, oltre alla conferma che le uniche retribuzioni non tagliate in questi anni sono state quelle dei dirigenti.
Le questioni finanziarie di entità rilevante, sollevate nelle osservazioni delle varie organizzazioni sindacali, sono essenzialmente legate a vincoli posti surrettiziamente dal Mef con circolari interpretative che di fatto riscrivono la norma peggiorandone gli effetti e che potranno essere risolti, eventualmente, attraverso la magistratura. Oppure a questioni di calcolo che hanno prodotto stime errate nei documenti sindacali.
Nella sostanza non c’è oggi alcuna strada tracciata che segni un percorso in merito alle carriere e ai salari del personale.
L’Istat ad oggi ancora non ha per altro neanche prodotto alcun atto concreto, che indichi un’inversione di tendenza rispetto alla condotta degli ultimi anni in tema di politiche del personale. Incredibilmente non sono partite le procedure che sono possibili senza attuare alcuna contrattazione, sollecitate ormai innumerevoli volte: le procedure ex art. 42 e quelle per la mobilità tra profili, oltre all’anticipo della produttività 2014, che non necessita della costituzione del fondo. Ancora permane una insopportabile ambiguità sulla volontà di perseguire la politica annunciata dal presidente Alleva circa i piani di razionalizzazione. Stessa reticenza e opacità tenuta sulla richiesta di avviare in fretta una discussione per scrivere il regolamento sul conto terzi.
Per queste valutazioni complessive l’assemblea, riunitasi dopo l’incontro ha quindi concluso che, pur proseguendo la richiesta di verificare puntualmente le voci del fondo e chiudere quindi il cosiddetto “tavolo tecnico” con i migliori risultati possibili, non si potrà arrivare a grandi incrementi da quella strada. Soprattutto, da lunedì invitiamo tutti a via Balbo per avviare concretamente un percorso di mobilitazione, che deve portare a incrementare i fondi per il 2015, per consentire una risposta a tutti gli aventi diritto alle progressioni economiche e di livello.
L’appuntamento è lunedì 13 aprile dalle 8.30 a via Balbo.
Quello che segue è il resoconto per punti della riunione.
Le osservazioni della FLC CGIL
Le numerose osservazioni della FLC CGIL, inviate nella nota del 30 marzo scorso, non hanno avuto risposta scritta dall’amministrazione. Abbiamo quindi ribadito che:
Mancano inoltre le risposte sostanziali alle proposte di incremento del fondo presenti nel nostro documento (parte seconda) e che riepiloghiamo:
Risparmi RIA e risparmi ex art. 53
Sulla questione della corretta applicazione del contratto per quanto concerne i risparmi RIA al fondo negli anni scorsi, è stato chiarito che sono state aggiunte le somme anno per anno, mentre non è certo (come segnalato nella nostra nota di risposta dello stesso 3 aprile) che sia stata aggiunta la parte variabile, ovvero i ratei mensili risparmiati a causa delle cessazioni nel corso di ogni singolo anno.
Abbiamo chiesto quindi dati più dettagliati sui risparmi nei singoli mesi degli anni passati e l’amministrazione si è impegnata a fornire questi numeri, così come pure sui fondi ex art. 53.
In questo modo si potranno forse recuperare alcune decine di migliaia di euro per gli anni passati. Sono risorse una tantum, che andrebbero quindi a integrare le economie del fondo.
Accantonamento dei risparmi derivanti dal part time
Questa somma è stata accantonata e aggiunta al fondo Istat nel passato. Poi è scomparsa, in seguito all’introduzione dell’art. 73 comma 2 del DL 112/2008.
Nella nostra nota del 3 aprile abbiamo chiesto di quantificarne l’importo e di utilizzarlo allo scopo indicato dalla legge stessa: il 70% può essere usato per “incentivare la mobilità del personale”, attraverso la contrattazione integrativa.
L’amministrazione si è detta favorevole alla costituzione di questo fondo e a ragionare su come impegnarlo a favore del personale.
Si tratta di alcune decine di migliaia di euro, anche in questo caso una tantum (non sono risorse fisse). Non vanno a incrementare il fondo ma a costituire questo ulteriore ammontare per incentivare la mobilità. Visto che ci sono stati trasferimenti negli ultimi anni e altri se ne prevedono a breve e nel lungo periodo appare uno strumento utile.
Decurtazioni ex art. 67 legge 133/2008 e ex art.9 comma 2 bis legge 122/2010
Le contestazioni sui tagli derivati dalla legge 133 (736mila euro) sono derivate dall’aver riportato nei calcoli la cifra errata del fondo 2010, che è stato decurtato in base alle osservazioni degli organi vigilanti (MEF e FP) di ulteriori 25mila euro, come riportato nella documentazione presente sul sito dell’Istat. Già dal 2010 il taglio imposto dal MEF è pari a 736mila e non 711mila euro.
Sulle contestazioni relative alle circolari del MEF/RGS, che dettano dal 2011 le “istruzioni” agli enti su come operare i tagli al fondo, l’Istat ha dichiarato che non può e non vuole discostarsi dalle indicazioni del ministero vigilante, come peraltro gli altri enti del comparto. L’unica soluzione per contrastare l’interpretazione della legge data dalle circolari del MEF sarà quella legale, applicabile a partire dal “danno” arrecato a un lavoratore quando sarà erogato completamente il salario accessorio del 2011, per poi (forse) vedere riconosciuti i propri diritti dopo il tempo giudiziario.
Sulla proposta di calcolare i lavoratori a tempo determinato nel “personale in servizio” e quindi dentro al fondo al fine di evitare i tagli rispetto alla diminuzione dei lavoratori, abbiamo chiesto chiarimenti all’Istat. Invitiamo l’amministrazione a fare delle simulazioni sull’ipotesi di integrare il personale a tempo determinato all’interno del fondo, portandosi dietro, ovviamente, le risorse proveniente dai relativi progetti. Non siamo certi che questo implichi un beneficio per i lavoratori, ma vale la pena operare un approfondimento. In ogni caso l’Istat deve chiarire una volta per tutte l’equivoco e spiegare il significato di quanto scrive nei suoi atti: ancora nel bilancio di previsione 2015, come abbiamo fatto notare al tavolo, si legge a pagina 41 che il “fondo per il miglioramento dell’efficienza” è pari a “10.733.302 euro, di cui 131.500 per il personale a tempo determinato”. La confusione su questo punto è ancora tanta.
Fondi dei dirigenti
Avevamo chiesto le delibere di costituzione del fondo sia per i dirigenti amministrativi che per quelli tecnici.
Ci è stato risposto che solo per i dirigenti amministrativi di seconda fascia esiste un fondo: quello costituito con la famosa delibera nascosta del 2013, emersa solo dopo la nostra ripetuta richiesta. Abbiamo quindi sostenuto che, pur non essendo presente nel 2010 la dirigenza amministrativa, per analogia il fondo andrebbe decurtato anch’esso in base alla legge. Non si comprende inoltre perché non si costituisca un fondo anno per anno, dopo quella delibera e non siamo affatto convinti che il meccanismo retributivo della dirigenza di I fascia e dei Dirigenti tecnici non doveva portare ad un taglio proporzionale come per il resto dei lavoratori. Secondo l’Istat infatti per i dirigenti amministrativi di prima fascia e i dirigenti tecnici (capi dipartimento e direttore) il trattamento accessorio è individuale e dunque non esiste un vero e proprio fondo. Non sottostanno secondo questa favorevole interpretazione quindi al taglio previsto dall’art. 9 comma 2 bis.