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Razionalizzazione delle sedi ISTAT: molti ritardi, decisionismo su viale Oceano Pacifico

Aggiornamento della situazione dopo l'incontro di giugno scorso

18/02/2016
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Martedì 16 e mercoledì 17 febbraio, in seguito a numerose richieste sindacali, si sono svolti due incontri con l'amministrazione sulla questione delle sedi dell'Istat: il primo con le organizzazioni sindacali, il secondo con le RSU, con un'inedita e interessante riunione in videoconferenza con le sedi territoriali.

Il direttore generale ha illustrato gli aggiornamenti rispetto al piano di razionalizzazione delle sedi presentato a giugno 2015, che è stato inviato al demanio in forma provvisoria, non avendo l'approvazione del Consiglio, e che non è stato quindi ad oggi certificato dal demanio stesso.

Sede unica

Ci sono due aggiornamenti sulla sede unica.

  1. L'Istat ha partecipato l'anno scorso a una raccolta di manifestazioni di interesse “non vincolante” della presidenza del consiglio per la costruzione di uffici, e recentemente è stato inserito nella lista degli enti “eleggibili” presente in un decreto, per un finanziamento di 125 milioni di euro, da restituire pagando il 3% della somma ogni anno all'INAIL come affitto. L'INAIL diventerebbe quindi proprietaria della sede che si costruirebbe a Pietralata.

  2. Il comune di Roma ha chiesto di modificare e aggiornare in base a variazioni urbanistiche intervenute nel 2012 il progetto preliminare della sede unica presentato dall'Istat attraverso il Provveditorato ai lavori pubblici nel 2007. 

A specifica domanda, il direttore generale ha detto che è impossibile stimare i tempi di realizzazione, essendoci molte variabili in gioco, ma che prima di 4 anni è difficile prevedere che si possa realizzare la sede unica. Il finanziamento INAIL è solo una delle ipotesi, potrebbe essere valutato un prestito dalla Cassa depositi e prestiti o un finanziamento privato a fronte di un canone di disponibilità.

Sedi territoriali

Il quadro è stato aggiornato, visto che in alcuni casi si è proceduto al trasferimento, in altri si è deciso di restare nella sede attuale e in altri ancora c'è una situazione intermedia.

A Potenza, Catanzaro, Genova, Ancona, Palermo e Venezia non si prevedono cambiamenti.

A Pescara e Torino è in corso di perfezionamento la decisione, rispettivamente per un immobile FIP a Pescara e una riduzione di affitto a a Torino (con la collaborazione dei lavoratori).

Più indietro la soluzione per Napoli, Milano, Bologna, Trieste, Campobasso, Perugia, Bari e Cagliari. A Napoli e Trieste dovrebbe essere stato selezionato un immobile INAIL, a Bari è in corso una lentissima “trattativa” per un ufficio dell'università, a Bologna si sarebbe trovata una soluzione condivisa con i dipendenti. A Campobasso la proprietà non vuole rinnovare il contratto ed è in corso una ricerca sul mercato (non ci sono sedi pubbliche idonee), a Cagliari è in corso una “partita a tre” che potrebbe risolversi tra marzo e aprile. A Perugia è in corso una ricerca di sedi pubbliche, visto che la proprietà non vuole rinnovare l'affitto da luglio prossimo. A Milano la sede dovrà essere abbandonata tra fine 2016 e inizio 2017 ed è in corso una ricerca sul mercato.

Sedi romane

Nella sede storica di via Balbo 16 sono in corso i lavori al 3° piano, la cui fine è prevista per quest'estate, con notevole ritardo rispetto alle previsioni del 2015. E' inoltre stata scartata l'ipotesi di costruzione della scala antincendio nel cortile, avendo l'Istat ottenuto un “via libera” dai vigili del fuoco per ottenere la stessa capienza attraverso altri “strumenti tecnici”. Questa notizia lascia davvero perplessi, dopo che le prescrizioni dei vigili di qualche anno fa – che portarono al trasferimento emergenziale di un gruppo di lavoratori a via Tuscolana – su questo punto non sembravano derogabili. L'Istat è comunque in attesa dell'approvazione definitiva da parte del Comitato di garanzia regionale.

Per la sede di via Depretis 77, l'Istat ha fatto preventivamente una ricerca di sedi, e avendo ricevuto una nuova offerta dal vecchio proprietario, ha rinnovato il contratto di affitto per 6 anni con un ribasso del 10%.

La proprietà della sede di via Torino ha invece deciso di non rinnovare l'affitto e ha dato tempo fino a giugno per lasciare la sede, che ad oggi ospita circa 100 colleghi.

La sede di via Balbo 39 sarebbe pronta ad aprile e – dopo qualche settimana per l'allestimento – potrebbe essere usata già da maggio-giugno per i primi trasferimenti, che dovrebbero, secondo i piani dell'amministrazione, avvenire dalla sede di via Torino e da una parte dei colleghi di viale Oceano Pacifico.

Per la sede di viale Oceano Pacifico si è deciso definitivamente per la dismissione. Nel “nuovo” piano ci sarebbero due opzioni, ovvero quella “originaria” di distribuzione del personale sulle sedi centrali e via Tuscolana (attraverso la costruzione di nuovi spazi nella sede), e l'ipotesi nuova, che porterebbe tutto il personale di viale Oceano Pacifico (a parte 20 persone circa a via Tuscolana) al centro: una parte andrebbe in una nuova sede su 5 piani, di proprietà INAIL, a via San Nicola da Tolentino, una traversa di via Bissolati nella zona di Piazza Barberini. Questa sede, che sarebbe pronta 4-5 mesi dopo l'eventuale firma del contratto di locazione, può ospitare un massimo di 210 persone. E' stata trovata, secondo il documento dell'amministrazione, in seguito a una ricerca sul portale dell'Agenzia del demanio PALOMA, evidentemente successiva alla ricerca di sedi sostitutiva della sede di via Depretis 77... La sede, in quanto di proprietà pubblica, ha uno sconto sulla locazione del 30%, il canone dovrà comunque essere eventualmente sottoposto al controllo di congruità da parte del Demanio.

Per la sede di Tuscolana non sono stati concordati ad oggi lavori di ampliamento e quelli per la mensa sono in attesa, ancora, del parere e delle modifiche della ASL sul progetto. La realizzazione dei lavori è stimata per quest'estate.

Risparmi da part time

Come chiesto dalla FLC CGIL più volte nel corso del 2015, l'Istat dovrebbe iniziare un ragionamento sull'utilizzo dei risparmi da part time per l'incentivazione della mobilità fra le sedi. Per valutare le ipotesi il direttore generale ha annunciato che sarà costituito un gruppo di lavoro che in 2 mesi dovrebbe concludere i lavori. Ricordiamo che la legge prevede che sia la contrattazione integrativa a definire l'utilizzo di quelle risorse e non l'amministrazione unilateralmente. Il Direttore generale ha comunque ribadito che sarebbe sua intenzione (ma ancora deve verificarne la fattibilità!) usare quelle risorse per finanziare l'abbonamento ai mezzi pubblici per tutti i dipendenti.


La “centralità”

Il direttore generale ha sostenuto che dietro il piano di razionalizzazione delle sedi, oltre alle disposizioni di legge che impongono un risparmio nelle locazioni (che comunque non sarebbe raggiunto pienamente neanche se il piano fosse rispettato completamente), c'è anche una scelta strategica dell'Istituto: quella della “centralità”, ovvero, nell'attesa della sede unica, il “posizionamento” di circa due terzi dei dipendenti in sedi limitrofe, accanto al polo centrale. La vicinanza tra i dipendenti favorirebbe le interazioni nel lavoro e i possibili spostamenti dovuti alla modernizzazione.

E' da notare che non sembra esserci una vera strategia, non essendo ancora definiti i contorni della modernizzazione, quindi la “centralità” servirebbe a potere spostare più tranquillamente le persone da una struttura all'altra, man mano che si definiranno le effettive risultanze organizzative della riorganizzazione: certo non una visione lungimirante.

Abbiamo ricordato che lo schema di decentramento territoriale attuale è il risultato di una scelta politica ed organizzativa dell'amministrazione che ha origine negli anni '70 e che non è stata una scelta dei dipendenti in base all'abitazione, che anzi è seguita all'assetto organizzativo dell'Istituto. E' un sistema che, sia pure con delle limitazioni, è ancora efficiente, come dimostra l'alta soddisfazione di gran parte del personale per l'ubicazione della propria sede indicata nel questionario di dicembre.

Cercare di conciliare le esigenze della produzione con quelle del personale dovrebbe essere un'esigenza anche dell'amministrazione, non solo delle organizzazioni sindacali. Peraltro il benessere del personale – nel progetto di modernizzazione – è indicato come obiettivo specifico della direzione generale.

Abbiamo ribadito che da anni è stata abolita la mobilità a richiesta e che con la modernizzazione in via di definizione dovrebbero essere chiarite primariamente proprio le modalità con le quali si intende promuovere la mobilità dei lavoratori tra le strutture.

E' vero che avere tutti i dipendenti in una sola sede potrebbe rappresentare un valore aggiunto (meno che in passato: la tecnologia oggi consente di lavorare a distanza), soprattutto se la sede ha i necessari servizi, ed è la ragione per cui abbiamo chiesto già lo scorso giugno di scartare l'idea di ingrandire la sede di via Tuscolana e per cui appare assurdo che ancora oggi questa opzione rimanga come “ipotesi A” del piano, ma – a parte la sede unica – il piano attuale ha forti limiti su questo punto:

  • Le sedi “centrali” sono vicine, ma quella di Barberini sarebbe a 1 chilometro di distanza, ovvero non esattamente “limitrofa”. Esisterebbero dei tempi di percorrenza, ovviamente minori rispetto a una sede all'EUR, ma non trascurabili.

  • Si sceglie di accentrare proprio il personale di viale Oceano Pacifico, che solo 5 anni fa ha affrontato un travagliato trasferimento da via Ravà e che rischia quindi di fare tre tralochi in 10 anni.

  • Non è previsto il rientro in sede centrale dei servizi e dei relativi lavoratori spostati a Tuscolana nel 2013 e nel 2015 in via emergenziale.

I numeri

I numeri non tornano. In particolare il piano B, l'unico che valga la pena considerare, prevede che alla fine dello spostamento ci siano 567 postazioni a via Balbo 16, 135 a via Depretis 74, 250 a viale Liegi, 95 a via Depretis 77, 260 a via Balbo 39, 416 a via Tuscolana e 210 a via San Nicola da Tolentino. In totale sono 1.933 postazioni, a fronte di 1.937 dipendenti in servizio. Insomma: si sfrutterebbe ogni singola postazione, non considerando quindi ospiti, collaboratori fissi e non, personale delle ditte, nuove assunzioni, ecc. E' evidente che mancano almeno 50-60 posti.

A questo si potrebbe forse ovviare con un serio progetto di desk sharing, ma sul telelavoro e lo smartwork il direttore generale si è limitato a ripetere che l'unica call che forse partirà a breve è quella per “gravi disagi” (e abbiamo invece ripetuto che per le persone con questo tipo di problemi non serve la call, ma va immediatamente recepita la domanda e collocata la persona in telelavoro se rispetta i requisiti) e che invece per avere un nuovo regolamento si avvierà un ulteriore gruppo di lavoro che avrà durata di almeno 3-4 mesi... Il direttore generale ha però annunciato che esiste l'idea di portare l'aria diretta nella “cupola” di via Balbo.

I costi

Nel piano dell'amministrazione non è presente una valutazione corretta dei costi. Non è assolutamente chiaro se i costi sono calcolati a inizio o fine anno, o se si tratta di una media. Si contesta la “prescrizione” del demanio sui metri quadri da ridurre, ma invece non si dice nulla sulla cifra totale da risparmiare, che non include gli 800mila euro aggiuntivi per la sede di viale Oceano Pacifico che (non) dovrebbero scattare quest'anno, sui quali però il direttore generale ha detto di non avere ancora fatto passaggi ufficiali.

Sull'investimento compiuto sulla sede di viale Oceano Pacifico e il contenzioso con la proprietà non è stato dato alcun dato, così come sull'enorme spesa milionaria sostenuta per il CED che si trova a viale Oceano Pacifico, il cui destino è del tutto oscuro e che era stato collocato nella sede dell'EUR per rispettare una scelta di non prossimità territoriale rispetto al CED di via Balbo. Non vorremmo che per ovviare al "problema" si esternalizzi un servizio che il personale è perfettamente in grado di gestire e che è costato così tanto all'Istituto!

Si parla di un risparmio di circa 1 milione di euro in “costi indiretti” abbandonando la sede di viale Oceano Pacifico, ma non si calcolano quelli delle nuove sedi.

Ad esempio ci sono quelli legati alla mensa e ai servizi. Né la sede di via Balbo 39 né quella di via San Nicola da Tolentino sono dotate di spazi per il pranzo. La mensa di via Balbo, che risulta quella con più lamentele per la fila dal questionario compilato a dicembre dal personale, dovrebbe quindi accogliere 500 ulteriori potenziali “clienti”, tra cui una parte proveniente da una distanza di un chilometro (in codice 250?).


L'ipotesi C

La proposta sindacale, che è stata portata al tavolo da tutte le organizzazioni sindacali e da tutti i rappresentanti RSU, è quella di inserire nel piano, al posto della nuova sede di piazza Barberini, una sede nella zona Sud Ovest di Roma, intorno a cui gravitano almeno 250-300 persone. Nell'attesa della sede unica questa appare infatti una soluzione che potrebbe al contempo venire incontro alle richieste dei lavoratori e al miglioramento della qualità della loro vita, garantendo un tempo di percorrenza casa-lavoro accettabile, migliorandone quindi l'efficienza sul lavoro, e a risolvere molte altre criticità.

La sede di via Balbo 39 e quella di via Balbo 16 insieme potrebbero infatti ospitare circa 360 persone, corrispondenti a quelle oggi in servizio a via Torino, a una parte di quelle di viale Oceano Pacifico e a quelle trasferite d'urgenza negli scorsi anni a via Tuscolana.

Ricordiamo che una parte consistente del personale che oggi lavora a viale Oceano Pacifico risiede nei quartieri costruiti intorno alle vie che portano a Ostia, serviti da mezzi pubblici notoriamente inefficienti.

Si avrebbe comunque un accentramento, anche se più graduale: oltre metà del personale sarebbe infatti collocato nel “polo centrale”.

Questa soluzione potrebbe inoltre corrispondere anche a un risparmio. Non crediamo possibile che una sede nella zona di Roma Sud Ovest possa infatti essere mediamente più costosa rispetto alla zona di piazza Barberini...

In generale, ci sembra che il punto centrale sia il legame tra modernizzazione, nuove strutture organizzative e sedi. Non sembra esserci alcun legame ad oggi tra le questioni organizzative e quelle logistiche, se non la "comodità" di collocare gran parte del personale di Roma al centro di Roma, in modo poi da ricollocarlo quando le strutture organizzative saranno definite, mentre a buon senso dovrebbe avvenire il contrario e dovrebbe essere previsto un grande processo di mobilità volontaria a valle della riorganizzazione.

Il direttore generale si è detto disponibile a portare al Consiglio, che si svolgerà lunedì 22, la proposta proveniente dai sindacati e dai rappresentanti RSU di Roma, pur senza mostrare molta convinzione.

Le organizzazioni sindacali Flc Cgil, Fir Cisl, Uil Rua e Anpri hanno indetto una prima assemblea a viale Oceano Pacifico nella stanza 139 giovedì 18 febbraio alle 10.30. L'assemblea, molto partecipata, ha deciso di riconvocarsi lunedì 22 a via Balbo dalle 10.30 in aula magna.

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