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Lavoro a distanza e benefici assistenziali, resoconto dell'incontro all'Istat del 24 novembre 2022

Si registra un atteggiamento di disponibilità al confronto

28/11/2022
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Giovedì 24 novembre 2022 si è svolto un incontro tra sindacati e amministrazione sul lavoro a distanza.

L’amministrazione propende per mantenere sostanzialmente l’attuale gestione del lavoro agile (con massimo 20 giorni a bimestre) anche per il 2023, nelle more del rinnovo del CCNL. 

Abbiamo chiesto di allungare il periodo di calcolo (attualmente bimestrale) e di consentire la frazionabilità di un numero maggiore di giornate. Nella proposta dell’amministrazione il lavoro agile è incompatibile con il lavoro da remoto e con il telelavoro, non con il part-time, come era invece ipotizzato nella bozza di nuovo regolamento dell’orario di lavoro.

Il lavoro da remoto potrebbe essere esteso anche a altro personale oltre ai turnisti “impegnato in tipologie di attività previamente individuate dall’amministrazione, che richiedono un presidio costante e la continua operatività dei processi”.  Abbiamo detto che il lavoratore deve poter chiedere autonomamente di passare al lavoro da remoto, che peraltro potrebbe essere usato anche per i periodi di picchi di produzione, per valorizzare il lavoro straordinario. In ogni caso almeno al lavoro da remoto deve essere associato il buono pasto. Non è accettabile che le giornate massime di lavoro a distanza in questo caso siano decise unilateralmente dal dirigente. Sul buono pasto per il lavoro da remoto c’è un’apertura da parte dell’amministrazione, non per il lavoro agile.

Il telelavoro ordinario sarebbe soppresso, mentre rimarrebbe quello speciale, per le categorie di lavoratori che ne hanno diritto oggi. Abbiamo proposto di mantenere il telelavoro ordinario o di sostituirlo con un lavoro agile "evolutivo" che preveda più di 20 giornate a bimestre, cosa che potrebbe valere anche per il telelavoro speciale, che va comunque esteso a più categorie, ad esempio al personale “fragile”, che al 31 dicembre, se non c’è una proroga di legge, sarebbe costretto a rientrare in ufficio come tutti. Il direttore generale ha assicurato che comunque al 31 dicembre ci sarà una “transizione” e non si passerà da un giorno all’altro dal telelavoro ordinario al nulla. Sulle nostre proposte “evolutive” di lavoro a distanza, l’amministrazione ha dato disponibilità a un ragionamento.

Verrebbe normato il lavoro presso una sede territoriale di colleghi che formalmente sono inquadrati in una struttura “romana”.  Abbiamo chiesto di prevedere la stessa cosa al contrario (lavoratori inquadrati in servizi territoriali che prestano servizio a Roma) e di iniziare sperimentazioni di coworking, anche in collaborazione con altri enti. Inoltre abbiamo chiesto di non prevedere una call ma di far partire la procedura su domanda del dipendente.

Sull'argomento del lavoro a distanza abbiamo registrato un atteggiamento della delegazione dell’amministrazione diverso dai tavoli precedenti, più incline a un vero confronto. Vedremo se la prossima riunione sarà convocata in tempi brevi e con aggiornamenti positivi, rispetto alle proposte sindacali.

Si va inoltre verso la firma dell'ipotesi di accordo sui benefici assistenziali del 2020, cercando di recuperare qualche mese rispetto allo storico ritardo riguardante l’argomento.

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