Nella mattinata di giovedì è stata inviata dall’amministrazione una bozza di ipotesi di accordo sulla distribuzione del fondo costruito con i “risparmi” derivanti dalla mancata erogazione dei buoni pasto nel 2020. Nelle premesse dell’accordo si chiarisce che durante il 2020 c’è stata una perdita economica per i dipendenti che hanno lavorato da remoto, che hanno dovuto far fronte ad “alcune spese, di carattere generale, che normalmente competono al datore di lavoro in quanto funzionali all’effettuazione della prestazione lavorativa”. Anche chi ha lavorato in presenza ha avuto aggravi economici “legati, tra l’altro, alla necessità di utilizzare prevalentemente il mezzo proprio in luogo dei mezzi di trasporto pubblici nonché all’impossibilità di fruire dei servizi di ristorazione interni, meno cari di quelli esterni”.
In base a queste premesse, durante l’incontro sono state fatte diverse ipotesi di distribuzione di un “sussidio”, dividendo in due fasce il personale: chi ha lavorato mediamente almeno 3 giorni a settimana da remoto (che dovrebbe ottenere un sussidio maggiore), e chi meno (che dovrebbe avere un minore sussidio, avendo già ottenuto almeno in parte il buono pasto).
Abbiamo chiesto di provare a dividere il personale in più fasce, di semplificare al massimo la procedura di “richiesta” del contributo (per esempio prevedendo un semplice “clic” sulla Intranet), di inserire nell’accordo un termine per la conclusione della procedura e l’erogazione del sussidio. Nei prossimi giorni ci aspettiamo quindi una nuova proposta sulla quale ragionare, insieme alle altre organizzazioni sindacali.