In occasione dell’incontro di giovedì scorso, l’amministrazione ha illustrato i 4 elementi sui quali si sta orientando per la costruzione di un “modello” di lavoro agile organizzato nel prossimo futuro, che ha come criterio fondante quello della prevalenza.
I quattro elementi sono:
la durata dell’accordo individuale (6 mesi, 8 mesi o 9 mesi)
la base di calcolo per il numero di giornate in lavoro agile (1, 2 o 3 mesi)
la presenza di una soglia massima di giorni di lavoro agile mensile (12 o 14)
la possibilità di fruire di una parte di giorni di lavoro agile frazionati “a mezza giornata” (2 al mese, 5 in 3 mesi)
Sulla base di questi elementi i “modelli” proposti dall’amministrazione sono tre:
accordo individuale da maggio a dicembre, con calcolo mensile delle giornate di lavoro agile (fino al 49%, circa 10), delle quali al massimo 2 frazionabili in 4 “mezze giornate”
accordo individuale da maggio a ottobre, con calcolo trimestrale delle giornate di lavoro agile (fino al 49%, circa 30), con un massimo di 14 giorni fruibili al mese e nessuna frazionabilità giornaliera
accordo individuale da maggio a gennaio 2023, con calcolo trimestrale delle giornate di lavoro agile (fino al 49%, circa 30), un massimo di 12 giorni fruibili al mese e un massimo di 5 giornate a trimestre frazionabili in 10 “mezza giornate”.
Nel nostro intervento abbiamo ribadito che l'Istat è un ente di ricerca e che l’orario di lavoro flessibile previsto dal nostro CCNL non è una concessione ai dipendenti, ma quello che si adatta alle attività che si svolgono dentro un ente di ricerca. Secondo noi il lavoro agile negli enti di ricerca è una forma di lavoro ordinaria, per come è scritto l'articolo 58 del contratto nazionale 1998-2001: non si può trattare un ente di ricerca come un ente locale o un ministero, tanto meno un ospedale o una scuola!
Per questo continuiamo a ribadire che il criterio della prevalenza non deve essere considerato vincolante per il nostro istituto e condividiamo lo spirito del testo del Pola approvato l'anno scorso e ancora di più del regolamento che era stato predisposto in bozza e successivamente stralciato dall’amministrazione: il lavoro agile applicato all'Istat deve fondarsi innanzitutto sulla fiducia tra colleghi.
Per questo ci aspettiamo che, a prescindere da tutto, il documento che sarà portato al consiglio manterrà le premesse per un lavoro agile non imbrigliato da prevalenze e vincoli inutili e dannosi. E per questo abbiamo continuato a chiedere di prevedere anche deroghe diffuse su base volontaria al principio di prevalenza, tra cui il lavoro agile frazionato.
Rispetto al quadro e ai modelli illustrati dall'amministrazione, abbiamo chiesto uno sforzo per ampliare la flessibilità e non diminuirla attraverso soglie inutili e vincoli ulteriori. Chiediamo un “quarto” modello che adotti la massima flessibilità, con una plurimensilità ampia (almeno 4 mesi, che sono quelli previsti dal CCNL per il recupero di debiti e crediti orari dei I-III), con la frazionabilità estesa a tutti i giorni di lavoro agile e soprattutto senza alcuna “soglia massima” mensile! A tal proposito, rileviamo che quest’ultimo vincolo è stato inserito dall’amministrazione solo nell’ultimo incontro senza nessuna premessa nei giorni passati! Secondo noi, è un istituto che rischia solo di appesantire la burocrazia e di non aiutare né la conciliazione vita-lavoro, né la programmazione delle attività, e che sembra legato al concetto di presenza come unica modalità di lavoro, oltre ad essere in contrasto con le norme contrattuali.
Abbiamo sostenuto che anche nel quadro attuale devono essere previste ampie deroghe, per i più svariati motivi, al principio di prevalenza, aggiuntive a quelle per motivi “logistici”, nel periodo che ci separa dal rinnovo del contratto nazionale di lavoro.
Abbiamo ribadito che il lavoro da remoto va riconosciuto nelle more dell’approvazione del contratto integrativo 2022 come una possibilità almeno per i turnisti, visto che nessuna norma contrattuale lo vieta.
Abbiamo chiesto che sia previsto il codice 605 (in aggiunta al 603) nei casi in cui, come sta succedendo nelle sedi territoriali, si debba provvedere alla chiusura per motivi non scritti e irragionevoli: la scelta di chiudere se non ci sono almeno tre persone presenti va modulata a seconda del numero effettivo di dipendenti della sede e deve tenere conto della presenza di meccanismi tecnologici che in varie sedi sono stati acquisiti per la sicurezza del cosiddetto uomo solo (e che dovrebbero essere presenti ovunque!).
Abbiamo infine segnalato le notizie di stampa che annunciano la creazione di una società privata a partecipazione pubblica dal nome “3-I SPA”. Secondo quanto si legge, da un’idea dell’INPS il governo avrebbe creato, con il DL del 13 aprile, una società “per lo sviluppo, la manutenzione e la gestione di soluzioni software e di servizi informatici a favore degli enti previdenziali delle pubbliche amministrazioni centrali”. Sarebbe quindi “la prima software house pubblica a servizio del welfare”. Abbiamo chiesto alla delegazione dell’amministrazione cosa significhi e quali implicazioni abbia per l’informatica del nostro ente, visto che le “3 I” della società prenderebbero il nome dalle iniziali di INPS, INAIL e ISTAT.
Il direttore generale ha raccolto le osservazioni sindacali sul lavoro agile (senza fornire riscontri positivi o negativi), ma non è chiaro se prima del consiglio di venerdì 22 aprile che dovrebbe approvare il PIAO (anche se lo stesso Decreto Legge del 13 aprile ne avrebbe posticipato la scadenza al 30 giugno) ci sarà un ulteriore momento di confronto sindacale. Mercoledì 20 aprile alle 17 si svolgerà un incontro sul salario accessorio 2022 (che contiene anche un passaggio sul lavoro da remoto per i turnisti) e sul Piano dei fabbisogni. Non è quindi al momento previsto un “protocollo d’intesa” o un “verbale di confronto” sul lavoro a distanza dopo il 30 aprile.
Il direttore generale non ha inoltre fornito alcun dettaglio sulla preoccupante notizia riguardante la società 3-I, rinviando a un’informativa quando sarà pubblicato il testo ufficiale del Decreto legge.
Nel frattempo venerdì si è svolta una partecipata assemblea unitaria del personale, che ha prodotto un ordine del giorno chiaro, che invita servizi e direzioni a riunirsi mercoledì 20 aprile coinvolgendo i dirigenti sul tema del lavoro a distanza (e avvisando le organizzazioni sindacali), come già hanno fatto alcuni servizi della DCCI, o come è già in programma per la DCAT, che sarà in assemblea mercoledì alle 15. E’ stata indetta assemblea da remoto per tutto il giorno di mercoledì 20 aprile dalle 9 alle 19, per dare copertura a qualsiasi iniziativa di questo tipo. Per giovedì e venerdì - in mancanza di segnali positivi dall’amministrazione - sono previste nuove assemblee in presenza presso la sede centrale.