Mercoledì 6 marzo la società Mobil Rama, proprietaria della sede di via Tuscolana, ha transennato parte del parcheggio, la cui locazione è contestata. Immediatamente è stata convocata un’assemblea molto partecipata, che ha chiesto al capo servizio del CDG, Cerasoli, di venire a Tuscolana, dove si è svolto un incontro in assemblea nel pomeriggio.
I lavoratori hanno chiesto di riaprire le transenne e una convocazione delle rappresentanze del personale prima del 20 marzo, giorno in cui si terrà il Consiglio, che dovrà decidere sull’ampliamento del parcheggio.
Le transenne sono state rimosse il giorno dopo, giovedì 7 marzo, per ora fino a fine mese.
Uno dei responsabili di sede ha inviato venerdì 8 l’invito al personale della sede a partecipare a un “referendum” sui titolari della fruizione dell’attuale parcheggio (personale interno o anche lavoratori delle ditte in appalto e consulenti), nel caso in cui il Consiglio non dovesse accettare la soluzione di ampliamento proposta dall’amministrazione.
Riteniamo che l’iniziativa “referendaria” proposta non sia condivisibile, perché delegittima la petizione già firmata da numerosi colleghi negli scorsi giorni e divide i colleghi della sede di via Tuscolana che hanno espresso unitariamente in assemblea la forte richiesta di aumentare i posti auto disponibili nel parcheggio, mentre il dottor Cerasoli chiedeva provocatoriamente quale fosse il numero “giusto” di parcheggi per la sede. Il "referendum" parte inoltre da una ipotesi a ribasso di cui è sbagliata la tempistica, con modalità non condivise con la RSU, con i sindacati e con l’assemblea dei lavoratori. Chiunque può giudicare infine la “democraticità” di un “referendum” che si attua inviando un’email ad un’unica persona.
Una simile iniziativa è per noi quindi priva di alcuna validità.
Negli scorsi anni due sono stati i pilastri della gestione delle sedi romane, ovviamente oltre al "risparmio": lo spostamento di più persone possibile nel "polo centrale" e l'impossibilità di separare le "strutture" (l'unitarietà dei servizi) su più sedi. Queste due idee sono forse cambiate? Chi lo ha deciso?
Il rischio è che da una politica in gran parte non condivisibile ma esplicita si passi a una gestione alla giornata delle sedi romane dell'Istat L'unica continuità è quella del "risparmio", ovviamente sempre a carico dei lavoratori.
Qui abbiamo sintetizzato in uno schema le “fasi” della politica delle sedi Istat negli scorsi anni.
Proprio in questi giorni, peraltro, si è compiuto il primo step verso la "sede unica" dell'Istat a Pietralata. Sono stati infatti dichiarati i progetti "vincitori" del concorso lanciato lo scorso anno.
In mancanza di un confronto preventivo, crediamo che sia necessario esprimere le preoccupazioni del personale direttamente in assemblea il giorno del Consiglio, il 20 marzo.