Ci aspettiamo che ci sia lo spazio per un confronto preventivo con le organizzazioni sindacali e con il personale.
Dopo la parola “continuità” nel primo messaggio del presidente Blangiardo ai dipendenti dell’Istat, che aveva fatto pensare all’intenzione di non operare un nuovo scombussolamento organizzativo dell’Istat mentre ancora si stava cercando di uscire da una lunga fase di transizione, si sono susseguiti segnali in tutt’altra direzione.
Al di là dell’uscita dall’Istituto dell’ex direttore del DIRM Fiorespino e dell’ex direttore generale Antonucci (due delle tre figure apicali principali dopo il presidente), dopo l’approvazione del regolamento di organizzazione, che prevede l’adozione da parte del Consiglio dei nuovi atti organizzativi generali (le delibere che decidono quali dipartimenti, direzioni e servizi ci sono all’Istat e quali funzioni svolgono) “entro centocinquanta giorni dalla data di entrata in vigore”, molte lavoratrici e lavoratori, a tutti i livelli, hanno cominciato a vedere vicina una nuova riorganizzazione.
La modernizzazione del 2015-2016 non ha funzionato, soprattutto nella sua applicazione, come evidenziato anche dall’indagine che abbiamo promosso come FLC CGIL.
Le maggiori difficoltà dell’attuale organizzazione riguardano, come noto, il rapporto tra raccolta dati e produzione, dove mancano figure di raccordo, e persistono ridondanze e competizioni, l’informatica, che – separata completamente dalla produzione – è stata spesso relegata a un ruolo meramente esecutivo mentre si affidano a consulenti alcune attività che erano svolte dai colleghi, senza una ragione che non sia lo sperpero di denaro pubblico, gli uffici territoriali, per l’ennesima volta riorganizzati con una geografia insensata, al solo scopo di “fare cassa” sulle poltrone da aumentare a Roma.
Se il nuovo presidente ha intenzione di correggere quello che non funziona, siamo i primi a essere d’accordo. Se invece si vuole usare la nuova “riorganizzazione” per giustificare un semplice cambio di persone ai vertici, ci troveremmo davanti a un’operazione che metterebbe ancora più a rischio le attività, già rese difficili dai numerosi problemi organizzativi che hanno fatto crescere, in molti settori, una forte demotivazione del personale che comunque continua a garantire la riuscita degli obiettivi.
Quello che è necessario è un confronto con il personale e le organizzazioni sindacali, che è mancato totalmente nella gestione Alleva.
La sentenza del TAR sullo Statuto parla chiaro: l’Istat deve garantire la partecipazione dei suoi lavoratori alle decisioni, che se sono calate dall’alto hanno respiro corto. Chiediamo quindi un incontro con presidente e direttore generale prima che sia presa qualsiasi decisione.
FLC CGIL ISTAT, 28 giugno 2019