Tra mille difficoltà, è stato pubblicato il comunicato di avvio del lavoro agile, e il 17 febbraio è partito il primo gruppo.
Ci giungono segnalazioni di comportamenti molto difformi tra direzioni e, in alcuni casi, tra servizi, non solo per quanto riguarda il numero di giorni massimo “accordato”, ma anche sui tempi.
Con la scusa della necessità delle dotazioni software che la direzione informatica non è in grado di garantire immediatamente a tutti, la DCAT, questa mattina – a due giorni dalla data fissata per l’invio alla DCRU degli accordi, ha fatto sapere ai dipendenti che due terzi delle domande della direzione sarebbero state respinte o, secondo un’interpretazione più benevola, sospese in attesa dell’autorizzazione dalla DCIT. L’intento, nemmeno troppo velato, è chiaro: boicottare l’avvio della sperimentazione per tutti.
La questione della VDI è nota da mesi, se ne è parlato estesamente ai tavoli sindacali e in numerose riunioni tra direttori e dirigenti dell’Istituto, e in nessun caso può fornire la motivazione a un direttore per impedire a una parte del personale di accedere alla sperimentazione del lavoro agile, peraltro senza parlare con i dipendenti che hanno fatto domanda, ed in modo del tutto arbitrario.
Mentre nella gran parte delle direzioni si è cercato, con il buon senso, di andare incontro alla richiesta della DCIT di moderare l’implementazione immediata e massiva di VDI, in un numero esiguo di casi il direttore vorrebbe furbescamente usare la questione tecnica per impedire l’avvio della sperimentazione alla maggioranza dei propri dipendenti.
I direttori avevano la possibilità di partecipare alla sperimentazione con un solo servizio (e nessuno lo ha fortunatamente deciso). Possono, purtroppo, accordare un numero massimo di giorni inferiore a 4 in base a esigenze organizzative. Possono inoltre negare di volta in volta, motivandolo, la giornata di lavoro agile richiesta. Infine possono contingentare per bisogni straordinari limitati nel tempo l’utilizzo dello smartwork. Avevano ed hanno quindi un’enorme possibilità di intervento, secondo noi eccessiva: è uno dei punti che dovrebbe essere superato dopo la sperimentazione.
Quello che non potevano e non possono fare è, all’ultimo momento, utilizzare stratagemmi e trucchetti per negare alla base la partecipazione a una parte di chi ha fatto istanza.
Elenchiamo alcune altre questioni che in ordine sparso alcuni dirigenti stanno inventando sul lavoro agile, sulle quali chiediamo che l’amministrazione faccia definitivamente chiarezza sgomberando il campo dalle interpretazioni fai da te:
- Nell’accordo bisognerebbe definire un luogo fisso dove si svolge il lavoro agile del dipendente, mentre è chiaro che è cura del lavoratore, di volta in volta, scegliere una postazione idonea.
- Il lavoro agile sarebbe una prerogativa esclusiva dei dipendenti dei livelli IV-VIII perché hanno un orario di lavoro meno flessibile: è evidente che questa idea geniale non ha nessuna possibilità di essere portata avanti.
- Troppe giornate di lavoro agile bloccherebbero le attività: come se lavorare in un luogo diverso dall’ufficio significasse stare in ferie.
- Occorrerebbe deviare le telefonate dall’ufficio alle utenze private, violando quindi il diritto alla disconnessione.
- Per quanto riguarda i 2 giorni “straordinari” ci sarebbero già delle “tipizzazioni” a cura di singoli dirigenti, mentre è stato già chiarito che al momento non sono state definite, e che è proprio uno dei punti che saranno valutati attraverso la sperimentazione.
- Per “monitorare” le attività alcuni dirigenti stanno proponendo soluzioni “innovative”, come report quotidiani dell’attività svolta…
- Alcuni dirigenti stanno manifestando per la prima volta, proprio ora, la necessità di fare riunioni di servizio ogni settimana.
Ci aspettiamo quindi che venerdì 21 febbraio tutte le richieste inviate si trasformino in accordi siglati dai direttori e che il 2 marzo parta effettivamente la sperimentazione per tutti coloro che hanno fatto richiesta. I direttori che stanno costruendo ostacoli, forse perché ritengono che non si possa lavorare fuori dall’ufficio, dimostrano solamente di avere una visione distorta di questi strumenti, scarsa fiducia nei propri lavoratori, e paura del futuro.