Dopo mesi di attesa si sblocca, finalmente, l'applicazione delle progressioni ex art. 54 CCNL 1998-2001.
La FLC CGIL (che sull'accordo ha anche indetto un referendum, conclusosi con oltre il 90% dei sì fra i circa 600 lavoratori che hanno partecipato) l'ha sempre sostenuto: non c'è mai stato nessun impedimento formale all'applicazione dell'accordo siglato lo scorso 8 aprile. Finalmente il Consiglio ha dato riscontro all'ennesima sollecitazione della nostra organizzazione e, stante il nulla osta dei ministeri vigilanti, ha approvato la variazione di bilancio necessaria all'attuazione dell'accordo. Si è così risolta l' impasse creata per responsabilità dei vertici dell'ISTAT che, in concomitanza con il brutale attacco portato dalla manovra economica del governo Berlusconi al reddito dei lavoratori pubblici, hanno portato in Consiglio un "dibattito" tutto interno al Collegio dei revisori, peraltro mai ufficializzato con un documento formale.
È ora necessaria una rapida e puntuale applicazione, velocizzando al massimo il processo, in modo che l'accordo, dopo la sottoscrizione, raggiunga effettivamente il risultato prefissato, facendo scorrere immediatamente le graduatorie e impegnando tutte le risorse necessarie per effettuare il nuovo concorso in tempi strettissimi (per evitare la mannaia del blocco degli aumenti previsto dalla manovra). La FLC CGIL ritiene fondamentale il rispetto anche della seconda parte dell'accordo, che impegna l'amministrazione a un ulteriore ampliamento dei posti.
Consapevoli delle difficoltà politiche, sapevamo che, così com'era stato pensato, l'accordo doveva passare. A tal proposito stupisce l'atteggiamento di quelle organizzazioni sindacali (UIL) che, mentre a livello nazionale firmano e accettano da due anni a questa parte accordi che strangolano i pubblici dipendenti, arrivando addirittura a definire "equa" la manovra economica del governo, si ritrovano, paradossalmente, a sostenere negli enti posizioni completamente demagogiche.
Pur soddisfatti del fatto che si sia riusciti a impedire l'ennesimo abuso sulla pelle dei lavoratori, apprendiamo da questa vicenda che l'ISTAT è, di fatto, a perenne rischio di perdita della propria autonomia, stretto fra la morsa governativa fatta di tagli e ingerenze e una scarsa capacità di smarcarsi da parte dell'amministrazione dell'ente.
Roma, 12 luglio 2010