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ISTAT, presentiamo i candidati RSU: Valentina Talucci

Intervista alla candidata per il polo di Roma nella lista FLC CGIL.

22/02/2012
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vale_se_non_ora_quandoCiao Valentina, quando sei entrata all'Istat?

Il mio primo rapporto con l'Istat risale al 2002, con uno stage. Ho attraversato tutte le tappe: co.co.co. nel 2003, tempo determinato nel 2006, tempo indeterminato nel 2008.

Ho iniziato a lavorare all’Istat a 26 anni con l’obiettivo di diventare una ricercatrice ma al tempo stesso di trovare una stabilità lavorativa. Il mio percorso di lavoro e formazione post-universitaria si è avvicinato molto a questi obiettivi, ma non pienamente. Infatti come precaria avevo un profilo di ricerca, ma il concorso che ho potuto fare a tempo indeterminato nel 2004 (l'ultimo che si è svolto) era per un profilo da diplomata, e nel 2008 sono stata assunta come Cter. Quindi la mia vita lavorativa si è caratterizzata dai due aspetti dominanti nel mondo della ricerca degli ultimi anni: la precarietà e il sottoinquadramento. L’Istat in questi anni mi ha formato molto e il mio lavoro è diventato sempre più lavoro di ricerca, sebbene svolto in un inquadramento inferiore rispetto sia alle attività svolte che alla formazione conseguita.

Perché ti sei candidata per la prima volta alle RSU?

Ho deciso di candidarmi alle RSU per due ragioni. La prima è che credo profondamente nel ruolo fondamentale che ha la salvaguardia e la valorizzazione della conoscenza pubblica come patrimonio culturale della collettività. La seconda è che penso di poter rappresentare i lavoratori che si trovano nelle condizioni di sottoinquadramento e di precariato, poiché sono realtà che ho vissuto e vivo direttamente.

Sono inoltre convinta che un impegno diretto e concreto renda possibili i cambiamenti.

Cosa chiedono i lavoratori sottoinquadrati?

I lavoratori sottoinquadrati chiedono orizzonti di progressione e valorizzazione del proprio lavoro scientifico e tecnologico, nonché spazi di crescita e di riconoscimento professionale. Recentemente sono stata coinvolta insieme ad altri colleghi in una battaglia volta al riconoscimento di alcuni diritti dei lavoratori sottoinquadrati. In questo senso  alcuni importanti segnali sono stati recepiti concretamente dalla nostra Amministrazione e Dirigenza.

Sottoinquadramento e precariato: spesso si tende a una "guerra tra poveri". Non pensi che sia prioritario dare una stabilità lavorativa a chi ha un contratto che scade? 

Oggi è difficile parlare di sottoinquadramento quando ci sono persone che rischiano tutti i giorni di perdere il lavoro, ma è necessario. È troppo evidente il disallineamento tra la formazione universitaria e post-universiataria con cui i giovani si affacciano al mondo del lavoro e l’offerta di profili coerenti con la formazione ricevuta. Il rischio è che nel tempo si spengano lentamente le aspirazioni e le prospettive individuali e collettive con cui si è iniziato il percorso lavorativo e formativo.

È fondamentale realizzare nuove piattaforme integrate, sia di stabilità lavorativa per i precari neolaureati, ma anche per chi non più giovanissimo ed è uscito dal mercato del lavoro e creare opportunità di sviluppo professionale per chi un lavoro già ce l’ha!

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