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Verso una nuova mappa della rete territoriale Istat?

Sono circolate con insistenza notizie preoccupanti, poi ridimensionate ma non del tutto smentite, su una ipotetica nuova organizzazione degli Uffici regionali dell’Istat, che sarebbe in via di rapida definizione proprio alla vigilia dei censimenti generali.

14/04/2010
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Dopo un primo test, la soppressione dell'Ufficio regionale Istat per il Lazio, sarebbe infatti allo studio un piano per l'ulteriore soppressione di alcuni Uffici regionali che dovrebbero essere accorpati ad altri. Anche sul numero degli accorpamenti in programma si sono susseguite informazioni diverse: di certo è noto che sono almeno quattro gli Uffici regionali le cui posizioni dirigenziali non risulteranno coperte neanche dopo la conclusione della call interna, bloccata incomprensibilmente da mesi.
In vista della riduzione delle le strutture dirigenziali dell'Istat, che dopo l'approvazione del decreto di riordino dovranno scendere a 73 (rispetto alle attuali 80 circa), questa sarebbe certamente la soluzione più facile, ma assolutamente la peggiore da applicare in una fase in cui per l'Istituto è invece necessario

  • avviare a funzionamento la neonata Direzione centrale per lo sviluppo del Sistan e della rete territoriale;

  • affrontare la sfida della riforma del Sistan e rafforzare la propria capacità di governo del sistema in un contesto di federalismo montante;

  • attrezzarsi per assicurare alla collettività i necessari standard qualitativi della produzione statistica che avviene nel territorio e garantire un efficiente ed efficace svolgimento delle operazioni censuarie che si apprestano a partire tra mille difficoltà finanziarie ed in un contesto di elevata variabilità della "geometria" di partecipazione delle Regioni.

Dopo la dismissione della rete di rilevazione professionale dell'Istat, in assenza della commissione di studio (promessa e mai insediata) che avrebbe dovuto individuare il modello organizzativo da adottare per la produzione delle statistiche sulle famiglie, un ulteriore ridimensionamento (qualitativo prima che quantitativo) dell'assetto territoriale dell'Istituto rappresenterebbe un passo pericoloso verso una ulteriore riduzione della capacità dell'Istat di assolvere alle proprie funzioni fondamentali.

Non è di una Agenzia statistica che il Paese ha bisogno ma di un Istituto in grado di governare un sistema sempre più policentrico e complesso in cui le Regioni rappresentano lo snodo cruciale, essendo al tempo stesso produttrici di informazione statistica ufficiale e soggetti politici che proprio attraverso la statistica ufficiale possono essere assoggettati a valutazione e rendicontazione da parte della collettività.

Non è da parte nostra in discussione l'obiettivo del contenimento delle strutture di direzione, che in Istat sono costantemente cresciute negli ultimi anni, ma una riorganizzazione seria deve essere inquadrata in una visione strategica complessiva e partire dalla analisi dell'effettivo funzionamento dell'organizzazione e dalla valutazione della performance delle strutture in essere.

Il livello di governo regionale necessita di una capacità di interlocuzione forte ed autorevole, pienamente dotata di autonomia e capace di rappresentanza, uniformemente distribuita nel territorio e in esso fortemente radicata perché i rapporti istituzionali si costruiscono nel tempo e vanno mantenuti e presidiati costantemente.

Gli Uffici regionali hanno già pagato un prezzo assolutamente non dovuto con la soppressione della DCCR e dell'UR del Lazio decretate dalla "razionalizzazione" di febbraio.

Sarebbe inoltre molto grave se questo ulteriore sacrificio si consumasse proprio nel pieno del passaggio di consegne tra il direttore DCSR uscente ed il nuovo direttore che si insedierà dopo il 30 aprile.

In attesa di approfondire, d'intesa con Cisl e Uil, la discussione sul rilancio degli Uffici regionali nel tavolo sulla riorganizzazione dell'Istituto che deve essere convocato a breve, affermiamo con forza e decisione la nostra avversità a qualsiasi ipotesi di ridimensionamento e chiediamo all'Amministrazione di dare un segnale chiaro e inequivocabile di discontinuità rispetto alla gestione Biggeri avviando al più presto un programma di concorsi pubblici per il reclutamento dei dirigenti delle sedi regionali vacanti, dando finalmente soddisfazione ad una richiesta che per troppi anni i vertici dell'Istat hanno voluto ignorare con ostinata miopia.

Di questi argomenti si parlerà nell'incontro di lunedì 19 aprile fra una delegazione delle RSU degli Uffici regionali ed il presidente dell'Istat, prof. Enrico Giovannini, del cui esito daremo conto con una specifica notizia.

Roma, 14 aprile 2010

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