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ISTAT: la modernizzazione continua senza confronto

La fedeltà prevale sull'esperienza, no alla precarizzazione

04/04/2018
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Il personale è allarmato per i progetti di esternalizzazione, per il peggioramento delle condizioni di lavoro dei rilevatori, per il continuo intasamento delle attività causato dalla modernizzazione e dalla sua messa in opera da parte della dirigenza.

Dopo l'assemblea di martedì 27 marzo indetta dalla FLC CGIL, la scorsa settimana l'Istat ha proceduto nelle nomine dei nuovi dirigenti degli uffici territoriali e dell'informatica, confermando l'orientamento intrapreso con gli incarichi legati alla modernizzazione: scarsa trasparenza, valutazione in base al grado di condivisione del progetto di riorganizzazione.

Di seguito il comunicato.

LA MODERNIZZAZIONE CONTINUA SENZA CONFRONTO

LA FEDELTÀ PREVALE SULL’ESPERIENZA

NO ALLA PRECARIZZAZIONE DELL’ISTAT

La scorsa settimana dall’assemblea organizzata dalla FLC CGIL, che ha registrato molti interventi critici rispetto alla riorganizzazione dell’Istituto, è uscito un forte richiamo a un confronto con i vertici dell’Istituto, perché si correggano le principali storture, anche tornando indietro dove necessario. Numerosi interventi, da diversi settori dell’Istituto, hanno sottolineato che le problematiche che i dipendenti incontrano ogni giorno nel proprio lavoro – ampiamente prevedibili, e in molti casi previste e ventilate – sono dovute a forti responsabilità della dirigenza, e non solo ai limiti del progetto di modernizzazione.

Per quanto riguarda la possibile esternalizzazione delle attività di ricerca, progettazione, analisi statistica o informatica attraverso i servizi CONSIP, è stato chiaro il rigetto da parte dell’assemblea di qualsiasi tentativo di precarizzazione dell’Istituto. Abbiamo letto nei giorni scorsi che non c’è l’intenzione – nonostante i proclami iniziali – di reinternalizzare la rete di rilevazione, mentre si parla esplicitamente di creare dentro l’Istituto un servizio di interviste telefoniche. Si tratterebbe di una reale “rivoluzione”, sulla quale il confronto con le organizzazioni sindacali dovrebbe essere già stato attivato, visti i numerosissimi aspetti che riguardano i salari, l’orario di lavoro, il reclutamento. Il quadro attuale appare questo: si pensa di appaltare all’esterno le attività di analisi, progettazione e rilevazione, internalizzando quella CATI. Si prefigura il contrario del progetto di “agenzia” da più parti paventato negli scorsi anni, non per questo meno assurdo: un Istat ridotto a pura manovalanza di idee e analisi esternalizzate.

Sulla questione della “raccolta dati” e del suo rapporto con la “produzione”, è stata annunciata dall’amministrazione una specifica call per rafforzare i servizi in maggiore sofferenza. Non basta: va affrontato il nodo seriamente, anche creando quelle figure di raccordo che pure erano state previste e che non si sono mai concretizzate.

La scorsa settimana l’Istat ha inoltre annunciato la chiusura delle selezioni per i nuovi dirigenti degli uffici territoriali e della direzione informatica (DCIT).

Riportiamo alcuni stralci delle motivazioni per la scelta dei nuovi dirigenti degli uffici territoriali:

La piena e convinta adesione al percorso di modernizzazione avviato dall’Istat e al ruolo delineato per gli UU.TT.”, la “piena consapevolezza e condivisione delle strategie dell’Istituto”, la “convinta condivisione per il percorso di modernizzazione dell’Istituto e le linee di sviluppo e valorizzazione degli UU.TT.”, “entusiasmo e convinzione della bontà del percorso di rinnovamento intrapreso dall’Istituto”, “piena consapevolezza e condivisione delle strategie dell’Istituto, con particolare riferimento alla centralità e al valore dell’integrazione degli UU.TT. con le attività dell’Istituto medesimo”, “ha mostrato di riconoscersi nel processo di modernizzazione intrapreso dall’Istituto e nel progetto di riassetto degli UU.TT.”.

Dalle motivazioni per la scelta dei nuovi dirigenti della direzione informatica:

"la conoscenza, più in generale, dell’Istituto e la condivisione del percorso di modernizzazione intrapreso, infine, ne fanno il candidato ideale", "Ha, altresì, dimostrato sin dall’avvio del processo di modernizzazione una elevata capacità di sostenere tale processo”, "una assai robusta motivazione, sorretta dalla condivisione della riorganizzazione della Direzione informatica nonché, più in generale, del percorso di modernizzazione dell’Istituto".

Da questi giudizi, la modernizzazione appare quasi una religione alla quale aderire, meglio se con convinzione, altrimenti si viene tagliati fuori. La “condivisione” del percorso di riorganizzazione è il requisito che sopravanza tutti gli altri: l’esperienza professionale, la conoscenza dei processi, la capacità di gestire un ufficio...

Non è un caso se tra i nuovi dirigenti solo due sono di I livello, gli altri 9 sono tutti di II livello.

Dei 4 dirigenti degli uffici territoriali che avevano osato scrivere una lettera che rifletteva sul progetto presentato da Fiorespino, solo una è stata confermata al suo posto.

Non ci interessa difendere uno o più dirigenti, lo abbiamo detto fin dall’inizio dell’ondata di nuove nomine collegate alla “modernizzazione”. Non possiamo però non sottolineare ancora una volta che la direzione si conferma quella apparsa fin dalla prima fase di incarichi: premiare la fedeltà, punire il dissenso. Una strategia miope, che ha tra le prime conseguenze quella - molto grave - di lasciare senza dirigente, e quindi senza riferimenti istituzionali e organizzativi, il nuovo “ufficio” RMF (Puglia, Abruzzo e Marche), e che in generale produce paura e scoramento in tutto il personale, inibendo il contributo individuale, che è essenziale nel nostro lavoro.

Noi non abbiamo nessuna reverenza e - come chiesto dall’assemblea del 27 marzo - chiediamo che il presidente e i vertici dell’Istituto programmino a breve un’assemblea con tutto il personale per confrontarsi sulla modernizzazione a pochi mesi dalla scadenza del mandato del presidente Alleva, dopo due anni di passaggi tutt’altro che lineari.

Rilanciamo inoltre la richiesta di un confronto immediato con le organizzazioni sindacali sul ruolo e le funzioni degli uffici territoriali, a partire dal documento approvato dal Consiglio e dai numerosi impegni lì contenuti che attendono di concretizzarsi.

L’assemblea del 27 marzo quindi ha chiesto al sindacato – se l’amministrazione continuerà a negare confronto e trasparenza – di trovare le modalità più opportune per contrastare i progetti di esternalizzazione delle attività dell’Istituto e difendere l’autonomia e l’indipendenza della statistica pubblica.

4 aprile 2018

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