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ISTAT: le nostre priorità per i prossimi mesi

La FLC CGIL scrive al nuovo Consiglio, in attesa della nomina ufficiale della rappresentante eletta dal personale

23/07/2020
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In occasione della nomina del nuovo Consiglio, che da giugno si è già riunito tre volte pur a ranghi ridotti, in attesa della ratifica della rappresentante eletta dal personale dell'Istat dei primi tre livelli, la FLC CGIL ha scritto una lettera per ricapitolare le priorità dell'Istituto, dal nostro punto di vista, per quanto riguarda le competenze e responsailità del Consiglio. Di seguito riportiamo i contenuti della nota inviata.


Oggetto: le priorità dell’Istituto Nazionale di Statistica

In occasione della nomina dei nuovi consiglieri dell’Istat e dell’elezione della rappresentante dei ricercatori e tecnologi, e quindi del prossimo insediamento pieno del nuovo Consiglio, con questa lettera proviamo a ricapitolare, dal nostro punto di vista, le priorità dell’Istituto per quanto di competenza e responsabilità del Consiglio.

Riteniamo che questa fase critica per il Paese debba essere da subito un’occasione di “rilancio”, anche per il nostro Ente, in vista di una possibile restrizione normativa e finanziaria che potrebbe venire in seguito alle manovre espansive previste in questi mesi.

Fabbisogno e reclutamento

L’Istituto Nazionale di Statistica ha effettuato l’ultimo grande reclutamento dieci anni fa, attraverso i bandi di selezione a tempo determinato del 2010 legati all’ultimo censimento decennale, e ai concorsi pubblici del 2011, nonché alla successiva stabilizzazione del personale precario, avvenuta largamente alla fine del 2017.

L’Istat ha continuato quindi a perdere personale, a causa dei pensionamenti che negli ultimi anni sono stati in numero sempre più alto, anche in virtù delle riforme varate dai governi (“Quota 100”), oltre che della dinamica generazionale. Ad oggi risultano in forza all’Istituto 2.049 lavoratori: il rischio è che, per la prima volta dopo 50 anni, si scenda sotto la soglia dei duemila dipendenti, numerosità che l’Istat ha superato costantemente dagli anni ‘60 ad oggi, a fronte di impegni istituzionali sempre più consistenti dell'Istituto sia a livello nazionale che, soprattutto, europeo.

C’è secondo noi estrema necessità di un massiccio reclutamento a tempo indeterminato (la creazione di precariato è stata superata dal passaggio ai censimenti permanenti), che fermi l’emorragia di personale e di professionalità, particolarmente intensa sui profili tecnico-amministrativi, ma accentuata anche sui livelli I-III e persino sui profili dirigenziali, che vedranno numerose cessazioni in ruoli direzionali nei prossimi mesi.

Nell’estate 2018 vennero banditi concorsi al I, II e III livello, molto criticati dalla scrivente organizzazione sindacale. Nonostante l’Istituto abbia avuto il “via libera” a quei bandi dal TAR del Lazio oltre un anno fa, le procedure - riavviate lo scorso autunno - appaiono ferme, e solo alcune commissioni - per i concorsi di I livello - sono state correttamente costituite.

Crediamo che il Consiglio debba dare l’input di velocizzare queste procedure (a meno che non decida di annullarle come da noi richiesto fin dall’inizio) anche utilizzando le semplificazioni previste dalla normativa emergenziale legata alla pandemia con particolare riferimento all’art. 250 c. 5 del DL Rilancio (34/2020).

L’ultimo Piano di fabbisogno, approvato nel 2019, prevede finalmente il bando di ulteriori concorsi pubblici nei livelli di ingresso: 70 posti al III livello e 100 al VI.

Chiediamo che il Consiglio, rivedendone i numeri al rialzo, anche in relazione alle cessazioni che sono risultate maggiori del previsto (secondo i nostri dati, le cessazioni già deliberate per il 2020 sono quasi il doppio di quelle indicate nel piano per lo stesso anno), indirizzi l’Istituto verso il bando immediato di entrambi i concorsi, con modalità semplificate come previsto dal DL Rilancio all’articolo 249, in modo anche da avere un esito non troppo lontano nel tempo.

La carenza di personale è endemica e riguarda tutti i settori dell’Istituto, ma segnaliamo che, come già circostanziato all’interno dell’ultimo piano di fabbisogno, esiste una vera emergenza che riguarda una parte degli uffici territoriali, nonché alcune specifiche professionalità.

Dall’ultimo documento sulla sicurezza delle sedi romane, pubblicato sulla Intranet solo pochi giorni fa, si evince che strutturalmente l’Istituto si avvale di 106 consulenti esterni: riteniamo che siano in gran parte lavoratori che sostituiscono professionalità mancanti nell’area informatica a causa del mancato turnover (quando invece non ci siano patologie e quindi duplicazioni disfunzionali e svilenti delle professionalità “interne”).

In generale, rispetto a tutte le procedure concorsuali, ricordiamo che l’art. 1 comma 148 della Legge 27 dicembre 2019 n. 160 ha abrogato il comma 361 dell’art. 1 della Legge 30 dicembre 2018 n. 145, che impediva l’assunzione di idonei da parte delle pubbliche amministrazioni, quindi sarà possibile scorrere le graduatorie in base ai fabbisogni e alle disponibilità per tutto il periodo di vigenza delle stesse.

Infine, nello scorso piano di fabbisogno è stato affrontato il tema della rete di rilevazione dell’Istat, che si è dimostrata fondamentale anche in questo periodo emergenziale. Occorre approfondire la possibilità, da noi auspicata, di reinternalizzazione della rete: siamo disponibili a un confronto, anche tecnico, sull’argomento.

Valorizzazione professionale

Il blocco quasi decennale della contrattazione a partire dal 2009 ha creato un ritardo nella carriera di tutto il personale. Solo dal 2017 sono riprese, con risorse insufficienti, le progressioni economiche e di livello del personale tecnico amministrativo, che ha raggiunto una permanenza media nel livello pari a 10-12 anni. Analogo problema, attenuato dal meccanismo dei passaggi di fascia ordinari, si riscontra nel personale dei primi tre livelli, per il quale l’unica possibilità di avanzamento di carriera negli scorsi dieci anni è stata la partecipazione ai concorsi pubblici, scarsi nei numeri e lenti nel loro espletamento.

Il piano di fabbisogno dello scorso anno prevedeva finalmente lo svolgimento, quest’anno, di selezioni interne ex art. 15 del CCNL 2002-2005, dopo una “pausa” di 10 anni, per 16 posizioni (da II a I livello) e 40 (da III a II).

Crediamo che anche in questo caso il Consiglio debba chiedere l’immediato espletamento delle procedure, con misure semplificate ai sensi delle richiamate disposizione di legge, oltre a un adeguamento dei numeri, anche in relazione ai maggiori pensionamenti verificatisi. Tra i criteri, appare necessario inserire un riconoscimento importante per l’idoneità già acquisita nell’ultima procedura art. 15, per la quale l’Istat ha sempre rifiutato uno scorrimento, impelagandosi in un lungo ed inutile contenzioso con i propri dipendenti.

Sempre all’interno del Piano di fabbisogno approvato lo scorso anno era previsto, per il 2020, il bando del concorso “speciale” ex art. 22 comma 15 del Dlgs 75/2017, che veniva incontro alle situazioni di “sottoinquadramento” createsi da un reclutamento sbagliato, avvenuto negli ultimi anni negli Enti di ricerca.

Crediamo in un Istituto sempre più inserito nella rete della ricerca pubblica e quindi, insieme al reclutamento nei profili di ricercatore e tecnologo, i percorsi di valorizzazione interna rappresentano un importante strumento per perseguire questo obiettivo.

La norma appena citata è stata cambiata con l’art. 1 comma 1ter del DL 30/12/2019 n. 162 (“Milleproroghe”), incrementando dal 20 al 30% la quota di assunzioni destinabili a questi concorsi. Quei numeri quindi andrebbero celermente aggiornati e occorrerebbe procedere velocemente a bandire il concorso speciale, anche in questo caso con norme semplificate, come previsto dalla legislazione legata alla pandemia, e come peraltro anche già deliberato da altri enti del settore.

Parallelamente dovrebbe partire finalmente il bando per gli anticipi di fascia, già predisposto prima del lockdown e finora sospeso.

Lo sviluppo professionale dei tecnici-amministrativi, già estremamente limitato dall’attuale normativa, rischia di subire un ulteriore rallentamento a causa della pandemia.

Le progressioni di livello (art. 54) sono state in numero decisamente sottodimensionato e nel 2019 hanno coperto solo il 19% dei partecipanti (dai quali sono stati peraltro esclusi ingiustamente alcuni colleghi aventi diritto). Ci aspettiamo un ricalcolo del fondo in base alle nuove interpretazioni maturate negli ultimi mesi in sede Aran, Conferenza dei presidenti e Codiger, e come già avvenuto in altri Enti di ricerca, per un ampliamento del numero dei posti e una valorizzazione della graduatoria, come peraltro concordato con l’amministrazione nel protocollo d’intesa del 19 dicembre 2019.

Le progressioni economiche (art. 53) si sono svolte nel 2018 e difficilmente potranno replicarsi, come invece sarebbe stato “di prassi”, nel 2020, data la tempistica: questo rende ineludibile uno scorrimento pieno delle graduatorie esistenti.

Organizzazione del lavoro

L’emergenza legata al Coronavirus e in particolare l’utilizzo massivo del lavoro forzato a domicilio, forma estrema di smart working, sta imponendo alla gran parte delle aziende pubbliche e private un ripensamento dell’organizzazione del lavoro, anche in relazione al forte investimento compiuto, sia in termini di risorse economiche per l’acquisto di tecnologie informatiche, sia in termini di formazione e “apprendimento” delle modalità di lavoro a distanza.

Si tratta ovviamente di un tema delicato e fondamentale, sul quale auspicheremmo una valutazione ponderata da parte del Consiglio, nei prossimi mesi, anche con il contributo delle organizzazioni sindacali. Qualsiasi scelta di lungo periodo ha infatti implicazioni importanti su aspetti centrali dell’organizzazione dell’Istituto e sui suoi lavoratori: dall’eventuale chiusura di alcune sedi alla “unitarietà” dei servizi, principio molto in voga sotto la presidenza Alleva e che appare oltremodo ridicolo dopo l'esperienza dei mesi appena trascorsi. Alcune innovazioni introdotte in questo periodo emergenziale sono certamente da mantenere: pensiamo ad esempio alla “fascia di compresenza” obbligatoria e alla sua totale inconsistenza davanti alla realtà di lavoro da remoto che in questi mesi ha dimostrato di funzionare.

Crediamo che un primo importante segnale che il Consiglio potrebbe dare da subito è la rimodulazione della percentuale oggi prevista come tetto massimo per il telelavoro (il 10%), andando incontro alla pluriennale richiesta sindacale di incrementare il numero di posizioni. Ricordiamo che l’ultimo bando non ha ancora trovato applicazione, visto che il lockdown ha bloccato l’inizio dei nuovi progetti.

Riforma dello Statuto e dei Regolamenti

Crediamo che nell’ambito delle prerogative del Consiglio sia fondamentale rivedere alcuni aspetti dello Statuto e dei Regolamenti connessi, avviando un confronto con le organizzazioni sindacali che non è stato possibile nella precedente gestione.

In particolare, riteniamo un arcaismo la limitazione dell’elettorato attivo e passivo ai soli ricercatori e tecnologi, escludendo dalla rappresentanza in Consiglio la maggior parte del personale. E’ inoltre fondamentale che siano indette quanto prima le elezioni per i rappresentanti in seno al consiglio scientifico.

Un’azione per il finanziamento dell’Istat

L’Istituto ha risposto alla pandemia con un’attività - lodevole - aggiuntiva e specifica, avendo un riscontro in termini mediatici certamente inconsueto, come peraltro avvenuto in generale per la comunità scientifica e in particolare per gli Enti di ricerca.

Ricordiamo che l’Istituto ha anticipato di diversi mesi il rilascio dei dati di mortalità, ha collaborato con l’Iss nella predisposizione di numerosi rapporti specifici sui decessi per Coronavirus e sulle cause di morte (anche in questo caso con largo anticipo rispetto alla “normalità”), ha realizzato due indagini specifiche sugli aspetti economici e sociali dell’emergenza, ha collaborato con il Ministero della Salute e l’Iss alla realizzazione dell’indagine sulla sieroprevalenza, ha collaborato con il Governo alla predisposizione dei codici ATECO in occasione del lockdown di marzo, ha curato scenari economici e sociali, è coinvolto nell’osservatorio sul mercato del lavoro in seguito all’emergenza Coronavirus (art 99 del DL Rilancio), ha aggiunto domande a numerose indagini correnti e continua ad approfondire tutti gli aspetti connessi con la pandemia, non da ultimo con il Rapporto Annuale.

A tutto questo impegno aggiuntivo non è corrisposto un impegno finanziario da parte del Governo e del Parlamento. Riteniamo perciò che l’Istituto debba farsi promotore - anche insieme agli altri Enti di ricerca - di una richiesta di finanziamento aggiuntivo, necessario per affrontare le richieste conoscitive dei prossimi anni di “ricostruzione” e per mantenere la qualità dei dati prodotti, nonché per garantire lo sviluppo professionale dei propri dipendenti, anche in vista del prossimo rinnovo contrattuale.

Certi di un riscontro, augurando un buon lavoro,

cordiali saluti

Lorenzo Cassata

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