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ISTAT: la modernizzazione si struttura

Alleva propone al Consiglio le nuove strutture dirigenziali, le osservazioni della FLC CGIL

28/01/2016
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Lunedì 25 gennaio l'Istat ha inviato un'informativa alle organizzazioni sindacali sulla modernizzazione, il nuovo atto organizzativo generale e le strutture dirigenziali (Dipartimenti e direzioni) che il presidente ha proposto giovedì 27 al Consiglio, da poco nominato.

La Flc Cgil, a commento dell’informativa, ha inviato una dettagliata nota con osservazioni, rimarcando gli elementi critici.

Siamo solo all'inizio: cosa succederà nel "modello a tendere"?

Innanzitutto il cambiamento dell’Atto Organizzativo Generale (AOG 1), previsto dal documento ricevuto, è solo il primo passo della riorganizzazione. Seguiranno infatti “probabilmente” una seconda fase, nonché un nuovo “successivo provvedimento” che indicherà le strutture dirigenziali di livello gerarchico inferiore, mentre nella nota si tratta soltanto di quelle di rango più elevato. Ovviamente quindi non è possibile dare ora un giudizio complessivo sul progetto di modernizzazione, che peraltro sembra da una parte in continuità con il riordino del 2011 e dall’altra rischia di ripristinare, per alcuni aspetti, impostazioni del passato. Quando si dice che esistono “alcuni presupposti normativi ormai datati”, sarebbe utile che siano indicati specificamente, altrimenti la “seconda fase” della riorganizzazione rimane misteriosa, oltre che indefinita nei tempi di attuazione. Sono per noi fondamentali la revisione completa del Dpr 166/2010, da cui discende l’attuale disegno organizzativo, nonché alcune modifiche al Dlgs 322/1989 orientate a una maggiore autonomia dell’Istituto.

L’assetto organizzativo che emerge per ora dall’informativa appare in linea con quanto comunicato negli ultimi mesi al personale, ma ci sono alcuni elementi di criticità già segnalati che vogliamo rimarcare e su cui chiediamo l’attenzione del Consiglio, affinché non vengano prese decisioni che possano compromettere la qualità dell’azione dell’Istituto.

Strutture

Prima

Dopo

Dipartimenti

4

2

Direzione generale

1

1

Direzioni amministrative

3

2

Direzioni tecniche

10

9

Di cui di produzione

6

4

Di cui “trasversali”

4

4

Di cui sotto la presidenza

0

1

Totale

18

14

La "business architecture" e il rischio di parcellizzazione

La “centralizzazione dei servizi tecnici” appare di minore impatto rispetto a quanto paventato: di fatto si riduce alla creazione della nuova direzione di “raccolta dati” (DCRD), presso cui saranno collocati alcuni lavoratori oggi impiegati nelle diverse indagini. Per il resto il dipartimento dei servizi tecnici “trasversali” (DIRM) conferma, rispetto all’attuale DIQR, due delle direzioni già presenti (DCDC e DCIT), e potenzia - non è chiaro per quali ragioni - l’ex “ufficio studi”, che viene ripristinato come direzione (DCME), nonostante le attività di progettazione e analisi rimangano in capo alle strutture di produzione. Il rischio di parcellizzazione che abbiamo più volte evidenziato appare quindi attenuato rispetto alle previsioni. Facciamo presente che i cosiddetti “silos” costituiscono un problema rispetto alle possibili duplicazioni o alla scarsa omogeneità, ma al contempo il fatto che un lavoratore dell’Istat si occupi di un’indagine in  tutti i suoi aspetti è anche un valore aggiunto che non andrebbe perso in nome di un “modello organizzativo”. A giudicare dal contenuto della nota il personale oggi impiegato nelle indagini dovrebbe rimanere, in larga parte, nei settori di produzione. Ci sembra una scelta corretta, tuttavia gli spostamenti del personale dalle strutture di produzione a quelle trasversali devono essere attentamente valutati e concordati con i lavoratori. Permane una preoccupazione per i processi di integrazione fra archivi e indagini, mentre non è chiaro quali funzioni innovative e di ricerca rimangano in carico al personale di produzione. Nell’informativa è del tutto assente qualsiasi riferimento alla incentivazione alla mobilità e alla rotazione del personale tra strutture.

"Data Collection": internalizzare la rete dei rilevatori!

È invece presente un riferimento all’obiettivo, da parte della nuova Direzione per la Raccolta Dati, di “una sostanziale riduzione del ricorso all’esterno”. Questo obiettivo andrebbe perseguito in prima istanza ritornando sulla scelta, compiuta nel 2010 dall’Istat, di esternalizzare la rete di rilevazione dell’indagine sulle forze lavoro, riprendendo l’idea, proposta dalla Flc Cgil e già valutata con interesse dal Consiglio dell’epoca, di internalizzare i rilevatori, allargandone i compiti anche ad altre indagini.

Il riordino del 2010-2011 ha funzionato?

Il documento dell’amministrazione non opera una valutazione dell’assetto attuale, valutazione che dovrebbe essere alla base di qualsiasi riorganizzazione, mentre la stratificazione attuale, dalla Flc Cgil criticata a più riprese per l’eccessiva gerarchizzazione, è di fatto confermata dalla modernizzazione.

Si può tagliare di più!

Non siamo soddisfatti dal taglio operato sulle posizioni dirigenziali: solo due dipartimenti e due direzioni in meno rispetto alla situazione attuale appare un risultato davvero misero rispetto a quanto ci aspettavamo. Sono soppressi due dipartimenti di produzione, mentre rimangono intatte le strutture “di supporto” di pari livello (direzione generale e dipartimento trasversale). Tra le direzioni, quelle trasversali rimangono 4, quelle amministrative diminuiscono di una e quelle di produzione passano da 6 a 4, con la creazione di una nuova direzione sotto la presidenza. In questa riorganizzazione quindi i servizi più “colpiti”, almeno in termini di macro-strutture dirigenziali, appaiono proprio quelli di produzione.

Aumentare il fondo del salario accessorio: se non ora, quando?

Sulla valorizzazione del personale e l’accrescimento delle competenze, siamo ancora ad accenni troppo vaghi per giudicarne la concretezza. Come noto, alla riorganizzazione per noi deve corrispondere un incremento sostanziale del fondo per il salario accessorio, in base all’articolo 4 comma 3 del CCNL 2000-2001 (e all’articolo 9 comma 3 per i livelli I-III), e un programma di stabilizzazione del personale precario. Chiediamo che l’Istat quantifichi l’incremento del fondo, in modo da potere finalmente avere le risorse per ragionare sulle progressioni economiche e di livello del personale. L’informativa sottolinea giustamente in vari punti che il processo di modernizzazione è iniziato in gran parte nel 2015, ma ci aspettiamo oggi di vedere concretizzato quanto richiesto dalla Flc Cgil da un anno.

Stabilizzare i precari: siamo d'accordo.

Sui precari, è condivisibile la dichiarazione di intenti, secondo la quale “il successo del progetto richiederà il massimo impegno per ottenere la stabilizzazione delle risorse umane a tempo determinato […] reclutate negli scorsi anni con selezioni basate sul possesso delle competenze necessarie per realizzare lavori statistici di carattere innovativo”. Su questo chiediamo quindi di avviare iniziative, anche in comune con i lavoratori e le organizzazioni sindacali, allo scopo di ottenere le necessarie risorse economiche e modifiche legislative. Un primo segnale sarebbe la decisione di attuare il DL 101/2013 (“Decreto D’Alia”) nello spirito della legge, non prevedendo quindi un nuovo concorso con una prova scritta, ma una selezione basata in larga parte sul punteggio acquisito durante la selezione in ingresso, oltre che sui titoli e sulla valutazione di quanto fatto all’Istat, come chiesto dalla Flc Cgil.

Gli uffici territoriali vanno rilanciati

Il problema, più volte segnalato dalla Flc Cgil, del mancato rilancio degli uffici territoriali permane nel nuovo assetto. Scompare infatti la direzione dedicata e si separano gli uffici territoriali, che dipenderanno direttamente dal dipartimento dei servizi tecnici DIRM, in una sorta di limbo organizzativo.

Si rischia in questo modo di perdere ancora di più la funzione di “statistica sul territorio” che faticosamente è stata sperimentata in molti uffici regionali negli ultimi anni e che – proprio a causa di un insufficiente investimento da parte dell’Istituto – è rimasta di portata limitata. Se al contempo si considera che il “processo a tendere” potrebbe portare alla riduzione delle indagini dirette, la preoccupazione per il destino degli uffici territoriali aumenta. Su questo punto specifico chiediamo quindi al Consiglio di esprimere un parere forte nella direzione del rilancio del ruolo degli uffici dell’Istat nelle regioni e della collaborazione con gli enti locali per progetti dedicati ai territori. Peraltro andrebbe potenziato il ruolo di acquisizione di archivi e registri presso gli enti locali svolto dagli uffici Istat territoriali: è una funzione che sarà inserita nella DCRD o direttamente sotto il dipartimento?

Il fatto che gli uffici regionali siano direttamente in capo al DIRM rischia di ripercorrere una vecchia impostazione organizzativa che non ha funzionato, come quella del “coordinamento” degli anni ’90 o quella ancora più antica degli “uffici di corrispondenza”, diminuendo le possibilità di costruire progetti statistici mirati sul territorio. Gli ”accordo di servizio” con i settori di produzione pongono infine i singoli uffici territoriali in una posizione di oggettiva debolezza e subordinazione, poiché sono inseriti tra le strutture di supporto e si esclude quindi una loro capacità propositiva.

E il SISTAN? E' dappertutto e quindi da nessuna parte?

La DCPS avrebbe tra le sue funzioni il “supporto alla funzione di indirizzo del SISTAN”, mentre la “responsabilità di sviluppo del SISTAN” è “disseminata” a tutte le direzioni. Il Dipartimento di produzione avrebbe tra le sue attività lo “sviluppo del SISTAN”, mentre il  DIRM e “tutte le sue strutture interne” sarebbero “impegnate nell’assistenza verso gli uffici del SISTAN”. In sintesi non si comprende quale sia la struttura che coordina il SISTAN, proprio in un momento critico, in cui molti degli enti che ne fanno parte sono in una fase di ristrutturazione dovuta ai recenti provvedimenti legislativi di “riforma” della Pubblica amministrazione.

La dirigenza amministrativa non serviva

Non è assolutamente chiaro dall’informativa cosa succederà dopo la “messa in sicurezza” delle macro-strutture dirigenziali (dipartimenti e direzioni) alle strutture di livello inferiore. Crediamo si possa procedere alla soppressione delle strutture dirigenziali amministrative di seconda fascia, che in questi anni non hanno dato un valore aggiunto all’assetto organizzativo della direzione generale dell’Istituto. D’altro canto, con l’ultima riorganizzazione sono state “sacrificate” alcune posizioni dirigenziali negli uffici territoriali, che andrebbero invece ripristinate, vista la difficoltà dimostrata nella gestione di uffici di diverse regioni da parte di un unico dirigente.

La Direzione comunicazione: anomalia persistente

Si continuando a mettere insieme funzioni eterogenee quali la diffusione dei dati e l’attività di ufficio stampa,  perseverando nella scelta anomala operata con la riorganizzazione del 2011, quando fu creata la DCDC. Anzi, dall’informativa si evince che la direzione acquisirà ulteriori funzioni, come quella di divulgazione della cultura statistica.

Ne approfittiamo per sburocratizzare?

La comunicazione interna viene affidata alla direzione generale. Non è chiaro cosa si intenda per “comunicazione interna”, ma crediamo, come enunciato in vari comunicati specifici, sia importante che il Consiglio indichi con chiarezza fra gli obiettivi dell’Istat una maggiore trasparenza nel rapporto tra l’amministrazione e i lavoratori, e un utilizzo sempre più esteso di strumenti informatici con il fine di sburocratizzare il rapporto tra il personale che lavora alla produzione o nei servizi tecnici e quello che si occupa della gestione amministrativa.

Il benessere e la formazione: ad oggi non pervenuti

Sempre all’interno della direzione generale (specificamente nella direzione delle “risorse umane”) viene ricondotta “in via definitiva” la gestione delle competenze e la formazione del personale, nonché una funzione di “responsabilità sociale” che dovrebbe portare “a fattore comune” le “iniziative già in essere in tema di sicurezza, ambiente e gestione delle risorse umane”. Infine si accenna alla “realizzazione della sede unica”, sempre in capo alla direzione generale. E’ positiva la scelta di affrontare tra le priorità quella della “responsabilità sociale” anche se non ci risultano “iniziative già in essere”, mentre sulla formazione è necessario un ruolo delle direzioni tecniche, le sole a potere giudicare sulle competenze e le necessità formative del proprio personale, e la centralizzazione presso la direzione generale dovrebbe riguardare solo gli aspetti organizzativi.

Una nuova direzione per la governance: creiamo piuttosto il Consiglio scientifico

Come appare evidente da una lettura degli “organigrammi” comparati (cfr. il prospetto in coda alla nota), oltre alla novità assoluta rappresentata dalla direzione della “raccolta dei dati”, spicca quella della nuova direzione in capo alla presidenza, ovvero la DCPS, che si occuperà – secondo quanto si legge nell’informativa – di “pianificazione strategica”.

Qui entriamo nel campo forse più critico, a nostro parere, del progetto di modernizzazione. Il “rafforzamento della governance” infatti non si realizza secondo noi con una nuova direzione direttamente alle dipendenze del Presidente, né con un “ruolo più attivo” del Comitato di Presidenza. Pur ritenendo positive sia l’idea di creare un “Comitato dei Registri statistici” sia quella – seppure molto vaga – di prevedere “ruoli di facilitatori delle interrelazioni tra le strutture”, pensiamo infatti che, come previsto dal Contratto nazionale degli  enti di ricerca, anche l’Istat si possa e debba dotare di un Comitato scientifico elettivo, che abbia esattamente il ruolo di orientare le scelte strategiche e i processi di ricerca, entrando nel merito – ad esempio - della creazione di nuove eventuali “strutture temporanee di progetto”. Riteniamo questo aspetto qualificante del significato e della direzione della “modernizzazione”.

I processi di nomina devono essere trasparenti

Chiediamo che i meccanismi di scelta e selezione dei dirigenti siano improntati alla massima trasparenza.

Prospetto: vecchie e nuove strutture dirigenziali

Vecchia struttura

Nuova struttura

PRES

Presidenza

PRES

Presidenza

DCPS

Direzione per la pianificazione strategica, SISTAN, relazioni istituzionali e affari internazionali

DIQR

Dipartimento per l’integrazione, la qualità  e lo sviluppo delle reti di produzione e di ricerca

DIRM

Dipartimento Raccolta dati,  Metodi, tecnologie e diffusione

DCSR

Direzione centrale rete territoriale e SISTAN

DCIT

Direzione per le tecnologie dell’informazione e della comunicazione

DCIT

Direzione per le tecnologie dell’informazione e della comunicazione

DCDC

Direzione centrale per la diffusione e la comunicazione dell’informazione statistica

DCDC

Direzione centrale per la diffusione e la comunicazione dell’informazione statistica

DCIQ

Direzione per i sistemi informativi, il patrimonio informativo e la qualità                                          

DCME

Direzione per la metodologia e disegno dei processi statistici

DCRD

Direzione raccolta dati

DGEN

Direzione generale

DGEN

Direzione Generale

DCPE

Direzione del personale

DCRU

Direzione delle risorse umane

DCAP

Direzione attività amministrativa e gestione del patrimonio

DCAA

Direzione Attività Amministrative

DCIG

Direzione affari istituzionali giuridici e legali

DISA

Dipartimento statistiche sociali e ambientali

DISP

Dipartimento Produzione Statistica

DICS

Dipartimento per i conti nazionali e le statistiche economiche  

DICA

Dipartimento censimenti e archivi

DCCR

Direzione censimenti e registri

DCSS

Direzione censimenti e statistiche sociali

DCSE

Direzione statistiche socio-economiche

DCSA

Direzione statistiche socio-ambientali

DCAT

Direzione statistiche ambientali e territoriali

DCSP

Direzione delle statistiche strutturali

DCSE

Direzione statistiche economiche

DCSC

Direzione delle statistiche economiche congiunturali         

DCCN

Direzione contabilità nazionale

DCCN

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