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ISTAT: l’incredibile vicenda della sede di via Depretis 74/b

Per l’ennesima volt si dimostra l’incapacità dell’Istat di gestire le sedi

20/03/2024
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Lo scorso 29 febbraio, dopo 4 anni di mancanza di una sede in Calabria, l’Istat ha preso in consegna a Catanzaro l’immobile sito in via Gioacchino da Fiore 86. Quel giorno la direttrice DCAP, Sara Zaccaria, ha presenziato all’evento.

Lunedì 11 marzo erano invece presenti a Catanzaro per l’inaugurazione il Direttore generale Michele Camisasca e la dirigente dell’area Sud Antonella Bianchino.

Secondo la notizia diffusa sulla Intranet dell’Istituto la riapertura della sede fisica è stata “frutto del lavoro sinergico tra la DCAP, la DCRE, le autorità locali e i dirigenti Istat”: un “lavoro sinergico” durato 4 anni!

Il controllo delle sedi e la loro manutenzione è negli ultimi anni il tallone d’Achille dell’Istat. 

Sono appesi da molti mesi a una decisione che viene rinviata di volta in volta i lavoratori delle sedi regionali di Pescara e di Milano. Ma analoghi problemi ci sono in altri uffici territoriali.

La sede centrale dell’Istituto di via Balbo, da oltre 10 anni è “a mezzo servizio” a causa delle prescrizioni dei vigili del fuoco sulle vie di fuga (del 2013!), che nonostante i lavori effettuati non sono state rimosse. Il piano seminterrato è ostaggio dei lavori dalla fine del 2022 (da allora sono state sottratte tutte le aule sindacali del polo centrale!!!), e allora si erano stimati i tempi necessari per la riconsegna in 6 mesi!

La situazione delle mense (punti ristoro) nelle sedi romane, dopo mesi di assemblee, soprattutto a via Tuscolana, e incontri, nonostante la task force, è completamente ferma. A dicembre il direttore generale aveva promesso l’invio di un cronoprogramma di tutti gli interventi: mai arrivato! Sempre a dicembre risale la promessa di Camisasca, di stipulare una convenzione con l’Agid “entro il primo trimestre del 2024” per permettere ai dipendenti di piazza Marconi di fruire della mensa: non ci risulta nessun upgrade in questi mesi.

Nessuna risposta è arrivata alla nostra nota sullo stabilimento di Ostia: qualcuno se ne sta occupando?

Dopo questa lunga serie di fallimenti (che si sommano ai gravissimi problemi che riguardano le gare e gli appalti, soprattutto in relazione alle indagini!), ai quali se ne aggiungono altri che abbiamo certamente dimenticato, in questi giorni è emersa una vicenda grottesca. 

Da un giorno all’altro infatti è stata chiusa la sede di via Depretis 74/b.

L’ordine di servizio 40 del 10 marzo (domenica) recitava: “a causa di interventi tecnici non programmati sugli impianti elettrici” “si dispone per le giornate del 11 e del 12 marzo 2024 la chiusura della sede di Via Depretis, 74”.

Alle 18 passate del 12 marzo esce l’ordine di servizio 41, che proroga la chiusura fino al 15 marzo, “a causa degli interventi tecnici di manutenzione straordinaria sugli impianti elettrici ancora in corso di esecuzione”.

Alle 18.36 del 15 marzo viene firmato l’ordine di servizio 45, che comunica che “gli interventi tecnici di manutenzione straordinaria sugli impianti elettrici della sede di Via Depretis, 74 allo stato prevedono un’ulteriore necessità di intervento da parte della società ACEA spa di adeguamento della centrale elettrica allocata all’interrato della sede stessa” e dispone “l’ulteriore proroga della chiusura della sede di Via Depretis 74 fino all’ultimazione delle suddette lavorazioni, stimata al 29 marzo 2024, qualora gli interventi fossero svolti dalla società esterna con maggiore tempestività, sarà immediatamente comunicata l’anticipazione della riapertura”.

Solo dopo le sollecitazioni di alcuni dipendenti della direzione di Contabilità si è svolta una riunione con il direttore lunedì e quindi un incontro tra amministrazione e RLS mercoledì. 

In quest'ultima occasione il direttore generale ha riferito che si tratterebbe di un problema di voltaggio. 

Non sarebbe perciò un problema dovuto a lavori sbagliati o mancanti della ditta che solo due anni fa avrebbe “messo a norma” l’impianto elettrico del Palazzetto e fatto altri lavori (ma lasciando le finestre rotte e due piani senza riscaldamento!) che hanno richiesto un tempo infinito e che hanno implicato il rientro in ufficio post-covid ritardato di un anno per i dipendenti di Contabilità nazionale, restituendo la sede in condizioni pessime (bagni, microclima, pavimenti…). Sarebbe infatti colpa di Acea, o meglio di Areti, la società del gruppo che distribuisce energia, che da due/tre anni disattende le richieste pressanti (?) dell’Istat per risolvere il problema del voltaggio. Non solo. Secondo il direttore generale per garantire la distribuzione trifase l’Istat ha adottato una soluzione “temporanea” noleggiando un trasformatore. Il noleggio sarebbe recentemente scaduto e un nuovo noleggio richiederebbe altri 6 mesi per le procedure di attivazione. Nei 6 mesi precedenti, evidentemente si era certi che nel frattempo Acea avrebbe risolto?

Secondo Camisasca, il problema sarà chiuso entro fine mese, anzi forse pure prima. Ha assicurato ulteriori informative giorno per giorno. Visti i precedenti, è bene dubitare, sia sulla soluzione a fine mese, sia sulla trasparenza. 

La FLC CGIL monitorerà e - se necessario - organizzerà i lavoratori coinvolti, molto arrabbiati e abituati, almeno in parte, a lavorare in presenza per la loro attività (il codice 605, giusto e necessario, non può essere l’unica soluzione!). Non volendo accanirci, non racconteremo in modo dettagliato del fatto che una parte dei colleghi di Contabilità sono stati “autorizzati” ad usare in questi giorni le postazioni di X Space, cioè quelle del 4° piano destinate al fantomatico desk sharing, potendo toccare con mano l’inadeguatezza del progetto messo in campo dalla DCAP e dalla direzione generale.

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