Dopo più di 4 anni, l’Istat ha finalmente un disciplinare in materia di conferimento e di trattamento economico degli incarichi di missione. L’iter per arrivare a questo risultato è stato lungo ed estenuante, e ci auguriamo che rappresenti un esempio da non ripetere per risolvere altre questioni ancora aperte in istituto.
Nonostante un ennesimo confronto tra organizzazioni sindacali e amministrazione tenutosi in fase di lockdown, molte delle richieste fatte dai sindacati (riportate nella nota unitaria del 4 aprile) sono rimaste inevase.
Ci sono provvedimenti migliorativi, che abbiamo riconosciuto, rispetto alla vecchia disciplina, ma tra i nodi principali rimasti a questo punto “definitivamente” inevasi rimangono il problema del riconoscimento del tempo di viaggio come tempo di lavoro, che crea problemi principalmente per le attività ordinarie degli uffici territoriali e per le missioni che iniziano e finiscono a ridosso del fine settimana, e la distinzione anacronistica tra personale I-III e IV-VIII ai fini del rimborso dei pasti.
Anche per quanto riguarda il problema dei tempi di liquidazione della missione, poco è stato fatto. Chissà se le attività del “gruppo di lavoro interdipartimentale avente il compito di provvedere alla completa realizzazione del processo di digitalizzazione degli incarichi e delle parcelle di missione tramite BOL e di predisporre un manuale ad uso degli incaricati” (costituito con delibera DOP/581/2020 dell’11 Giugno 2020) porteranno miglioramenti in tal senso e in tempi utili. Rileviamo che ancora una volta nel gruppo di lavoro non figura nessuno tra i dipendenti che abitualmente vanno in missione, in primis i colleghi degli uffici territoriali.
Di seguito un elenco delle proposte sindacali di aprile, con l’esito nel disciplinare “finale”: