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Il gioco dell’oca delle missioni all'ISTAT: alcuni consigli per arrivare alla casella del rimborso

Le FAQ sulle missioni pubblicate dall’Amministrazione generano l’impressione di trovarsi di fronte a un gioco dell’oca il cui probabile risultato è la perdita di denaro dei dipendenti ai quali è richiesto andare in missione.

15/03/2013
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Lo scorso novembre, l'ordine di servizio 127/2012 dell'ISTAT sulle missioni aveva suscitato il malcontento e la protesta di molti colleghi, soprattutto dalle sedi regionali. 

A distanza di mesi, mentre mancano le risposte ai quesiti sollevati dalla FLC CGIL e dal personale su numerosi aspetti non chiari, come orari, trasporti e diaria, l'Istat ha emanato un comunicato e predisposto una serie di "FAQ" sulla Intranet, che riguardano solamente il rimborso dei pasti, peraltro annunciando di aver accolto "alcune delle proposte di semplificazione e di miglioramento", anche delle organizzazioni sindacali. Quali siano questi suggerimenti accolti a noi non è noto.

Pur apprezzando lo sforzo chiarificatore anche se solo sui pasti e i relativi rimborsi, sono ancora molti i cavilli che appaiono semplici ostacoli ai lavoratori in missione e che dovrebbero instillare in loro il semplice intendimento di non rendersi più disponibili ad andare in missione.

Riassumiamo i punti più controversi:

Orari dei pranzi e delle cene: l’orario della cena è fissato dopo le 19:00. Pertanto il dipendente che debba partire intorno alle 19:00 non ha diritto alla consumazione della cena, pur arrivando presso la propria abitazione soltanto alcune ore dopo. Potrebbe convenire pertanto richiedere un pernottamento aggiuntivo, in modo da poter cenare comodamente negli orari suggeriti dall’amministrazione. Più difficile la soluzione per il pranzo fuori dagli orari "consentiti" (12-15). Se una riunione dovesse durare oltre le 14.30, il consiglio è quello di cercare di ottenere una ricevuta senza orario.

Scontrino parlante: per fortuna fanno eccezione gli aeroporti e le stazioni, altrimenti il dipendente dovrà richiedere che sulla ricevuta sia indicato il nominativo del beneficiario. L’utilità di questo punto è davvero oscura, se si considera che i documenti originali vanno allegati alla parcella di missione e che pertanto non esiste il rischio di presentare lo stesso documento più volte. Resta invece il problema degli esercizi non attrezzati a produrlo (non sono tenuti per legge a farlo!), che sono la gran parte, e il carico che viene imposto ai dipendenti per dover pretendere da un esercente qualcosa che non è tenuto a produrre. Ma forse chi pensa queste regole non va in missione.

Deviazioni sul percorso: i dipendenti autorizzati all’uso del mezzo proprio non possono scegliere il luogo dove mangiare se non all’interno del percorso più breve per recarsi in missione. Quindi se il percorso più breve sarà sprovvisto di esercizi di ristorazione il dipendente avrà una buona occasione per mettersi a dieta.

Scontrini parlanti all’estero: per fortuna è sufficiente chiedere allo stupito gestore del ristorante (che in genere non emette ricevuta fiscale quando questa non è prevista dall’ordinamento nazionale) di apporre il nominativo del “beneficiario” (e codice fiscale) sullo scontrino, anche senza timbri. Anche qui non si capisce a cosa serva la richiesta, visto che nella parcella viene consegnato il documento originale… Avvertenza: se con i colleghi europei si decide di pagare “alla romana” è necessario fare attenzione che lo scontrino personalizzato che riporta quanto consumato personalmente non sia inferiore a quanto risulterà dalla divisione con gli altri…

Parcella di missione: “Al fine di consentire un più completo controllo delle bolle emesse dall’Agenzia ed accelerare di conseguenza la procedura di liquidazione della parcelle, il modulo di parcella di missione dovrà pervenire all’ufficio competente entro e non oltre quindici giorni dalla conclusione della missione, compilato in ogni sua parte e completo della documentazione di rito; …”. Viene da chiedersi perché venga pretesa una tale solerzia e precisione, considerato che poi le spese vengono rimborsate mesi e mesi dopo senza alcuna giustificazione e che nessun chiarimento sulle voci rimborsate o no, né tantomeno a quale missione si riferisca il rimborso viene fornito dall’Amministrazione.

Ironia a parte, continuiamo a ritenere che una tale regolamentazione determini soprattutto lo scoraggiamento dei dipendenti, che si recano, è bene ricordarlo ancora una volta, in missione per motivi di servizio.

Per questo gioco assurdo continua a rimanere valido il nostro suggerimento: meglio non giocare finché le regole saranno unilaterali e finalizzate al danno del dipendente. 

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